UNIVERSITA - All’inaugurazione del campus economico di Ca’ Foscari, il Presidente del Consiglio Renzi è tornato a parlare dello status giuridico delle università, dichiarando che quelle italiane dovrebbe ispirarsi ai modelli anglosassoni e, dunque uscire dal perimetro della pubblica amministrazione.
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UNIVERSITA’ ITALIANE - Secondo Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari - è evidente che all’università serva un particolare livello di autonomia, ma questo non può prescindere da una cornice statale forte che ne garantisca la funzione pubblica e l’indirizzo generale nel sistema Paese.
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TIPI DI UNIVERSITA’ - Quando Renzi parla di sburocratizzazione, per Dionisio è chiaro che il premier pensa ad una privatizzazione, lo si evince immediatamente dal paragone che fa con le università inglesi ed americane. “Peccato che il Presidente del Consiglio dimentichi di mettere in evidenza alcuni dati emblematici relativi a questi sistemi”, ha sottolineato il coordinatore dell’UDU. “Il modello anglosassone è caratterizzato da una concezione del tutto élitaria dell’istruzione, aperta solo a chi può permetterselo o decida di sobbarcarsi un prestito pesantissimo: gli studenti americani sono esposti a un debito complessivo di più di 1000 miliardi di dollari in prestiti d'onore. Si citano a sproposito modelli che con il nostro non hanno nulla a che vedere: basti pensare che Harvard nel 2014 ha potuto fare affidamento su fondi per 4 miliardi di dollari, in prevalenza privati, ovvero circa la metà di tutto il finanziamento statale del sistema universitario italiano”.
“Renzi ha anche detto che intende scrivere le nuove regole insieme alle Università. Che lo faccia, ma con un confronto reale, a partire dalla voce degli studenti, i primi a subire, nel bene nel male, le conseguenze delle riforme.”
L’Unione degli Universitari si oppone ad un modello universitario “escludente”, in cui gli atenei di eccellenza siano pochi e condizionati dai finanziamenti degli investitori privati.