Traduzione De natura deorum, Cicerone, Versione di Latino, Libro 03; 11-20

Traduzione in italiano del testo originale in latino del Libro 03, paragrafi 11-20 dell'opera De natura deorum di Cicerone

Traduzione De natura deorum, Cicerone, Versione di Latino, Libro 03; 11-20
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DE NATURA DEORUM: TRADUZIONE DEL LIBRO 03; PARAGRAFI 11-20

[11] Come se qualcuno di noi desse il nome di Giove a quest'essere e non al nostro Giove Capitolino o come se fosse chiaro ed evidente a tutti che sono divini degli esseri cui Velleio ed altri ancora negano persino la vita. Altra importante prova era per te il fatto che la credenza negli dèi è generale e si estende sempre più: ma come potete voi giudicare questioni di tanta importanza fondandovi sull'opinione della massa ignorante, soprattutto voi che considerate questa massa in preda alla follia? V A questo punto mi obietterai: ma a noi capita di vedere gli dèi di persona, come li vide Postumio presso il lago Regillo e Vatinio sulla via Salaria (per non parlare di certi racconti relativi alla battaglia combattuta dai Locresi presso il Sagra). Ma credi davvero che quelli che tu hai chiamato Tindaridi, cioè uomini nati da uomini, e che Omero più vicino a loro nel tempo, dice sepolti a Sparta, si siano presentati per istrada a Vatinio senza seguito, su dei ronzini bianchi e abbiano scelto, per annunciare una vittoria nazionale, un uomo rozzo come Vatinio invece di Marco Catone che occupava allora la posizione più elevata? Pensi dunque che quella specie d'impronta di un piede equino che oggi si può vedere presso il lago Regillo appartenga al cavallo di Castore? [12] Forse non preferisci credere, il che può essere dimostrato, che le anime degli uomini illustri quali furono appunto i Tindaridi, abbiano natura divina ed eterna anziché immaginare che essi, benché bruciati sul rogo, abbiano potuto cavalcare e partecipare ad una battaglia. O almeno, ammesso che ciò possa essersi verificato, dovresti spiegarci in che modo, se non vuoi raccontare delle frottole ". [13] Intervenne allora Lucilio: " E ti sembrano frottole"? "Forse non hai visto nel foro il tempio dedicato da Appio Postumio a Castoree Polluce, forse non conosci il decreto del Senato relativo a Vatinio? Basti dire che c'è in Grecia un proverbio popolare per cui quando si vuole ribadire l'autenticità di un fatto si dice che è più vero degli avvenimenti del Sagra. Non ti dicono nulla testimonianze come queste? " E Cotta: " Tu Balbo, discuti con me con delle dicerie disse -, mentre io da te esigo delle prove** VI [14] Seguono le vicende future: nessuno può sottrarsi a ciò che è stabilito che avvenga. Spesso non è neppur utile conoscere l'avvenire; è triste che un uomo si affligga inutilmente senza avere neppure l'estrema consolazione, a tutti concessa, di poter sperare, tanto più che voi affermate che tutto avviene per volere del fato, intendendo per fato ciò che, da tutta l'eternità, è stato sempre vero, che giova dunque e quale contributo reca alla nostra salvaguardia la conoscenza di un avvenimento futuro dal momento che esso dovrà necessariamente verificarsi? E poi da dove viene questa divinazione, chi ha scoperto la tecnica dell'incisione dei fegato, chi ha intrapreso a tener conto dei grido della cornacchia, chi a gettare le sorti? Io credo a tutte queste cose e mi guarderei bene dal disprezzare il bastone di Attio Navio da te ricordato, ma è dai filosofi che debbo apprendere come questi fatti siano stati compresi e riconosciuti specie se si considera che in moltissimi casi codesti indovini mentono.

