Storia di Ugo Forno, il partigiano bambino
Indice
1Chi è Ugo Forno?
Ugo Forno è uno studente romano ucciso dai tedeschi durante la liberazione di Roma. Organizza spontaneamente un'azione di resistenza e, con l’aiuto di altri ragazzi, riesce a impedire ai soldati tedeschi in fuga la distruzione di un ponte ferroviario, necessario per l’avanzata dell'esercito alleato e per la liberazione completa della capitale.
- Tutto Storia: schemi riassuntivi e quadri di approfondimento
Per conoscere e ricordare i concetti, gli eventi e i principali avvenimenti della storia dalle origini a oggi.
2Vita di Ugo Forno
Ugo nasce a Roma, figlio dei siciliani Enea Angelo Forno, un impiegato dell'intendenza di Finanza, e Maria Vittoria Solari. Abita con i genitori e il fratello Francesco nel quartiere Trieste-Salario, al numero 15 di via Nemorense; ai quei tempi è un quartiere abbastanza benestante a ridosso della campagna, condizione che permette ai suoi abitanti di sopravvivere egregiamente durante la guerra.
Ugo è piccolo e magro con gli occhi chiari e i capelli scuri, ma la sua costituzione apparentemente delicata è compensata da un temperamento vivace e curioso. Frequenta la 2° B della scuola media Luigi Settembrini e la promozione di fine anno è motivata dall’acuta intelligenza nonostante l'irrequietezza. Spesso viene definito un ragazzino agitato ma in senso buono: ansioso di fare e mettersi alla prova, il suo insegnante lo definisce in pagella, con notevole perspicacia, “generoso”. E lui generoso lo è davvero, di tempo, di idee e di gesti verso il prossimo.
3Gli alleati a Roma
Anche se cresciuto in tempo di guerra, rimane un ragazzino che legge i fumetti, ama Flash Gordon e il Vittorioso, e si impegna sia come Figlio della Lupa che come Balilla. Ma, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, il padre diventa collaboratore del Fronte militare clandestino e i ragazzi di casa imparano presto a pensare con la propria testa e a mettere in discussione quello che il regime ha loro insegnato; diventano lentamente consapevoli che spesso ogni grande azione nasce da una più piccola, quando ciascuno fa la sua parte.
Alla liberazione di Roma con l’arrivo dell’esercito alleato, gli abitanti sono sollevati ma non hanno ancora il tempo di pensare ad un ritorno alla normalità a causa delle possibili rappresaglie tedesche per la città. Poco più in là rispetto a via Nemorense, c'è villa Savoia, la residenza romana del re d’Italia che è fuggito a Brindisi, e nel parco della villa ci sono le armi abbandonate dai soldati tedeschi in fuga la sera del 3 giugno 1944; Ugo ne è a conoscenza ed è ansioso di dimostrare che può rendersi utile.
4Una decisione risolutiva
Gli alleati arrivano il giorno dopo e il 5 giugno alle 6 della mattina si riversano nel quartiere in piazza Verbano, con immensa gioia dei ragazzini che li accolgono e li incitano; ma in altre zone della città continuano gli scontri armati fra i nazisti in fuga e l'esercito degli alleati.
Quella mattina Ugo come gli altri ragazzini del quartiere si aggira fra i mezzi americani, cercando di vivere il momento ma allo stesso tempo assorbe le paure degli adulti, che parlano di un possibile sabotaggio tedesco ai danni dei ponti sul fiume Aniene lungo la statale Cassia; il ponte ferroviario è indispensabile per l'avanzata dei mezzi pesanti americani e per mettere in sicurezza gli altri quartieri di Roma.
Ugo prende una decisione: tornato a casa racconta alla madre che va a trovare un amico che abita nello stesso palazzo e invece va a piazza Vescovio; nel quartiere si parla di armi nascoste nelle grotte sotto la collina antistante, nascoste qui dai soldati italiani in fuga l'8 settembre 1943, e il ragazzino riesce a procurarsi un fucile e delle munizioni.
5Ugo Forno in difesa del ponte
Dirigendosi verso l’obiettivo convince dei ragazzi a seguirlo, tra cui i figli del proprietario della casa colonica affacciata sul ponte, Antonio e Francesco Guidi, e i braccianti Luciano Curzi, Sandro Fornari e Vittorio Seboni. Arrivano sulla tenuta Senigallia affacciata sul ponte ferroviario, i ragazzi trovano effettivamente dei soldati tedeschi intenti a piazzare mine, e iniziano a sparare. I soldati reagiscono scappando, ma in loro soccorso arriva un plotone motocorazzato che inizia a lanciare granate verso i partigiani, sparando tre colpi di mortaio.
Il primo colpo colpisce mortalmente Francesco Guidi di 21 anni ma permette al gruppo di resistenti di mirare in maniera precisa verso i soldati, il secondo colpo di mortaio ferisce a una coscia Luciano e porta via un braccio a Sandro; il terzo uccide sul colpo Ugo, colpendolo alla testa e al petto con delle schegge.
Sul posto arriva un gruppo di gappisti dell'VIII zona del Pci, comandati dal sottotenente paracadutista Giovanni Allegra; questo presta i primi soccorsi ai feriti e accerta la morte di Ugo, scortando il corpo all’obitorio della clinica Inail di via Monte delle Gioie.
6In memoria di Ugo Forno
Il 17 aprile 1947 la Commissione laziale per il riconoscimento della qualifica di partigiano e di patriota gli riconosce la qualifica di partigiano e gli assegna la medaglia d’oro al valor militare ma la procedura si interrompe bruscamente; viene emanato un decreto che stabilisce come requisito indispensabile l’appartenenza a una formazione o a un gruppo per essere meritevoli del riconoscimento e Ugo non ha più diritto alla sua medaglia. Riconosciuto come partigiano “in proprio” caduto in azione, ci vuole del tempo perché la domanda di una medaglia di riconoscimento venga accolta.
Il 5 giugno 2010 nell’anniversario della morte gli viene dedicato il ponte sull'Aniene e solo il 16 gennaio del 2013 gli viene conferita la medaglia d’oro al valor civile dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Il 27 gennaio 2019 su iniziativa dell’Associazione Familiari e Amici di Ugo Forno e dell’ANPI, la città di Roma gli dedica il Belvedere della Memoria.