URSS.: significato, storia e protagonisti dei 15 Stati che componevano l’Unione Sovietica
Scopriamo la storia dell'URSS, dal significato della sigla agli eventi cardine dell'ex impero degli zar: com'è nato e perché è finito
Indice
URSS: significato, storia e protagonisti dei 15 Stati che componevano l’Unione Sovietica
Le nuove generazioni faticano a pensare a una suddivisione degli Stati radicalmente differente da quella vigente oggi. Per questo motivo alcuni tendono a far coincidere URSS e Russia, il che è profondamente sbagliato.
Di seguito proponiamo un riassunto della storia dell’Unione Sovietica, andando a porre in evidenza gli eventi cruciali del secolo scorso, fondamentali per comprendere realmente la situazione geopolitica attuale.
Nascita dell’URSS
La prima domanda da porsi è cosa voglia dire URSS e la risposta è Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Il tutto abbreviato con Unione Sovietica. È così che viene citata e ricordata una delle più grandi potenze del XX secolo.
Una storia nata nel 1922 e conclusasi nel 1991. Un Paese dalle dimensioni enormi, multietnico, che pose differenti popolazioni le une al fianco delle altre. È cruciale sottolineare questo aspetto, dal momento che, come detto, si tende erroneamente a far coincidere URSS e Russia (anche se, a dire il vero, i tre quarti erano composti proprio da territori russi, ndr).
La data ufficiale di fondazione è il 30 dicembre 1922 ma le origini affondano le radici nella Rivoluzione d’ottobre del 1917. Al tempo i bolscevichi di Lenin avevano ottenuto il potere in Russia, sostituendosi a quel governo provvisorio che era stato posto in sostituzione dell’impero zarista. Ciò fu frutto di un’altra rivoluzione, il che evidenzia il clima politico del tempo.
Il merito dell’enorme espansione dell’impero russo fu proprio degli zar, in grado di annettere territori molto diversi tra loro, come ad esempio la Siberia, scarsamente popolata, annettendo anche aree dell’Europa e dell’Asia centrale.
La guerra civile scatenata dai bolscevichi li vide trionfare nel 1922, anno in cui venne fondato da loro uno stato federale. Ciò si traduce nella concessione di uno status di repubbliche semiautonome per tutte le singole nazionalità che componevano l’impero. Qualcosa che suona liberale sulla carta ma che nei fatti si traduceva in ben poca autonomia.
L’URSS fu il primo Paese al mondo a introdurre in maniera ufficiale un’economia di stampo socialista. Tale sistema era previsto in tutte le nazioni annesse. In pratica ciò si traduceva nel possesso da parte dello Stato della maggior parte dei mezzi di produzione, come ad esempio le fabbriche.
Tutto era riconducibile a un potere centrale, amministrato sulla carta attraverso dei soviet nei vari territori, ovvero dei consigli di operai e contadini. Ecco perché Unione Sovietica.
I Paesi dell’URSS
Per la maggior parte della sua storia, l’URSS fu composta da un totale di 15 Paesi. La quasi totalità del territorio era russa, in realtà, pari a circa il 76% del totale. La Repubblica Russa si estendeva dall’Europa orientale alla costa asiatica del Pacifico. E il resto? Nel Caucaso presenti Armenia, Georgia e Azerbaijan, in Asia Centrale il Kazakistan, il Turkmenistan, l’Uzbekistan, il Tajikistan e il Kirghizistan. Passando invece all’Europa orientale, spazio a Ucraina, Moldavia e Bielorussia. Nel 1940, infine, si aggiunsero al novero tre repubbliche del Mar Baltico, Estonia, Lettonia e Lituania.
Per comprendere l’imponenza dell’URSS basti pensare come si estendesse per oltre 22 milioni di chilometri quadrati. Di fatto lo Stato più grande del pianeta. Non c’è da stupirsi, dunque, se sia stato il principale avversario degli Stati Uniti durante la Guerra Fredda.
Negli anni Ottanta la popolazione raggiunse quasi quota 300 milioni abitanti, quasi totalmente concentrati nella parte europea. Il potere era concentrato nelle mani del PCUS, ovvero il Partito Comunista dell’Unione Sovietica, il cui segretario era di fatto il capo dello Stato, con residenza al Cremlino, palazzo del potere ieri come oggi.
