Traduzione dei Carmi, Catullo, Versione di Latino, Super alta vectus Attis
Traduzione in italiano del testo originale in latino, parte Super alta vectus Attis, dell'opera Carmi di Catullo
CARMI: TRADUZIONE DELLA PARTE SUPER ALTA VECTUS ATTIS
Sopra l'alto mare Attis portato da celere barca,come toccò avidamente il bosco frigio con piede eccitato, ed entrò nei luoghi ombrosi della de, attorniati da selve, tormentato da rabbia furente, perduto nella mente,si strappò con acuta pietra i pendolii del ventre,e così come si sentì le membra abbandonate senza l'uomo, ancora macchiando il suolo di sangue vivo,prese, eccitata, con le nivee mani il leggero timpano,il tuo timpano, Cibele madre, i tuoi riti,colpendo con le tenere dita la cava pelle di toro tremebonda iniziò a cantare con le sue compagne così. Orsù, Galle, andate insieme agli alti boschi di Cibele,andate insieme, erranti greggi della signora di Dindimo,che cercando come esuli luoghi stranieri seguendo la mia setta, sotto la mia guida, mie compagnesoffriste il rapido mare e le furie del pelago ed eviraste il corpo per il troppo odio di Venere;allierate l'animo della padrona con corse eccitate.Cessi l'indugio nella mente attardata: andate insieme, seguitemi alla casa frigia di Cibele, ai boschi frigi della dea, dove risuona la voce dei cembali, dove rimbombano i timpani, dove il flautista frigio canta gravemente con flauto ricurvo, dove le Menadi, che portan l'edera, scuotono con forza il capo, dove celebrano i santi riti con acuti ululati, dove è solita quell'errante schiera della dea volteggiare, là è bene che noi corriamo con eccitati tripudi.Così insieme cantò Atti, falsa femmina, Il gruppo subito con lingue tripudianti ulula, il leggero timpano riecheggia, i cavi cembali crepitano. Il coro veloce, affrettando il piede, sale su verde Ida. Furibonda insieme ansimando errante guidando l'istinto avanzaAttis, la guida, accompagnata dal timpano per i boschi ombrosi,come giovenca indomita, evitando il peso del giogo;le Galle rapide seguono la guida dal piede veloce.Cosi, quando toccarono la casa di Cibelle, strematucce, per la tropp fatica prendon sonno senza Cerere.Un pigro sopore, crollando il languore, copre loro gli occhi;Il rabbioso furore del cuore nella morbida quiete se ne va.Ma quando il Sole dal volto dorato, con occhi raggianti,illuminò il bianco etere, i duri suoli, il mare fiero, e cacciò le ombre della notte coi vivaci destrieri sonanti,allora il Sonno fuggendo veloce abbandonò Attis svegliata;la divina Pasitea lo accolse nel seno trepidante.Così dalla morbida quiete senza furore Attis rapida intanto richiamò nel petto le sue imprese, e nella limpida mente vide dove fosse e senza quali cose,con animo bruciante di nuovo fece ritorno alle acque.Qui vedendo il vasto mare con occhi lacrimanti così miseramente mesta si rivolse alla patria con l'espressione. Patria oh, creatrice di me, patria, oh, mia genitrice, io misero lasciandoti, come son soliti gli schiavi fuggitivi i padroni, portai il piede ai boschi dell'Ida, per essere nella neve e nelle gelide tane delle fiere, ed addentrarmi in tutte i loro furibondi covili,dove mai o in che luoghi penso che tu, patria, sia posta? La stessa pupilla brama per sé dirigere la vista a te,mentre il cuore è privo di rabbia feroce per breve tempo.Io forse cacciata dalla mia casa mi porterò in questi boschi?Sarò lontano dai beni, dagli amici, dai genitori?Lontano dal foro, dalla palestra, dalo stadio, dai giochi? Misero, ah, misero c'è da piangere, cuore, sempre più.Quale genere è l'aspetto, io in quale mi sono gettato?Io donna, io giovane, io efebo, io ragazzo,io fui il fiore del ginnasio, io ero l'onore della palestra:per me le porte eran affollate, per me le soglie tiepide per me la casa è inghirlandata di fiorite corone,quando, sorto il Sole, avessi dovuto lasciare la camera.Io ora mi trascinerò ministra degli dei e serva di Cibele?Io saro Menade, io un parte di me, io uomo sterile?Io abiterò i freddi luoghi, coperti di neve, della verde Ida? Io condurrò la vita sotto le alte colonne della Frigia,dove è la cerva amante delle selve, dove il cinghiale errante nei boschi?Ora proprio mi spiace ciò che ho fatto, ormai proprio mi pento.
Come veloce se n'andò il suono dalle rosee labbrucce riferendo ad entrambe le orecchie degli dei le nuove notizie, allora Cibele sciogliendo i gioghi uniti ai leonie stimolando il nemico del gregge di sinistra, così parla.Orsù, disse, su va feroce, fa' che il furore ivesti costui,fa' che per un colpo di furore faccia ritorno nei boschi,chi troppo liberament brama fuggire i miei domini. Su, sferza la schiena con la coda, soffri le tue sferzate,fa' che tutti i luoghi risuonino di muggente fremitoscuoti feroce la rossa criniere sulla muscolosa vervice.Così Cibele minacciosa parla e slega i gioghi con la mano. Egli fiero spronandosi veloce si eccita in cuore, avanza, freme, stritola i virgulti col piede vagante.Ma come raggiunse gli umidi luoghi del biancheggiante lido, e vide la tenera Attis vicino alla distesa del mare,mosse all'attacco. Ella ipazzendo fugge nei fieri boschi;lì sempre per tutto lo spazio della vita fu serva. Dea, grande dea, Cibele, divina signora di Dindimo,sia lontano dalla mia casa, padrona, ogni tuo furore:altri rendi eccitati, altri rendi rabbiosi.