L'ora di religione è una materia come le altre
Il Vaticano, con una lettera dello scorso maggio (diffusa solo oggi) della Congregazione per l'educazione cattolica ai Presidenti delle Conferenze episcopali, chiede che "l'ora di religione abbia lo status di materia scolastica" come tutte le altre materie e ribadisce la differenza tra ora di religione e catechismo
Dopo le
polemiche delle ultime settimane sull'ora di religione a scuola e sul
ruolo da dare a questa materia nell'ambito degli scrutini di fine anno,
il Vaticano ora chiede che "l'ora di religione abbia lo status
di materia scolastica" come tutte le altre materie. In
realtà l'appello del Vaticano risale allo scorso 5 maggio,
ma la lettera della Congregazione per l'educazione cattolica
ai Presidenti delle Conferenze episcopali è
stata diffusa soltanto adesso. Per la Santa Sede, come si legge nella
lettera, "La specificità di quest'insegnamento non
fa
venir meno la sua natura propria di disciplina scolastica; al
contrario, il mantenimento di quello status è una
condizione
d'efficacia: è necessario, perciò, che
l'insegnamento religioso
scolastico appaia come disciplina scolastica, con la stessa esigenza di
sistematicità e rigore che hanno le altre discipline".
L'ora di religione "deve presentare il messaggio e l'evento
cristiano con la stessa serietà e
profondità con cui le altre
discipline presentano i loro saperi. Accanto a queste,
tuttavia, esso
non si colloca come cosa accessoria, ma in un necessario dialogo
interdisciplinare". Nella lettera si fa tuttavia una distinzione
tra ora di religione a scuola e catechismo in chiesa,
invitando a non confondere le due cose: "l'insegnamento della
religione è differente e complementare alla catechesi, in
quanto è
insegnamento scolastico che non richiede l'adesione di fede,
ma
trasmette le conoscenze sull'identità del cristianesimo e
della vita
cristiana. Inoltre, esso arricchisce la Chiesa e l'umanità
di
laboratori di cultura e umanità".
Riguardo alla possibilità, auspicata da molti studenti, che
l'ora di religione diventi un ora delle religioni e che quindi non sia
basata soltanto sull'insegnamento cristiano, ma diventi una forma di
conoscenza sulle varie religioni, la Santa Sede dichiara che non
si deve arrivare ad "un insegnamento multiconfessionale", ma
al contrario si deve "mantenere la specificità": "In alcuni
Paesi sono state introdotte nuove regolamentazioni civili, che
tendono a un insegnamento del fatto religioso di natura
multiconfessionale o di etica e cultura religiosa, anche in contrasto
con le scelte e l’indirizzo educativo che i genitori e la
Chiesa intendono dare alla formazione delle nuove generazioni. Spetta
alla Chiesa stabilire i contenuti autentici dell'insegnamento della
religione cattolica nella scuola, che garantisce, di fronte
ai genitori e agli stessi alunni l’autenticità
dell’insegnamento che si trasmette come cattolico. Se
l'insegnamento della religione fosse limitato ad un'esposizione delle
diverse religioni, in un modo comparativo e neutro, si potrebbe creare
confusione o generare relativismo o indifferentismo religioso".
Nella lettera si ricorda anche l'insegnamento
di Giovanni Paolo II, per il quale "hanno diritto
all'insegnamento della religione cattolica le famiglie dei
credenti, le quali debbono avere la garanzia che la scuola
pubblica - proprio perché aperta a tutti - non
solo non ponga in pericolo la fede dei loro figli, ma anzi completi,
con adeguato insegnamento religioso, la loro formazione integrale";
ed il Concilio Vaticano II, durante il quale si era stabilito che "I
diritti dei genitori sono violati se i figli sono costretti a
frequentare lezioni scolastiche che non corrispondono alla persuasione
religiosa dei genitori o se viene loro imposta un'unica forma di
educazione dalla quale sia completamente esclusa la formazione
religiosa".
Immediata la replica della Rete degli Studenti medi,
che ribadisce: "La nostra posizione è da sempre
contraria all’ora di religione, un residuo anacronistico che
trova corrispondenti solo nei regimi teocratici. Di recente
il TAR del Lazio ha chiesto il ridimensionamento in termini di peso
nella valutazione e nell’attribuzione del credito scolastico
dell’IRC, in quanto l’attuale sistema di conteggio
dei crediti discrimina chi non si avvale dell’ora di
religione. La Gelmini ha sempre difeso l’ora di religione, e
si è opposta alla sentenza del TAR del Lazio attraverso
l’approvazione del nuovo regolamento sulla valutazione il 22
agosto scorso. Ora il richiamo della Santa Sede sembra suonare come la richiesta
di un segnale di pace dopo i recenti scontri che
hanno avuto come protagonisti il premier e esponenti del mondo
cattolico e delle gerarchie ecclesiastiche. Temiamo che
l’interesse della Sante Sede sia preservare, in tempo di
tagli, i 20.000 insegnanti di IRC scelti dai vescovi e pagati
dal ministero dell’Istruzione. Anche questa volta ci
troveremo a difendere la laicità della scuola e
l’interesse generale degli studenti".