Traduzione De optimo genere oratorum, Cicerone, Versione di Latino, Parte 06-10
Traduzione in italiano del testo originale in Latino, parte 06-10, dell'opera De optimo genere oratorum di Marco Tullio Cicerone
DE OPTIMO GENERE ORATORUM: TRADUZIONE DELLA PARTE 06-10
[6] Sarà veramente perfetto l’oratore nel quale saranno presenti tutte queste caratteristiche al loro grado più elevato; quello nel quale sono presenti in grado comune, sarà un oratore mediocre; quello che le possiede in grado minimo sarà scadente. Eppure tutti saranno definito oratori, come i pittori sono chiamati pittori, se pur incapaci, e non differiranno tra loro per genere ma per capacità. E quindi non c’è oratore, che non vorrebbe assomigliare a Demostene; Menandro invece non volle assomigliare ad Omero; infatti il genere era diverso. Il che non è tra gli oratori o, se ce ne è uno che rifugga la semplicità, ricercando il tono ispirato, mentre un altro vuole essere più penetrante che fiorito, anche se ciò avviene in un genere tollerabile, certamente non lo è nel migliore, dal momento l’ideale perfetto è quello che ha tutti i pregi. [III] [7] Certamente ho trattato più brevemente queste cose di quanto il tema lo richiedesse, ma per ciò che ci proponiamo di fare non doveva essere detto di più; dal momento che il genere è unico, ricerchiamo quale esso sia. D’altra parte è tale quale fiorì presso gli Ateniesi; ne segue che è sconosciuta l’essenza stessa degli oratori Attici, nota è la loro fama. Infatti in molti videro un aspetto, non cera nulla di difettoso in loro, in pochi videro l’altro ovvero che cera molto degno di lode in loro. Infatti nel pensiero c’è viziosità se è presente un elemento assurdo o inopportuno, ottuso o un po’ insulso; nel lessico se è presente il carattere grossolano, volgare, improprio, sgraziato, troppo artificioso. [8] E questo evitarono quasi tutti coloro che sono annoverati come Attici o parlano come Attici. Ma ci sono quelli che hanno vigore nei limiti dell’essere sani e schietti, così come i frequentatori delle palestre; sì che possono essere ammessi nello xysto, non ad aspirare alla corona d’Olimpia. Quelli che, mancando di ogni vizio, non sono soddisfatti della buona condizione fisica, ma ricercano forza, muscoli, abbondanza di sangue, persino un bel colorito. Questi noi cerchiamo di imitare, se siamo in grado; se non è possibile, piuttosto imitiamo quelli che godono di ottima salute, cosa che è propria degli Attici, piuttosto che coloro dei quali c’è una abbondanza viziosa, di cui l’Asia portò molti elementi. [9] Se faremo in questo modo purché ci sia possibile: non è cosa di poco conto -, seguiamo l’esempio di Lisia e soprattutto della sua semplicità; infatti in molti luoghi egli è un oratore troppo grande, ma poiché scrisse sia per cause private la maggior parte delle volte sia per altri, sia per processucci di piccole questioni, egli sembra essere troppo povero, quando egli stesso si è ridotto a cause minuscole. [IV] Si dica pure oratore, ma dei minori, chi così facendo aspiri a maggior ricchezza oratoria e non ne sia in grado; peraltro spesso in tale tipo di cause un grande oratore deve esprimersi in quel modo.
[10] E così accade che Demostene possa senza dubbio esprimersi in tono modesto, mentre Lisia forse non può esprimersi in stile elevato. Ma se reputano che abbia giovato alla difesa di Milone laver collocato un esercito nel Foro e in tutti i templi, che sono intorno al Foro, non diversamente che se avessimo dovuto difendere una causa privata al cospetto di un solo giudice, essi misurano il valore dell’eloquenza non dalla sua natura ma dalle sue attitudini