Traduzione De natura deorum, Cicerone, Versione di Latino, Libro 02; 21-30
Traduzione in italiano del testo originale in latino del Libro 02, paragrafi 21-30 dell'opera De natura deorum di Cicerone
DE NATURA DEORUM: TRADUZIONE DEL LIBRO 02; PARAGRAFI 21-30
[21] "tutto ciò che fa uso di ragione è superiore a ciò che non ne fruisce; ma nulla è superiore al mondo; il mondo dunque usufruisce di ragione ", con lo stesso procedimento si può dimostrare che il mondo è saggio, che il mondo è felice, che il mondo è eterno; infatti tutti gli esseri che godono di tali prerogative sopravanzano quelli che ne sono privi e nulla sopravanza il mondo. Di qui la conclusione che il mondo ha natura divina. [22] A Zenone appartiene anche quest'altra argomentazione: " Ad un essere non dotato di sensibilità non può appartenere nulla che sia sensibile; ma del mondo fanno parte esseri sensibili; il mondo quindi non può mancare di sensibilità". A questo punto il ragionamento si fa più stringente e serrato: " Un'entità priva di vita e di ragione - sono sempre parole d i Zenone - non può generare dal suo seno un essere che possegga vita e ragione; ma il mondo procrea esseri dotati di tali prerogative; anche il mondo quindi è fornito di vita e di ragione". Concludendo il suo dire Zenone ricorre, secondo il suo solito, ad una similitudine: "Se un ulivo fosse in grado di produrre flauti dal suono melodioso certo non esiteresti ad ammettere che l'ulivo possegga l'arte di suonare il flauto. E che cosa (accadrebbe) se i platani recassero delle corde risuonanti secondo le regole musicali: sarebbe certamente la stessa, che cioè anche i platani conoscono la musica. Perché allora non considerare anche il mondo fornito di vita e di saggezza dal momento che genera dal suo seno esseri siffatti? IX [23] Ma visto che ho incominciato a discostarmi da quanto avevo detto (che cioè tutta questa prima parte non aveva bisogno di una trattazione essendo a tutti manifesto che gli dèi esistono) voglio comprovare questa verità con argomenti tratti dalla realtà naturale. Il fatto è questo che tutti gli esseri che si nutrono e crescono contengono in sé energia calorifica senza la quale non potrebbero né nutrirsi né crescere. Infatti tutto ciò che ha in sé fuoco e calore si muove di un movimento suo proprio; ma tutto ciò che si nutre e cresce è caratterizzato da un movimento continuo e costante, e quanto più a lungo esso rimane in noi, tanto più a lungo rimangono in noi la sensibilità e la vita, mentre quando il calore si indebolisce e si estingue anche noi periamo e ci estinguiamo. [24] Questo prova Cleante anche dimostrando quanta energia calorifica sia contenuta in ciascun corpo: lui dice che non v'è cibo tanto massiccio che non bruci in continuazione giorno e notte una volta ingerito; ed il calore che ne deriva si conserva ancora nei rifiuti di cui la natura si sbarazza. Inoltre le vene e le arterie non smettono mai di pulsare come se fosse del fuoco ad imprimere loro il movimento e spesso si è osservato che il cuore strappato ad un animale palpitava in modo tale da imitare il rapido movimento della fiamma.
