Università, la metà dei corsi è a numero programmato. È guerra

Vita dura per le future matricole: la metà dei corsi di laurea è ormai a numero chiuso. Si tratta di un modo per mettere le mani nelle tasche degli studenti o l’unica via per mantenere elevati standard di qualità?

Università, la metà dei corsi è a numero programmato. È guerra

Il 27% dei corsi universitari esistenti è a numero programmato a livello nazionale. Sono le facoltà di Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Professioni sanitarie e Architettura che ormai prevedono un test d’ingresso da molti anni. Diversa è la questione per quel che riguarda altrettanti corsi (il 27,2% per l’esattezza) che invece rientra in quella che viene chiamata “programmazione locale degli accessi”. Alias alcuni atenei hanno introdotto in totale autonomia lo sbarramento.

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test_16Questo non significa solamente che le future matricole devono arrivare all’Università già almeno in parte preparate (che non è poi un concetto così peregrino) ma che devono poter pagare fino a 100 euro per ogni test a cui intendono sottoporsi. Il tutto, stando alle Università non è una frode ma un modo per garantire un percorso di studi migliore e più utile.

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Il rettore dell'università di Palermo, Roberto Lagalla, in occasione dell’annuncio dell’applicazione del numero chiuso a tutti i corsi, ha infatti dichiarato: “Se vogliamo mantenere un certo standard di qualità, siamo obbligati a programmare gli accessi. Il secondo motivo è dettato da un credibile rapporto tra numero di laureati e potenzialità occupazionali ".

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Un discorso che non convince il presidente dell’Udu Michele Orezzi: “L'Italia è il paese d'Europa con il minor numero di laureati ogni 100 abitanti e l'Ue ci chiede di raddoppiare questi i numeri in pochi anni ma gli ultimi governi non hanno fatto altro che aumentare gli ostacoli all'accesso universitario. […] La cosa paradossale è che questi sbarramenti coinvolgono anche corsi che formano figure, come i laureati in Farmacia, di cui il nostro paese ha assolutamente necessità".

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Il giro di boa di quest’anno è comunque inevitabile. Solo il tempo e i risultati ci diranno chi ha ragione.

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