Traduzione De natura deorum, Cicerone, Versione di Latino, Libro 03; 51-60
Traduzione in italiano del testo originale in latino del Libro 03, paragrafi 51-60 dell'opera De natura deorum di Cicerone
DE NATURA DEORUM: TRADUZIONE DEL LIBRO 03; PARAGRAFI 51-60
XX [51] Quanto alla considerazione che tu, Balbo, traevi dal cielo e dagli astri non ti accorgi quanto rischiano di portarti lontano: tu sostieni che il sole è un dio e così pure la luna e che al primo di questi due astri i Greci danno il nome di Apollo e al secondo quello di Diana. Ma se la luna è una dea Lucifero e tutte le altre stelle erranti rientreranno nel novero degli dèi e così pure le stelle fisse. Perché allora non porre fra gli dèi anche la figura dell'arcobaleno; bello è il suo aspetto e appunto per questo, quasi a significare ch'esso è provocato da una causa che desta stupore, è detto figlio di Taumante. Ora, se l'arcobaleno è un dio, che farai con le nubi; è un fatto che l'arcobaleno è costituito dalle nubi assumenti determinati colori; e si dice che una di esse abbia generato i centauri. Ma divinizzare le nubi significa divinizzare i fenomeni meteorologici consacrati nei rituali del Popolo Romano. Di conseguenza le piogge, le bufere, le tempeste, gli uragani saranno da considerarsi alla stregua di altrettante divinità: del resto i nostri comandanti quando si mettono in mare sono soliti immolare una vittima ai flutti. [52] Inoltre se il nome Cerere deriva dal verbo gerere (come tu dicevi) anche la terra è una dea (e tale è ritenuta trattandosi di una variante della dea Tellus); e se lo è la terra lo è anche il mare, che tu identificavi con Nettuno, e lo stesso dicasi per i fiumi e le fonti. Per questo Massa, reduce dalla Corsica, consacro un tempio alla Fonte e nella preghiera degli auguri vediamo comparire i nomi Tiberino, Spinone, Anemone, Nodino e quelli dei fiumi più vicini. Giunti a questo punto o si procede all'infinito su questa strada o non si accetta nessuna delle argomentazioni proposte XXI [53] Parliamo quindi, o Balbo, anche contro coloro che attribuiscono a questi dèi elevati al cielo da semplici uomini quali erano e che noi veneriamo con pietà e con devozione, una consistenza non reale ma fittizia. Innanzitutto i cosiddetti teologi contano tre Giovi dei quali primi due sarebbero nati in Arcadia; uno avrebbe avuto come padre l'Etere (che si dice abbia generato anche Libero e Proserpina), l’altro il Cielo, padre di quella Minerva che la tradizione ci presenta come iniziatrice e creatrice della guerra; il terzo Giove sarebbe stato un cretese, figlio di Saturno, il cui sepolcro sarebbe ancora visibile nell'isola natia. Anche i Dioscuri hanno in Grecia nomi diversi: un primo gruppo di tre che in Atene assumono il nome di " duci ", figli del Giove più antico e di Proserpina vengono chiamati rispettivamente Tritopatreo, Eubuleo, Dioniso; un secondo gruppo comprende Castore e Polluce, figli del terzo Giove e di Leda; in un terzo gruppo alcuni includono Alcone e Melampo nati da Atreo, il figlio di Pelope. [54] Venendo ora alle Muse distingueremo in primo luogo le quattro figlie del secondo Giove e di Telsinoe, Aede, Arche, Melete; in secondo luogo le nove figlie dei terzo Giove e di Mnemosine; in terzo luogo, infine, le figlie di Piero e di Antiopa che i poeti sogliono chiamare Pieridi e Pierie e che hanno gli stessi nomi e lo stesso numero delle precedenti.
