Volodymyr Zelensky: biografia e storia del presidente dell'Ucraina
Indice
- Chi è Volodymyr Zelensky?
- L’eredità storica dell’Ucraina
- Le origini ebraiche di Volodymyr Zelensky
- Zelensky ed il gruppo Kvartal 95
- La primavera russa
- Sluga Naroda e le sue ombre
- Zelensky scende in campo
- Debuttanti assoluti
- Tutto da imparare
- Le riforme di Zelensky
- Lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina: l’invasione del 24 febbraio 2022
- L’Ucraina di Zelensky verso l’Europa
- Concetti chiave
1Chi è Volodymyr Zelensky?
Ucraino russofono di origini ebraiche, lavora per anni in televisione come attore e autore di sketch comici. Dopo il successo della serie televisiva che lo vede nei panni di un professore diventato per caso presidente del paese, dà vita a questa realtà candidandosi e vincendo le elezioni ucraine del 2019.
2L’eredità storica dell’Ucraina
Ai tempi dell’URSS, la costituzione sovietica descrive l’insieme dei suoi componenti come uno stato federale multinazionale, al quale le nazioni hanno aderito liberamente conservando il diritto di secessione.
L’Ucraina, che è da sempre uno stato culturalmente sospeso tra la realtà europea e quella sovietica, esercita questo diritto nel dicembre 1991, quando il 90% degli elettori si esprime per l'indipendenza , ma la storia di questo paese è costellata da eventi eccezionali in molti sensi.
La popolazione ucraina discende dai cosacchi, gruppo di contadini e guerrieri mercenari che, per sfuggire alle imposizioni dei proprietari terrieri polacchi, crearono un’organizzazione politica paritaria con una delle prime costituzioni democratiche d’Europa, venendo sottomessi solo nel 1775 da Caterina II.
Ma in Ucraina è anche accaduto l’Holodomor, l’enorme carestia provocata da Stalin nel 1932-1933 per fiaccare la volontà popolare locale e per finalizzare l'industrializzazione dell’area.
- Tutto Storia: schemi riassuntivi e quadri di approfondimento
Per conoscere e ricordare i concetti, gli eventi e i principali avvenimenti della storia dalle origini a oggi.
La storia più recente del paese resta invece segnata dalla confusione post regime sovietico e dalle continue intromissioni russe (dirette e indirette) nella politica nazionale:
- la Rivoluzione arancione del 21 novembre 2004, un movimento di protesta sorto in seguito alle elezioni presidenziali, quando Juscenko denuncia brogli elettorali da parte di Janukovyč, il candidato filorusso;
- il veto della Germania all’ingresso di Ucraina e Georgia nella Nato nel 2008, per non turbare i rapporti con la Russia, sua principale fornitrice di gas;
- la Rivoluzione della dignità o Rivoluzione di Majdan nel febbraio 2014, quando viene messo in fuga il presidente filorusso Viktor Janukovyč, che nel 2013 ha fatto gli interessi del Cremlino, rinunciando a firmare un patto tra Ucraina e UE.
3Le origini ebraiche di Volodymyr Zelensky
Vladimir o Vova Zelensky nasce nel 1978 a Kryvyi Rih nella regione di Kryvbas.
La sua famiglia ha un appartamento nel Kvartal 95, un agglomerato di enormi condomini-formicaio frutto dell’architettura brutalista, all’interno della città più lunga d’Europa: 73 chilometri di lunghezza lungo il tracciato dei pozzi minerari di uno dei più grandi giacimenti ferrosi del mondo.
I quartieri dormitorio sono circa 200, tutti ricostruiti negli anni ‘50 dopo le distruzioni belliche; le popolazioni si spostano dalla campagna in città per lavorare nell’industria siderurgica abbandonando il lavoro nei campi, sempre più inquinati, e contemporaneamente abbandonando l’ucraino per il russo.
