La trattatistica: caratteristiche, generi e autori
Indice
1I dialoghi nel rinascimento italiano
La maturazione della cultura umanistica segna i primi secoli del Rinascimento italiano, determinandone aspetti e caratteristiche in ogni ambito culturale. In ossequio alla tradizione umanistica anche la trattatistica viene intesa, con le dovute eccezioni, come un genere letterario che si discosta dal tradizionale testo argomentativo o da quello basato sull’esposizione di una sintesi raggiunta dopo l’esposizione di tesi diverse, scegliendo invece la forma letteraria del dialogo.
Il modello di questa scelta stilistica si può ritrovare nella tradizione classica, sia latina che greca, in cui la veridicità e la giustezza della tesi proposta dall’autore viene dimostrata attraverso l’analisi e la critica delle diverse posizioni dei partecipanti al dibattito; esempi di questo modello si ritrovano già dai Dialoghi di Platone fino ad arrivare al Dialogus de oratoribus di Tacito, con una tradizione che si prolunga per tutto il Medioevo fino ad arrivare a Petrarca che scrive il suo Secretum in forma dialogica. Nessuno stupore, quindi, che una cultura così attenta al recupero del classico abbia trovato nel dialogo il suo modello ideale.
Il dialogo, come espediente letterario, viene adottato come modello per affrontare i temi più svariati. È un dialogo quello del Cortegiano di Baldassarre Castiglione, testo in cui si traccia il profilo dell’uomo di corte ideale e si apre una finestra sul mondo delle corti nell’Italia centro-settentrionale a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento;
sono scritte in forma dialogica le Prose della volgar lingua di Pietro Bembo, opera fondamentale nel dibattito sulla lingua che s’inaugura proprio nel Cinquecento, e che rappresenta a lungo un punto di riferimento sull’argomento, in cui viene presentata una prima, breve grammatica della lingua italiana ed il modello petrarchista viene imposto come misura di equilibrio ed eleganza, e punto di riferimento da imitare.
Questi sono tutti esempi di una tradizione letteraria che in Italia è destinata ad avere grande e duratura fortuna, al punto che nel 1632 persino Galileo Galilei sceglie la forma dialogica per il suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, in cui espone la teoria copernicana confutando la validità di quella tolemaica.
L’impostazione dell’opera si distingue per la sua grande capacità divulgativa, un obiettivo che s’intende come prioritario per l’autore già dalla scelta dei tre partecipanti al dibattito: Simplicio, un filosofo bizantino del VI secolo, Filippo Salviati, fisico fiorentino contemporaneo di Galileo, e Giovanni Sagredo, nobile veneziano appassionato di scienza; mentre il dibattito argomentativo si svolge tra i primi due che rappresentano rispettivamente il modello tolemaico e quello copernicano, il terzo interviene con osservazioni e domande, svolgendo il ruolo del lettore colto ed interessato a capire, cioè esattamente il tipo di destinatario che aveva in mente Galilei per la sua opera.
2Il trattato politico
I secoli dell'età moderna sono segnati da guerre disastrose che segnano l'affermazione di alcuni regni, come quelli di Francia ed Inghilterra, a discapito di altri, ma anche dalla maturazione e dallo sviluppo dell'idea di regalità e dalla formazione di quegli apparati amministrativi e burocratici che danno concretamente corpo e forma all'idea di Stato. Intellettuali e filosofi sentono quindi il bisogno di riflettere sulle forme dello Stato e sui problemi politici che attraversano i loro tempi.
In questo senso il primo a porsi su questa strada è Niccolò Machiavelli con il suo Principe, un saggio dove cataloga i vari tipi di governo e principato che si sono manifestati nel corso della storia per farne un'analisi politica ed individuare la forma più efficace. Per questo suo studio, rimasto una pietra miliare della trattatistica politica, il pensatore fiorentino sceglie rifiuta lo stile dialogico caratteristico della scrittura italiana dell'epoca per adottare un più lineare testo argomentativo, in cui procede in ordine cronologico alla disamina delle evoluzioni di principati e repubbliche.