[15] " Ma anche i medici - mi dicevi - spesso sbagliano ". Che ha di simile la medicina, di cui conosco i fondamenti razionali, con la divinazione di cui non comprendo l'origine? Tu pensi che il sacrificio dei Decii abbia placato gli dèi. Ma come hanno potuto gli dèi essere tanto ingiusti da non essere disposti a riconciliarsi col popolo Romano se non in cambio della morte di uomini siffatti? In realtà quella dei Decii fu semplicemente una mossa strategica o stratagemma, come la chiamano i Greci, dovuta però all'iniziativa di generali che anteponevano il bene della patria alla propria vita; era loro convinzione che se un comandante si fosse lanciato a briglie sciolte contro il nemico il suo esercito l'avrebbe seguito, come di fatto avvenne. Quanto alle voci dei Fauni non ne ho mai udita una; se tu dici di averla udita posso anche crederci, ma che cosa sia un Fauno proprio non lo so. VII Per quanto dipende da te, Balbo, non mi fornisci alcun elemento che mi aiuti a comprendere che gli dèi esistono; credo nella loro esistenza, ma gli Stoici non hanno nulla da insegnarmi al riguardo. [16] Cleante, come tu dicevi, pensa che la nozione della divinità venga formata nella mente dell'uomo in quattro modi. Il primo è quello di cui ho già parlato e si fonda sulla anticipata percezione degli eventi futuri; il secondo si basa sulle perturbazioni meteorologiche e su altri fenomeni analoghi; il terzo sulla abbondanza dei beni a nostra disposizione; il quarto sulla costante regolarità dei moti celesti. Della previsione del futuro s'è già detto. Per quanto concerne le perturbazioni meteorologiche ed i movimenti del mare e della terra è innegabile che quando avvengono molti sono coloro che li temono e ne attribuiscono l'origine agli dèi immortali; [17] la questione però non è se vi sia gente che crede negli dèi, bensì se essi esistano o no. Quanto alle altre ragioni addotte da Cleante, l'abbondanza dei beni a nostra disposizione e la costante regolarità dei moti celesti, se ne parlerà al momento in cui affronteremo il tema della provvidenza divina sul quale tu, Balbo, hai speso tante parole; [18] rimanderemo a quel momento anche l'argomento da te attribuito a Crisippo secondo il quale l'esistenza in natura di qualcosa che non può essere l'opera dell'uomo implicherebbe l'esistenza di un essere superiore all'uomo nonché il tuo paragone di una bella casa con la bellezza dell'universo e le osservazioni sull'armonia ed unicità di intenti dell'universo; nella parte di cui s'è detto mi riservo anche di riesaminare le brevi ed acute conclusioni di Zenone e nel contempo verrà preso in considerazione al momento opportuno tutto quanto tu hai detto in campo fisico sulla sostanza del fuoco e su quel calore che per te sarebbe alla base della generazione di tutte le creature; a quel punto della trattazione rimando altresì l'esame del tuo discorso di ier l'altro quando ti sforzavi di dimostrare l'esistenza degli dèi partendo dal presupposto che l'intero universo, il sole, la luna e le stelle abbiano sensibilità e intelligenza.

[19] A te però chiedo ancora su che cosa poggi il tuo convincimento che esistono gli dèi. VIII E Balbo: " A dire il vero a me sembra di averlo chiarito, ma sei tu che mi confondi col tuo modo di ribattere: quando sembra che tu stia per farmi una domanda ed io mi preparo a darti una risposta subito svii il discorso e non mi permetti di rispondere. Si sono anche passati sotto silenzio molti punti importanti relativi alla dottrina della divinazione e del fato, questioni di cui tu hai trattato piuttosto in breve, ma sulle quali quelli della nostra scuola sogliono soffermarsi a lungo, ma si tratta di argomenti distinti dal problema che ora ci interessa; perciò, se non ti dispiace, cerca di procedere con ordine e lascia che in questa discussione si chiariscano i termini dei problema". [20] " Benissimo " riprese allora Cotta. “Visto che in tutta la questione hai distinto quattro momenti e del primo si è già parlato, non ci resta che considerare il secondo; a me però sembra che esso abbia sortito un solo effetto, quello di far sì che proprio nel momento in cui ti sforzavi di chiarire la natura degli dèi ne dimostravi implicitamente l'inesistenza. Che sia molto difficile astrarre il pensiero dalle sensazioni visive sei stato tu a dirlo, ma non hai poi esitato a sostenere, partendo dal concetto della superiorità assoluta della divinità, che il mondo si identifica con essa divinità per il solo fatto che nulla vi è nella realtà di superiore al mondo: magari potessimo davvero immaginare il mondo come fornito di vita, o, meglio, fossimo in grado di percepire questa realtà con gli occhi dell'anima così come percepiamo con gli occhi sensibili tutti gli altri oggetti!

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