Figlio unico di Oleksandr, direttore del dipartimento di economia e tecnologia dell’università statale della città, e di Rimma, ingegnera, Vladimir è figlio unico di una famiglia benestante e di origine ebraica, anche se non praticante, in una società ancora segnata da un diffuso antisemitismo, retaggio del regime sovietico: l’ebraismo è una civiltà oltre che una religione, con tutto un insieme di valori che impediva la tabula rasa culturale necessaria per sviluppare l’attaccamento al comunismo.
Per seguire il lavoro del padre, Vova vive 4 anni in Mongolia a Erdenet, dove inizia le elementari, tornato poi in Ucraina, cresce e compie gli studi brillantemente, coltivando anche altre passioni come lo sport e la musica.
Questi hobby lo terranno lontano dalla strada quando, a metà degli anni ‘80 con il brusco calo dell’attività industriale e una disoccupazione dilagante, Kryvyi Rih diventa una delle città più violente dello Stato, con una faida tra gang conosciuta come La guerra dei corridori, condotta da ragazzini minorenni non imputabili e che costa ben 28 morti e 2000 feriti in pochi anni.
4Zelensky ed il gruppo Kvartal 95
Alle superiori Zelenskij e i suoi amici si dedicano alla musica e al teatro, fondando un gruppo chiamato Kvartal 95 che si esibisce in varie competizioni.
Preso il diploma e per far contenti i suoi, molto preoccupati delle sue inclinazioni artistiche, si iscrive alla facoltà di legge nell'università dove lavora il padre.
Dall’ateneo i gruppi migliori concorrono al KVN, un gioco televisivo per giovani talenti basato su sketch comici; il programma nasce nel 1961 come diversivo culturale per i cittadini sovietici e, dopo una breve sospensione dal 1971 al 1985, torna a essere seguitissimo in tutti i paesi della ex federazione anche dopo il disfacimento dell’URSS.
La squadra di Zelensky vince l’edizione 1997, poi cambia nome in Kvartal 95 partecipando alle edizioni successive fino ad arrivare alla semifinale nel 2002; lui è già un mattatore, un vulcano di idee e spicca anche sui compagni di squadra, ma quando gli viene proposto di continuare esibendosi come solista rifiuta di abbandonare gli amici e lascia la competizione.
Consegue la laurea in legge ma dopo i due mesi di praticantato si dedica solo alla recitazione.
Nel 2003 il gruppo Kvartal 95 si trasferisce a Kiev e fonda una casa di produzione per lavorare in televisione; negli anni conoscono un successo sempre più vasto che travalica i confini nazionali (si esibiscono in russo).
Nel delicato periodo dopo l’indipendenza, si cerca di consolidare l’unità nazionale incentivando l’uso dell’ucraino nei media e gli sketch del gruppo iniziano a essere percepiti come un po’ troppo volgari e legati alla cultura sovietica e russa, anche se le frecciate contro il Cremlino e lo stesso Putin sono numerose.
5La primavera russa
Il 2014 è un anno difficile per il paese:
- scoppia una rivolta popolare conosciuta come Euromaidan o Seconda Rivoluzione ucraina in febbraio che porta alla deposizione del presidente filorusso;
- con la rivoluzione scoppiano disordini nell'area sud-orientale del paese, dove vi sono molte forze separatiste e la Russia procede illegalmente all’annessione della Crimea con l’invio degli “omini verdi”, dei soldati russi senza insegne riconoscibili;
- i disordini vengono sobillati fino a innescare la guerra separatista del Donbass, per ottenere il controllo delle città russofone dell’Est, nella regione mineraria e siderurgica del paese, una guerra a bassa intensità ma con numerose vittime: 14.000 morti in 8 anni).
La distruzione dei già precari rapporti con Mosca, costringe molti professionisti a tagliare i rapporti con il mercato russo; anche il gruppo di Zelensky deve segnare il distacco dall’invasore e rivede i contenuti dei propri spettacoli, oltre a donare un milione di grivnie all’esercito ucraino.
Uno dei pochi risultati positivi è che ora in Ucraina è consentita un’enorme libertà di espressione, e i suoi cittadini guardano senza farsi più problemi al modello politico e sociale europeo; anche la casa di produzione Kvartal 95 abbozza un progetto su una serie televisiva innovativa.