Tutto ciò che vive dunque, sia esso animale o vegetale, vive in forza del calore che reca chiuso in sé, dal che si deve dedurre che la sostanza che costituisce il calore possiede una forza vitale che si estende all'intero universo. [25] E più facilmente comprenderemo questa verità se svilupperemo più dettagliatamente codesto argomento del fuoco che condiziona tutti gli altri. Tutte le parti dei mondo dunque (e mi rifarà alle più grandi) si conservano perché sostenute dal fuoco. Questo lo si può vedere osservando in primo luogo tutto ciò che risulta composto di terra. Se battiamo o trituriamo delle pietre ne vediamo scaturire del fuoco ed analogamente possiamo osservare che la terra, quando sia stata scavata da poco, fuma per il calore e che dai pozzi perenni si attinge acqua calda soprattutto nel periodo invernale in quanto una grande massa di calore giace nelle cavità sotterranee e, poiché durante l'inverno la terra si fa più densa, finisce coi condensare il calore in essa contenuto. X [26] Lungo è il discorso e molti gli argomenti, con cui si può insegnare ogni cosa, come la terra che contiene i semi, e che la stessa contiene quelle (piante) fissate con le radici generate da sé, che nascono e crescono per la giusta distribuzione del calore. E anche lo svanire dell’acqua dimostra che il calore è mischiato all’acqua e il diffondersi di questa non si farebbe ghiaccio per il freddo, né si trasformerebbe in neve o brina, se non si diffondesse liquefatta e dissipata essendo mischiato ad essa il calore, perciò l’acqua si ghiaccia per l’aggiunta di venti dal nord e per il freddo, e ugualmente viceversa si scioglie, essendo riscaldata dal calore e si liquefa. E anche i mari mossi dal vento così riscaldano che si può facilmente intuire che il calore sia racchiuso in così ampie distese d’acqua; infatti il tepore deve essere esterno e venuto da fuori liberato dall’agitarsi delle parti del mare mosso, il che accade anche ai nostri corpi che per il moto si riscaldano. L’aria che per natura è soprattutto fredda, non è affatto priva di calore; [27] anzi vi è mescolato molto più calore; essa nasce dall’evaporazione delle acque; infatti il vapore di queste deve diventare aria; invece questo esiste per il movimento del calore che è contenuto nell’acqua. Come paragone possiamo guardare a quelle acque che bollono per il fuoco sottostante. Già la restante quarta parte del mondo e tutta la natura è calda e offre al resto della natura il calore salvifico e vitale. [28] Da ciò si conclude che, essendo ogni parte del mondo governata dal calore anche il mondo stesso , di simile e uguale natura, deve essere conservato in così tanto tempo caldo ed infuocato più di quanto si possa immaginare, così la natura si diffonde dappertutto in modo da iniettare in quello la forza di creare e la causa del nascere, da cui ogni essere animato e ogni cosa le radici delle quali la terra contiene, è necessario che nasca e cresca XI [29] Esiste dunque un elemento naturale che abbraccia in sé tutto l'universo e ne preserva l'esistenza, un elemento dotato di sensibilità e di ragione; è che ogni ente naturale che non sia un'unica ed indifferenziata natura, ma risulti costituito dall'unione di più elementi connessi fra loro, deve recare in sé un principio che nell'uomo è la ragione e nell'animale qualcosa simile alla ragione e da cui scaturiscono le inclinazioni naturali.
Quanto agli alberi ed agli altri esseri che sorgono dalla terra si ritiene che tale principio abbia sede nelle loro radici. Per principio direttivo intendo quello che i Greci chiamano egemonikon, un principio di cui non vi può essere nulla di più eccellente, qualunque sia la categoria di oggetti cui ci si riferisca. Ne consegue che l'elemento in cui ha sede il principio direttivo di tutta la realtà naturale deve necessariamente eccellere su tutti gli altri ed essere il più degno di dominare e guidare la totalità degli esseri. [30] D'altra parte constatiamo che nelle varie parti dei mondo (non v'è nulla nel mondo che non sia parte dei tutto) c'è sensibilità e ragione. Orbene, tali facoltà non potranno non essere presenti, ed in grado ed intensità maggiore, laddove ha sede il principio direttivo dell'universo. Il mondo dovrà dunque essere dotato di sapienza e quell'elemento che abbraccia in sé tutti gli esseri dovrà eccellere per la perfezione della sua facoltà razionale e in conseguenza di ciò il mondo dovrà essere un dio e l'intera sua massa ed energia identificarsi con la sostanza e potenza divina.