Traduzione De Inventione, Cicerone, Versione di Latino, Libro 01; 51-60
Traduzione in italiano del testo originale in Latino del Libro 01; paragrafi 51-60 dell'opera De Inventione di Marco Tullio Cicerone
DE INVENTIONE: TRADUZIONE DEL LIBRO 01; PARAGRAFI 51-60
[51] Ogni argomentazione deve essere condotta o induttivamente o deduttivamente. Linduzione è il ragionamento che cerca lapprovazione di colui con cui si sta discutendo attraverso proposizioni di cui non si può dubitare; e fa sì che si accetti come vero un fatto dubbio in forza della somiglianza che esiste con le proposizioni che sono state ammesse. Così Socrate, nellopera di Eschine il Socratico, presenta Aspasia, che parla con la moglie di Senofonte e con Senofonte stesso: Dimmi, ti prego, tu moglie di Senofonte, se una tua vicina possedesse un gioiello migliore del tuo, quale preferiresti, quello o il tuo? Risponde: Quello. E se quella possedesse un abito e tutti gli altri ornamenti femminili di maggior valore dei tuoi, preferiresti i tuoi o quelli di lei? Risponde: Quelli di lei. Va bene, dice, E se quella avesse un marito migliore del tuo, preferiresti il tuo o il suo? A questo punto la donna divenne rossa. [52] Aspasia, a sua volta, si rivolse allo stesso Senofonte. Scusa, o caro Senofonte, se un vicino possedesse un cavallo migliore del tuo, preferiresti il tuo o il suo? Risponde: Il suo. E se avesse un terreno meglio del tuo, quale preferiresti? Il suo risponde il migliore naturalmente. se, infine, avesse una moglie migliore di quella che hai tu, vorresti forse la tua o la sua? A questo punto anche Senofonte tacque. E allora Aspasia: Poiché ambedue non avete risposto, al solo punto che volevo sentire, vi spiegherò io cosa pensate voi due, luno dellaltro. In effetti, tu o donna, desideri avere il marito migliore e tu, o Senofonte, mostri chiaramente di volere la più straordinaria delle mogli. Quindi, se non vi comporterete in modo, che esista sulla terra né moglie migliore né marito migliore, certamente cercherete sempre alla ricerca di ciò che credete sia il meglio, [ voglio dire che tu vorrai essere marito della donna migliore e che costei vorrà avere il migliore come marito]. In tale dialogo, quindi, dopo il consenso sui fatti non dubbi, si è avuto che, grazie allanalogia, a seguito di tale procedimento mediante interrogazione, si desse per certo anche quello che poteva sembrare dubbio, se fosse stato domandato in modo separato. [53] Di questo metodo di ragionamento si servì moltissimo Socrate, poiché egli non voleva imporre niente per tentare di persuadere il suo interlocutore, ma preferiva, da quello che aveva ammesso colui con il quale stava discutendo, trarre una conclusione che quello doveva per forza ammettere, grazie a ciò che egli stesso aveva concesso in precedenza. In questo genere di ragionamento induttivo mi sembra che la prima regola debba essere quella che lelemento analogico proposto sia tale da dover per forza essere concesso. Infatti, la premessa, attraverso la quale vogliamo ammettere ciò che è dubbio, non dovrà proprio essere dubbia. In secondo luogo, si dovrà prestare attenzione che la conseguenza, per la quale ricorriamo al ragionamento induttivo, sia in un rapporto di somiglianza con le premesse che abbiamo proposto come non dubbie;infatti, tutto quello che in precedenza ci sarà stato concesso non ci sarà di nessuna utilità se sarà diverso da quello che abbiamo voluto che prima ci fosse accordato con lassenso; infatti colui con il quale discutiamo non deve comprendere lo scopo delle prime proposizioni e a quale risultato devono giungere.
[54] Se, una volta che ha dato il suo assenso a ciò che è stato domandato per primo, si rende conto di dover per forza ammettere anche quello che non vorrebbe, per lo più non permette che le interrogazioni seguano oltre, o non rispondendo o facendolo in modo evasivo; quindi, grazie al metodo dellinterrogazione, linterlocutore, senza che se ne accorga, deve essere portato da ciò che ha ammesso a ammettere ciò che non desidera. Alla fine, o dovrà tacere o dovrà ammettere o negare la verità della tesi proposta. Se la negherà, o si dovrà evidenziare la somiglianza con ciò che ha ammesso precedentemente, o utilizzare un altro ragionamento induttivo. Se ammetterà, se ne deve dedurre la conclusione. Se tacerà, sarà necessario estorcergli qualche risposta o, poiché il silenzio è una forma di assenso, si dovrà trarre la conclusione, esattamente come se di fatto lavesse ammessa. per questo motivo che le parti del ragionamento induttivo sono tre: la prima è data da una o più proposizioni simili o analoghe; la seconda, nella verità che desideriamo fare ammettere, in vista della quale sono state addotte le proposizioni di analogia; la terza, nella conclusione, che conferma che il punto in discussione è stato ammesso o dimostra quale conseguenza se ne possa dedurre. [55] Ma, poiché a qualcuno sembrerà di non esserci spiegati in un modo abbastanza chiaro, se non riporteremo qualche esempio tratto dal genere delle cause civili, ci sembra necessario utilizzare anche un esempio di questo genere, non perché nelle cause le regole dellinduzione siano diverse, o perché si debba procedere, in un discorso, in modo diverso da come si procede in una conversazione, ma per andare incontro al desiderio di coloro i quali, dopo aver visto una cosa in un luogo, non sono in grado di riconoscerla in un altro, se non viene mostrata loro. Prendiamo per esempio quella causa, conosciuta da tutti i Greci, di Epaminonda comandante in capo dei Tebani, poiché non consegnò lesercito a colui che secondo la legge gli era succeduto in qualità di generale e, avendone mantenuto il comando contro la legge per pochi giorni, sbaragliò gli Spartani, laccusatore potrebbe utilizzare un ragionamento per induzione, difendendo la lettera della legge contro lo spirito di essa, in tale modo: [56] Se, o giudici, Epaminonda aggiungesse alla legge ciò che, per lui, era nella volontà del legislatore, e aggiungesse tale eccezione: SALVO CHE UNO NON ABBIA RICONSEGNATO LESERCITO PER IL BENE DELLO STATO, voi lo permettereste? Non credo. E concederà il popolo Tebano che voi, il che è molto distante dalla vostra scrupolosità e dalla vostra saggezza, per onorare costui, ordiniate di aggiungere questa stessa eccezione alla legge senza il consenso del popolo? Di sicuro non lo permetterà. Ma quindi se non è giusto inserire una tale eccezione nella legge, vi sembrerebbe una cosa giusta metterla in pratica come se fosse stata inserita? Conosco la vostra intelligenza: non potete essere di questo parere, o giudici.