6Sluga Naroda e le sue ombre
Nel 2015 esce in televisione la serie Sluga Naroda, una serie comica con protagonista Vasilij Goloborodko, un professore di storia che viene segretamente ripreso da uno studente mentre sbraita contro le elezioni, lamentandosi della classe politica e denunciando la corruzione diffusa, e che grazie alla viralità ottenuta dal video su Youtube diventa il nuovo presidente del paese.
Dato che si tratta di una produzione privata il cast recita in russo, anche per vendere il prodotto anche su quel mercato nonostante i recenti avvenimenti; ci sono pochi riferimenti temporali per lasciare spazio alle gag, i personaggi sono caratteristici della società ucraina, volutamente poco definiti per esaltare per contrasto la rabbia e i desideri del protagonista.
Il successo è clamoroso, anche se si tratta di un prodotto poco più che discreto; il colpo di genio sta nel trattare un tema di enorme attualità mettendo in ridicolo le magagne della classe politica degli ultimi decenni.
Ma c’è comunque un’ombra: la serie va in onda su 1 + 1 che un canale di proprietà dell'oligarca ucraino Igor Kolomoisky. Kolomoisky si è arricchito negli anni ‘90 grazie alle collaborazioni con la malavita e dopo aver collocato suoi uomini in parlamento, riesce a controllare alcune grandi società petrolifere e ad acquisire la più importante banca del paese.
Diventato governatore crea il battaglione Dnipro-1, una specie di milizia privata che nella regione di Dnipropetrovsk elimina le compagini filorusse con metodi violenti.
Nel 2016 viene rimosso dall’incarico di governatore e perde la Privatbank che viene nazionalizzata, ma l’oligarca sottrae un terzo dei depositi dalle casse (risparmi dei contribuenti che lo stato sarà poi costretto a risarcire) e fugge all’estero mantenendo il controllo dell’emittente televisiva. In molti vedono il suo finanziamento alla serie comica un modo per denigrare il presidente attualmente in carica, Poroshenko, suo rivale e oligarca a sua volta.
7Zelensky scende in campo
Nel 2016 da persone molto vicine alla società Kvartal 95 viene registrato un partito con il nome Partito del cambiamento decisivo, ma nessuno rilascia dichiarazioni in merito; nel 2017 il nome viene mutato in un palese Servitore del popolo, omonimo della serie televisiva, segno che sta maturando il progetto su una futura candidatura.
Nel frattempo i rapporti tra Ucraina e Russia diventano ancora più tesi:
- nel 2017 viene soppresso l’obbligo del visto nello spazio di Schengen e gli ucraini sono liberi di viaggiare in tutta Europa per studiare e lavorare, senza doversi più limitare ai soli stati dell’ex URSS;
- nel 2018 nasce la chiesa ortodossa ucraina unificata, che viene riconosciuta dal patriarca ecumenico di Costantinopoli e si separa così dal Patriarcato di Mosca.
Sul canale 1+1 (in piena campagna elettorale) l’ultimo dell’anno 2018 compare Zelensky con un messaggio tra il serio e il comico, al posto del tradizionale messaggio del presidente; un’esibizione ai limiti del legale che comunque porta risultati: nei sondaggi popolari, si piazza terzo, dopo il presidente uscente Poroshenko e l’ex prima ministra Julija Tymoshenko.
A gennaio 2019 c’è finalmente l’annuncio ufficiale della scesa in campagna senza però una vera e propria campagna elettorale:
- continua a lavorare come attore, facendo comparsate in tv senza mai parlare di elezioni e rifiutando le interviste della stampa;
- escono brevi video su Instagram con le sue idee (tutto sommato banali) su come far funzionare l’Ucraina;
- chiede ai suoi follower di elencare i 5 problemi principali del paese per permettergli di trovare le soluzioni;
- un’altra mossa ai limiti della legalità è l’uscita della terza stagione della serie, proprio a ridosso del voto.