L'altro testo politico fondamentale dell'età moderna è il Leviatano di Thomas Hobbes. Nel suo saggio il filosofo inglese adotta un lineare stile argomentativo per esporre la sua idea negativa rispetto all'uomo nello stato di natura, e di come un patto sociale tra di essi sia necessario per limitarne le pulsioni negative. Nella sua idea di patto sociale i cittadini rifiutano qualunque libertà, tranne quella della vita, e la mettono nelle mani di un monarca assoluto che ha il compito di garantire la stabilità e la prosperità dello stato.
2.1I trattati utopistici
Tra i diversi tipi di trattato politico va ricordato quello utopistico che descrive società immaginarie, organizzate in modo da garantire l'uguaglianza e la pace interna, un filone che ha in Thomas More il suo maggior esponente di questo periodo. Sul piano stilistico, l'Utopia di More è un romanzo, in cui vengono raccolte e raccontate le memorie di un viaggiatore che ha visitato quest'isola fantastica in cui l'abolizione della proprietà privata e l'applicazione della libertà religiosa consentono agli uomini di vivere in pace e senza necessità di bisogni particolari cui dover sopperire.
3Il trattato religioso
Il Cinquecento ed il Seicento sono secoli segnati da aspre dispute religiose, che diventano la base del movimento protestante che rompe l’unità religiosa europea. La rottura avviene con Martin Luther, un frate agostiniano che nel 1517 affigge sulla porta della cattedrale di Wittemberg le sue tesi in cui contesta l’idea cattolica della salvezza tramite le azioni, sostenendo che la salvezza possa essere raggiunta solo tramite la fede. Teologo vigoroso, Luther è autore della prima traduzione della Bibbia in tedesco, e di un gran numero di scritti polemici in cui argomentava le sue tesi e le sue posizioni attaccando quelle della Chiesa di Roma.
Ma l’autore più rigoroso è sicuramente Jehan Cauvin, autore dell’Institutio christianae religionis, un’opera che difende i principi della fede riformata e li sostiene, allargandoli e fondando una uova corrente del protestantesimo, il calvinismo. L’Institutio conosce diverse edizioni, tutte scritte in latino. Sebbene quest’epoca ribollente di novità veda la progressiva affermazione delle lingue romanze come lingue anche colte, il latino ha ancora a lungo un posto particolare nel panorama europeo, largamente usato come lingue universale soprattutto per i dibattiti in materia religiosa: certi che il latino fosse conosciuto e compreso da un gran numero di persone colte, in particolar modo dal clero, gli autori lo utilizzano per assicurarsi la maggior diffusione possibile delle loro idee.
4Il trattato scientifico
Il testo di natura argomentativa conosce il suo vero fronte innovativo nel trattato di tipo scientifico. Il periodo moderno, infatti, è quello in cui ha luogo quell'irripetibile avanzamento scientifico che va sotto il nome di Rivoluzione scientifica, il cui inizio si è soliti far cominciare con la pubblicazione de Le rivoluzioni degli astri celesti nel 1543 da parte di Niccolò Copernico, in cui il matematico polacco espone la validità della teoria eliocentrica, per cui è il Sole al centro del sistema solare e la Terra gli gira intorno, confutando definitivamente la costruzione geocentrica su cui si basava il secolare sistema tolemaico.
Un altro trattato scientifico fondamentale di questo periodo, e che in qualche modo chiude la prima fase della Rivoluzione scientifica, è intitolato Principi matematici della filosofia naturale, pubblicato nel 1687 da Isaac Newton ed in cui in cui il fisico inglese espone i principi della termodinamica e la legge di gravitazione universale, secondo cui i corpi celesti esercitano un'attrazione reciproca tra loro proporzionale alla loro massa, spiegando così perché la Terra ruota attorno al Sole e la Luna attorno alla Terra. Questo saggio, come quello di Copernico, sono scritti in latino, ed insieme al dialogo galileiano costituisce uno dei testi essenziali su cui viene fondato e diffuso il metodo scientifico.