Voi che per li occhi mi passaste 'l core: parafrasi e analisi del testo

Voi che per li occhi mi passaste 'l core di Guido Cavalcanti: parafrasi e analisi del testo del sonetto

Voi che per li occhi mi passaste 'l core: parafrasi e analisi del testo
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Voi che per li occhi mi passaste 'l core

Voi che per li occhi mi passaste 'l core: parafrasi e analisi del testo
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Voi che per li occhi mi passaste 'l core è un sonetto di Guido Cavalcanti, poeta associato tradizionalmente allo Stilnovismo.

vediamo ora di seguito come fare la parafrasi e l'analisi del testo di questa poesia.

Voi che per li occhi mi passaste 'l core: parafrasi

Voi che, servendovi degli sguardi, mi trafiggeste il cuore e risvegliaste la mia mente che era tranquilla, guardate la mia vita angosciata, che l’amore distrugge a forza di sospiri. L’amore arriva impetuoso con così grande forza, ché gli spiriti vitali vanno via: resta solo l’aspetto (del viso) in suo potere e poca voce, (una voce fioca), che esprime dolore.

Questa forza d’amore che mi ha distrutto è partita veloce dai vostri nobili occhi: una freccia mi è entrata dentro il fianco. Lo scoccare dell’arco fu così forte, che la mia anima si risvegliò tremando, poiché percepiva morto il cuore nel fianco sinistro.

Voi che per li occhi mi passaste 'l core: analisi del testo

I termini e le metafore che rinviano al linguaggio militare sono: “tagliando, valore, segnoria, dardo, mi gittò, colpo, si riscosse, morto, lato manco”.

Dal punto di vista fonico il sonetto presenta molti suoni duri e aspri, in parole che hanno consonanti dure o gruppi di queste (destaste, spiriti, dormia, presta, dardo, fianco, colpo, morto, cor, manco) e in parole che hanno le doppie consonanti (passaste, distrugge, deboletti, disfatto, mosse, gittò, ritto, tratto, riscosse, veggendo). Soprattutto i verbi presentano doppie dal suono aspro e duro per enfatizzare le azioni metaforiche del campo semantico usato dall’autore.

Il sonetto ha una struttura e una narrazione che si ripete in modo quasi simmetrico tra le quartine e le terzine. Nella prima quartina s’inizia dagli effetti devastanti degli sguardi nei confronti dell’amante per poi passare, nella seconda, a una metaforica frase consecutiva e ad una breve descrizione del viso addolorato. Nelle terzine l’incipit è basato sempre sugli occhi da cui parte l’amore, con una forte metafora nell’ultimo verso della prima; nella seconda terzina è ugualmente presente una consecutiva riguardante la stessa anima colpita e la parola “morto” si collega direttamente al “dolore” dell’ultima quartina.

La vicenda del sonetto è ambientata in uno spazio di introspezione psicologica poiché non sono presenti indicazioni di luoghi e spazi, bensì c’è un ampio uso di metafore per universalizzare le caratteristiche dell’innamoramento.

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