8Debuttanti assoluti
I suoi proclami sono “Sono quindici anni che produco messaggi, mi considero un professionista e posso farlo anche a livello dello Stato”, oppure “Né promesse, né scuse”. Poca sostanza insomma, ma per la sua squadra (che è formata principalmente da comunicatori professionisti), questa reticenza serve a sottolineare il distacco della vecchia politica, per i critici si tratta di un’ideologia debole da plasmare sulla volontà popolare e che serve forse a nascondere il vuoto di contenuti.
Il 31 marzo 2019 ottiene il 30% al primo turno, nel confronto pubblico con Poroshenko vince su tutti i fronti conducendo l’incontro a suon di battute. Il 21 aprile vince con il 73% dei voti, è il nuovo presidente dell’Ucraina.
Il 20 maggio nel suo discorso di investitura sottolinea quelli che saranno i punti cardine del suo governo:
- l’Europa,
- combattere la povertà,
- la pace nel Donbass.
L’ideologia del suo partito assume finalmente una forma più definita, improntata al libertarismo:
- guidare la semplificazione fiscale,
- riorganizzare la giustizia per combattere la corruzione presente in tutti i livelli e, a tale scopo,
- organizzare la totale digitalizzazione amministrativa in modo da avere “Il paese in uno smartphone” e bypassare tutti i funzionari corrotti,
- investire nelle grandi infrastrutture per la ripartenza del paese.
Tre quarti dei deputati del nuovo governo sono eletti per la prima volta in vita loro e molti sono completamente digiuni di politica, come il loro presidente del resto, che dall’elezione gira molto meno video per Instagram e pubblica solo sul sito ufficiale del governo condividendo poi sui social istituzionali.
9Tutto da imparare
L’incarico è ovviamente molto più complesso di quanto Zelensky e i suoi potessero pensare. La prima nomina del capo dell’ufficio presidenziale è Andrij Bohdan, avvocato aziendale dell’oligarca Kolomoisky, che torna a Kiev alimentando le voci secondo le quali il nuovo presidente è solo una sua pedina. È un primo errore: viene creata una petizione popolare perché Bohdan venga rimosso.
In un'altra occasione viene registrata la sua telefonata ossequiosa (ma deve ottenere aiuti economici per il proprio paese) al presidente statunitense Donald Trump, che incontra poi il 25 settembre negli USA. Trump cerca di obbligarlo a indagare sugli affari in Ucraina del figlio di Biden, suo avversario politico, e sospende i 400 milioni di aiuti militari. L’imbarazzo viene sciolto solo dal processo di impeachment contro Trump e a Zelensky vengono rivolte diverse critiche da tutto il mondo.
Ma la vera prova di fuoco per il neo presidente Zelensky è il 9 dicembre 2019: partecipa al vertice che si tiene all’Eliseo tra i capi di Stato di Ucraina, Russia, Francia e Germania, il tema è la guerra nel Donbass.
Deve cercare la pace ma senza scendere alle umilianti condizioni proposte dalla Russia compromettendo l’unità nazionale, ovvero la concessione dell'autonomia alle regioni di Donetsk e Luhansk, che diventerebbero così due stati fantoccio nelle mani di Putin ma in grado di influire pesantemente sulla politica ucraina. Dopo 9 ore di riunione non riesce a imporre le sue condizioni ma non cede nemmeno alle pretese del presidente russo.
10Le riforme di Zelensky
Dopo i primi balbettamenti, il presidente dimostra di avere imparato la lezione, e a parlare perfettamente l’ucraino che per lui è la seconda lingua, e nel 2020 il suo governo inizia a ingranare:
- a marzo viene approvata la riforma fondiaria per la vendita dei terreni agricoli;
- il 13 maggio il parlamento adotta (su richiesta del presidente) una legge che stabilisce che le banche in crisi non possono comunque tornare a essere private, (in sostanza una legge anti-Kolomoisky) e nella stessa giornata il Fondo Monetario Internazionale sblocca un prestito di 5 miliardi di dollari, con la certezza che i soldi non verranno incamerati dall’oligarca di turno;
- a Oleksij Reznikov viene assegnato il ministero per la Reintegrazione dei territori temporaneamente occupati.
Con il progetto de La “Grande costruzione” a metà 2021 vengono modernizzate e costruite oltre 14.000 chilometri di strade, la rete stradale ucraina non è più tra le peggiori d’Europa.
