Trieste di Umberto Saba: analisi del testo

Metrica, composizione e temi della poesia Trieste di Umberto Saba: di cosa parla, quali sono i temi e la metrica usata dal poeta

Trieste di Umberto Saba: analisi del testo
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TRIESTE, UMBERTO SABA

Trieste è una poesia di Umberto Saba
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Trieste è una poesia che Umberto Saba dedica alla sua città natale.

La prima strofa è narrativa descrittiva: troviamo una successione di azioni (“ho attraversata, poi ho salita, etc.), attraverso le quali il poeta descrive la strada in salita che conduce alla collina affollata, vivace, rumorosa all’inizio e sempre più solitaria alla fine.

La srada finisce in un piccolo spazio chiuso da un muricciolo, “un cantuccio” che segna il confine della città e lì il poeta siede “solo”, anche se non completamente diviso dal mondo che ama.

La seconda strofa è divisa in sezioni:

Versi 8-14: Trieste è paragonata a un “ragazzaccio aspro e vorace”: la città diventa un personaggio vivo e autonomo. Il ragazzo, dice il poeta, ha una grazia innata (“Trieste ha una scontrosa grazia”), una bellezza spontanea e naturale. I suoi occhi azzurrini, che riflettono il colore del mare, evocano una tenerezza contenuta in modi quasi sgarbati. Le sue mani sono grandi, adatte a gesti gentili, ma dietro questa apparenza si nasconde dolcezza. Questo contrasto viene identificato dal poeta come un amore tormentato dalla gelosia.

Versi 15-22: Saba abbraccia Trieste dal suo punto di vista. La città è affollata sulla spiaggia e solitaria sulla collina dove si trova una casa. Anche nella vita Saba ha avuto il bisogno di solitudine e l’esigenza di aderire alla natura.

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Nella terza strofa troviamo il poeta che dal suo posto il poeta osserva la vita intorno senza farne parte, ma senza neppure sentirsi estraniato. saba sa di poter trovare nella sua città uno spazio adatto alla sua vita “pensosa e schiva”.

Livello lessicale: Trieste nella prima strofa è definita la città, nella seconda assume il nome proprio e nella terza diventa la mia città. Questa differenza delinea il passaggio da una visione oggettiva ad una soggettiva.

La rima “fiore/amore” richiama il concetto espresso nella poesia “Amai”.

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