Gli anni di Stalin
La morte di Lenin avvenne nel 1924 e in seguito ci fu una dura lotta per la successione al potere. Fu il georgiano Josif Stalin ad avere la meglio, restando alla guida del Partito Comunista fino alla sua morte, nel 1953. Sotto la sua guida venne attuato uno stile politico particolarmente repressivo.
Una nuova fase terrificante per l’Unione Sovietica, dove nessuno degli oppositori di Stalin era al sicuro. Innumerevoli le esecuzioni e milioni di persone vennero spedite negli ormai famigerati campi di lavoro forzato in Siberia, i gulag.
Sul fronte economico venne attuata una vera e propria rivoluzione, con l’attuazione di piani quinquennali, che ebbero inizio con l’industrializzazione del Paese, fino a quel tempo principalmente agricolo. Vennero create poi delle aziende di stato e delle comunità locali (sovchoz e kolchoz, ndr), giungendo al concetto di collettivizzazione dell’agricoltura. Un processo devastante, che portò a carestie e alla morte di milioni di persone.
Sul fronte politico, la forza dell’URSS crebbe in maniera esponenziale, riuscendo a respingere nel 1941 anche la Germania nazista. Una controffensiva di tale portata da riuscire a conquistare Berlino nel 1945. Per quanto la storia non lo ricordi in maniera così netta, soffermandosi principalmente sull’operato degli Stati Uniti, la Russia sostenne il maggior sforzo nella guerra al nazismo, pagato con 20 milioni di morti.
La Guerra Fredda
La Seconda Guerra Mondiale cambiò radicalmente gli equilibri geopolitici. Da una parte gli Stati Uniti e dall’altra l’Unione Sovietica, con visioni politiche e sociali opposte. Ad accrescere le tensioni fu la diffusione del socialismo in Cina e la fondazione di Stati socialisti nell’Europa centro-orientale molto legati a Mosca. Il mondo passò così, nel corso degli anni, dal secondo conflitto di caratura globale a una perenne tensione. Ecco cos’è stata la Guerra Fredda, un insieme di decisioni al limite del crollo definitivo. Un convivere con il terrore che da un momento all’altro si sarebbe tornati al fronte, stavolta con armi di distruzione di massa.
Tutto ciò durò fino agli anni Novanta, con capitalismo e democrazia contrapposti a socialismo e statalismo. Posizioni inconciliabili, rimaste tali nonostante l’alternarsi di differenti uomini al potere. Dopo la morte di Stalin, il suo successore Chruscev ne denunciò i crimini. Il clima cambiò, ma non in maniera così radicale. La stretta sugli oppositori divenne più lieve, per quanto possibile, ma ciò non trasformò di certo l’URSS in un Paese democratico.
Nel 1964 salì al potere Breznev, due anni dopo la terrificante crisi di Cuba, che portò seriamente il mondo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale.
Il confronto a distanza era politico, ideologico e industriale. I due Paesi si cimentarono così nella corsa allo spazio. La Russia portò lo Sputnik in orbita, primo satellite artificiale, nel 1957. Spedirono anche il primo uomo nello spazio, Juri Gagarin. Era il 1961 ma l’URSS fallì il sogno dell’allunaggio, che consegnò gli USA alla storia nel 1969.
La morte di Breznev nel 1982 portò a una lunga fase di transizione, durata ben tre anni. Nel 1985 vene nominato segretario Gorbacev. Con lui si ottenne una ristrutturazione (la famosa perestrojka, ndr) attraverso la politica della glasnost, ovvero trasparenza. Si garantivano maggiori diritti e libertà. Il leader mirava a sfruttare al massimo le potenzialità del socialismo, non a uscirne. Il sistema però non resse e nel 1989 gli Stati dell’Est Europa crollarono, sostituiti da Stati a economia di mercato. Il simbolo di tutto ciò? La caduta del muro di Berlino. Le varie repubbliche sovietiche dichiararono la propria indipendenza, una dopo l’altra, portando alla fine dell’URSS una volta per tutte, e alla nascita della Russia, nel 1992, per come la conosciamo oggi.
Altri contenuti utili
Scopri gli altri contenuti utili che potranno ampliare la panoramica delle tue conoscenze:
Comunismo in Russia: riassunto
Guerra Russia - Ucraina: cos'è il battaglione 51460
Mappa concettuale su Comunismo di guerra in Russia e nuova politica economica