Zelensky approva un insieme di misure per rientrare in possesso della Crimea e organizza a Kiev il vertice internazionale per il 23 agosto 2021.
Il 5 novembre viene approvata la legge anti-oligarchi, che prevede un registro dei nomi di privati facoltosi che possiedono la maggior parte della propria ricchezza in settori specifici.
Gli oligarchi iniziano a vendere alcune aziende per non venire segnalati, ma è comunque una legge troppa vaga per essere veramente efficace, una mossa maldestra per soddisfare una promessa elettorale o per manipolare gli oligarchi che vogliano collaborare con il governo piegandosi e finanziando le iniziative statali.
11Lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina: l’invasione del 24 febbraio 2022
La Russia non tollera più la presenza sui suoi confini di un paese ex federato, che si avvicina ai governi di stampo occidentale con il rischio di trasmettere idee contrastanti con il suo modello autocratico.
I servizi segreti americani lanciano segnali d’allarme e diffondono tramite la stampa le informazioni in loro possesso, tra le altre quella che riferisce di un’imminente invasione dell'Ucraina, notizia che immobilizza temporaneamente la lenta ripresa economica.
Il 22 gennaio 2022 arriva un ultimatum dalla Russia, nel quale si chiede che l’Ucraina dichiari di non fare mai domanda alla Nato e il ritiro delle truppe Nato dall’Est Europa; in risposta Zelenskij firma il 2 febbraio un decreto che sospende per 5 anni le trasmissioni in territorio ucraino di tre emittenti televisive filorusse, che fanno circolare la propaganda del Cremlino.
All’alba del 24 febbraio 2022, dopo uno sproloquio sulla necessità di compiere un’operazione militare speciale per denazificare l’Ucraina o “piccola Russia”, dimostrando così di assimilare il nazionalismo ucraino al nazismo e agli estremismi in generale, il presidente Putin dà l’ordine all'esercito di iniziare il progetto di Novorossija (Nuova Russia ) cioè annettere i territori russofoni riconoscendo l'indipendenza delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk.
Inizia l 'invasione dell’Ucraina con i bombardamenti delle prime città; la sera stessa Zelensky dichiara di aver nuovamente chiesto ai paesi europei di far entrare l’Ucraina nella Nato e ancora nessuno gli ha risposto.
Nel primo giorno di guerra la metà degli abitanti di Kiev lascia la città, sono quasi 2 milioni di persone.
12L’Ucraina di Zelensky verso l’Europa
Il 25 febbraio i russi diffondono voci sulla fuga del governo ucraino, ma Zelensky li smentisce: esce per strada con tutti i membri del suo governo in tenuta militare e si riprende con uno smartphone incitando la popolazione. Nell'organizzare la risposta militare, affida a civili il ministero della Difesa per non rischiare di coinvolgere ufficiali corrotti.
Il 31 marzo fa partire la richiesta ufficiale di adesione all’UE e il 4 aprile si reca a Buča, dove sono stati giustiziati almeno 400 civili; gira un video invitando Merkel e Macron a prendere atto delle conseguenze del mancato ingresso dell’Ucraina nella Nato e degli ostacoli posti all’armamento del paese.
I paesi occidentali iniziano l’invio di rifornimenti di armi per l’Ucraina e stabiliscono sanzioni per la Russia, che gioca la carta della fornitura di gas per mantenere la liquidità necessaria per il conflitto.
A un certo punto sembra che la Russia rinunci al suo obiettivo primario, la conquista di Kiev e l’eliminazione del presidente, che intanto rilascia interviste sui social media e dichiarazioni ufficiali in collegamento con i governi di altri paesi, ai quali sollecita una presa di posizione dichiarando che a essere sotto attacco sono i valori della democrazia, mentre per il suo popolo gira video messaggi quotidiani, anche ripresi in modalità selfie.
Il 9 aprile la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si reca a Kiev, dove consegna a Zelenskij il modulo per la candidatura dell’Ucraina; il 13 luglio 2022 l’Ucraina entra ufficialmente a far parte della Nato.