Benché tu dica che il sole si chiamerebbe così perché sarebbe il " solo " esistente, quanti soli sono citati dai teologi. Un primo sole è figlio di Giove e nipote dell'Etere, un secondo è figlio di Iperione, un terzo ebbe come padre Vulcano, figlio dei Nilo, e a lui gli Egiziani ascrivono la città detta Eliopoli; un quarto sole è quello che nacque in Rodi nei tempi eroici da Acanto, padre di Ialiso, Camiro e Lindo capostipiti dei popolo rodiese; un quinto è quello che in Colchide avrebbe dato i natali ad Eeta e a Circe. XXII [55] Anche di Vulcani ce ne sono parecchi: il primo è figlio del Cielo, da cui anche Minerva generò quell'Apollo sotto la cui protezione starebbe Atene al dire degli storici antichi; il secondo, figlio del Nilo, assume in Egitto il nome di Opas e si vuole sia il protettore di quella regione; il terzo nacque dal terzo Giove e da Giunone e, secondo la tradizione, diresse la fucina di Lemno; il quarto nacque da quel Memalio che resse le cosiddette isole Vulcanie presso la Sicilia. [56] Di un Mercurio, figlio del Cielo e della dea che impersona il giorno, la tradizione ci ha tramandato l'eccitazione sessuale provata alla vista di Proserpina; un altro Mercurio è quel figlio di Valente e di Foronide che, quale divinità sotterranea, viene identificato con Trofonio; un terzo dio di questo nome è quello nato dal terzo Giove e da Maia e dalla cui unione con Penelope sarebbe nato Pari; un quarto Mercurio ebbe come padre il Nilo e fa parte di quelle divinità il cui nome gli Egiziani non possono pronunciare; un quinto è quello venerato dagli abitanti di Feneo, del quale si narra che avrebbe ucciso Argo e, in conseguenza di ciò, si sarebbe rifugiato in Egitto e avrebbe introdotto presso quel popolo le leggi e l'alfabeto: gli Egiziani lo chiamano Teuth e col suo stesso nome designano il primo mese dell'anno. [57] C'è un primo Esculapio, figlio di Apollo e venerato in Arcadia, di cui si dice che abbia inventato la sonda e introdotto l'uso di legare le ferite; un secondo Esculapio sarebbe quel fratello di Mercurio che, dopo essere stato colpito dal fulmine, avrebbe ricevuta sepoltura a Cinosura; un terzo Esculapio, figlio di Arsippo e di Arsinoe, ci è presentato dalla tradizione quale inventore dei purganti e dell'arte del cavadenti ed in Arcadia, non lontano dal fiume Lusio è ancora visibile il suo sepolcro ed un bosco sacro a lui dedicato. XXXIII Il più antico fra gli dèi di nome Apollo è quel figlio di Vulcano e protettore di Atene di cui s'è già detto; il secondo era un, figlio di Coribante nato a Creta e che, secondo la tradizione, avrebbe lottato con lo stesso Giove per il possesso dell'isola; il terzo è il figlio del terzo Giove e di Latona che dicono si fosse trasferito a Delfi dal paese degli Iperborei; il quarto sarebbe nato in Arcadia dove è chiamato Nomione, nome che gli sarebbe stato attribuito per aver dato le leggi a quel popolo.
[58] Anche di Diane ce n'è più d'una: la prima è la figlia di Giove e di Proserpina che si dice abbia generato l'alato Cupido; più nota è la seconda che sappiamo nata dal terzo Giove e da Latona; alla terza la tradizione attribuisce Upis come padre e Glauce come madre ed i Greci la chiamano spesso Upi, col nome del padre. Abbiamo molti Dionisi: il primo è figlio di Giove e di Proserpina; il secondo è figlio dei Nilo é di lui si dice che avrebbe ucciso Nisa; il terzo avrebbe avuto Cabiro come padre, avrebbe regnato sull'Asia ed in suo onore sarebbero state istituite le feste Sabazia; il quarto è figlio di Giove e della Luna ed a lui si ritiene siano dedicati i riti orfici; il quinto nacque da Nis o e da Chione e si pensa che per lui siano state istituite le Trieteridi. [59] Una prima Venere nacque dal Cielo e dalla dea del giorno ed a lei è consacrato il tempio che vedemmo in Elide; una seconda sorse dalla spuma del mare e dalla sua unione con Mercurio sappiamo che nacque il secondo Cupido; la terza, figlia di Giove e di Dione, andò sposa a Vulcano, ma sappiamo che da lei e da Marte nacque Antero; la quarta nacque da Siria e da Cipro: prende il nome di Astarte e si tramanda che abbia sposato Adone. La prima Minerva è la madre di Apollo di cui s'è già detto; la seconda è la figlia dei Nilo che gli Egiziani venerano a Sais; la terza è la nota figlia di Giove di cui si è parlato; la quarta nacque da Giove e da Corife, figlia dell'Oceano, ed è quella che gli Arcadi invocano col nome di Korian e che la tradizione ci presenta quale inventrice delle quadrighe; la quinta è la figlia di Pallante che si dice abbia ucciso il padre che voleva attentare alla sua verginità: viene rappresentata coi sandali alati. [60] Il primo Cupido si dice sia figlio di Mercurio e della prima Diana; il secondo di Mercurio e della seconda Venere; il terzo (che prende anche il nome di Antero) di Marte e della terza Venere. Queste e consimili notizie sono state raccolte dall'antica tradizione greca. Tu ben comprendi che per non turbare il vero sentimento religioso occorre opporsi a simili leggende; quelli della vostra scuola invece non solo non le respingono, ma le rafforzano cercando di interpretare il significato di ogni singolo particolare. Ma torniamo al punto donde eravamo partiti.