Winston Churchill e l'Europa raccontati da Carlo Gabardini
Di Veronica Adriani.Carlo Gabardini e il "suo" Churchill: come lo statista britannico può aiutarci a capire l'Europa. Il nuovo libro edito da Rizzoli
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WINSTON CHURCHILL, LIBRO

Carlo Gabardini ha scritto Churchill, il vizio della democrazia, pensando a una domanda molto semplice: ha ancora senso credere nella politica? La risposta è sì, se si intende la politica come qualcosa che appartiene a tutti, e la democrazia come una conquista - anche se imperfetta - arrivata dopo anni di guerre e dittature.
"Churchill diceva che due guerre mondiali e milioni di morti assicurano una manciata d’anni di desiderio di unione, dopodiché ognuno sarebbe tornato a pensare a sé stesso. È un po' quello che sta accadendo" racconta Gabardini. Ed è proprio in questo momento che c'è più bisogno di ritrovare il senso di Stati Uniti d'Europa, come li definì lo stesso Churchill nel 1930: "Dobbiamo recuperare la fierezza di essere europei" continua Gabardini "che forse si è persa proprio anche a causa dell'Europa unita. L’europa va unita dal punto di vista culturale, perché siamo più simili che dissimili".
WINSTON CHURCHILL, BIOGRAFIA
Ma perché proprio un libro su Churchill? Gabardini lo motiva così: "Churchill è la prima persona che mi ha spiegato in modo molto semplice una cosa che credo non si dica quasi mai, ovvero che l’Europa nasce come progetto di pace, per evitare la terza guerra mondiale". E continua: "Se ci ricordassimo questa cosa più spesso, saremmo più indulgenti e comprensivi con quello che accade a Bruxelles".
Ma c'è un altro motivo, un po' più prosaico: "Churchill spiega molto chiaramente l’importanza della politica. Io credo che sia molto pericoloso svilire la politica: se uno dice che tutta la politica fa schifo, è un errore. La politica non è buona o cattiva, è indispensabile. Senza, non si va da nessuna parte".
Le sfide da affrontare e vincere per Gabardini oggi sono quelle della disuguaglianza, dell'accoglienza.
CARLO GABARDINI, CHURCHILL
Per l'autore di Churchill ci sono tre concetti dai quali si dovrebbe partire per cambiare davvero il mondo: "Il primo concetto è un numero, 7 miliardi. Se ci ricordiamo che siamo in 7 miliardi in questo mondo, capiamo che dobbiamo trovare il modo per vivere bene e capire come fare. Il secondo è il concetto di disuguaglianza: quando si vede che l’1% della popolazione possiede il 70% delle risorse, è evidente a chiunque che c’è un problema da affrontare e risolvere. Il terzo è relativo ai limiti: perché ognuno ha dei limiti, ma questi sono una ricchezza. Noi pensiamo siano un problema ma conoscerli e superarli è il gioco della vita".
Ascolta su Spreaker.Per Gabardini il rischio più grande per i giovani è quello di credere "che nulla possa cambiare e che tutto sia immutabile. Questo è un errore", dice. Inoltre allo stato attuale è molto difficile trovare uno statista che abbia lo stesso spessore di Churchill: "Lui disse Non fui io il coraggioso: io fui quello che fece scoprire coraggiosi tutti gli altri, ed è vero. Non c’è nessuno come Churchill oggi, non dalla mia età in su" continua Gabardini. "Credo che oggi si debba andare a cercare fra i quattodicenni, quindicenni, sedicenni: sono quelli che spero portino avanti un pensiero di motivazione e coraggio, da infondere".