E se la volontà del legislatore non è modificabile, mediante una correzione del testo, né da voi né da quello,fate attenzione che non accada una cosa ancora più vergognosa, che si cambi cioè, con un atto dovuto alla vostra decisione, una legge, di cui non si può modificare neanche una parola. Ci sembra che abbiamo parlato abbastanza, per adesso, dellinduzione. [57] Passiamo adesso a considerare il peso e la natura del ragionamento deduttivo. La deduzione è un ragionamento che prende dal fatto stesso qualche elemento credibile, che, una volta esposto e noto in se stesso, si impone con la sua forza e si giustifica da solo. Coloro che cedettero di doverla in modo ulteriore approfondire, utilizzando nella pratica delloratoria lo stesso criterio, si trovarono un po in disaccordo sul modo di stabilire le regole. Infatti certi affermarono che le sue parti fossero cinque, mentre altri credettero di poterla suddividere in non più di tre parti. Non pare inopportuno esporre il loro dissenso, prendendo in considerazione le ragioni degli uni e degli altri. Infatti si può affermare in poche parole, e non ci sembra, daltra parte, che sia argomento su cui altri non abbia qualcosa dimportante da affermare: e poi perché reputiamo che tale questione non è per niente da sottovalutare in una orazione. [58] Coloro che ritengono che la deduzione debba essere divisa in cinque parti affermano che è necessario, prima di tutto, esporre in modo sintetico, la sostanza dellargomentazione, in questo modo: Le cose che si effettuano con un programma, sono eseguite meglio di quelle compiute senza un programma. Questa la definiamo la prima parte; e credono di doverla immediatamente dopo dimostrare con varie ragioni e con molte parole, così: La casa che è amministrata saggiamente è fornita e dotata di tutte le cose utili più di quella che è governata senza ordine e senza alcun criterio. Un esercito, comandato da un uomo saggio e esperto, è governato, sotto ogni aspetto, in modo più facile di quello guidato da un comandante stolto e temerario. Lo stesso principio è valido per la navigazione. Infatti la nave che possiede un pilota molto esperto segue molto bene la rotta. [59] Non appena la premessa è stata provata in tale modo, e le prime due parti del ragionamento sono state esaurite, affermano che è nella terza parte che è necessario introdurre, in forza della premessa, ciò che desideri dimostrare, così: Di tutte le cose nessuna è amministrata meglio del mondo intero. Di tale premessa minore introducono poi come quarta parte la dimostrazione, così: Il sorgere e il tramonto degli astri, infatti, osservano un ordine ben definito; e le stagioni dellanno non soltanto si alternano sempre nel medesimo modo secondo una legge ineluttabile, ma hanno come fine lutilità di tutte le cose; e lalternanza dei giorni e delle notti, che conserva sempre lo stesso ritmo, non ha mai portato nessun danno. Tutto ciò è segnale non piccolo che la natura del mondo è retta da una legge.
Come quinta parte aggiungono la conclusione, che, o si limita a introdurre la conseguenza, che si trae da tutte le parti del ragionamento, così: Quindi il mondo è retto da una legge; o, unendo la premessa e lassunto, aggiungono lillazione tratta da quelle, in questo modo: Se le cose amministrate con un piano procedono meglio di quelle che sono rette senza un piano, e se nulla è amministrato meglio del mondo intero, ne deriva che il mondo intero è governato secondo un piano. Questo è dunque il ragionamento per deduzione che credono si divida in cinque parti. [60] Quelli che affermano che il ragionamento per deduzione sia diviso in tre parti sostengono che il ragionamento non debba essere svolto diversamente, ma criticano il criterio con cui quelli lo dividono. Infatti, affermano che le dimostrazioni non debbano essere tenute separate, né dalla premessa maggiore né dalla minore, e che, daltra parte, ambedue le premesse non sembrino perfette , se tutte e due non sono verificate dalla prova. Per ciò, quella che i sostenitori delle cinque parti credono due parti separate, cioè la proposizione e la sua prova, sono, per loro, una sola proposizione; poiché questa , se non ha unita la sua prova, non può essere la premessa di unargomentazione. Allo stesso modo, quelle che dagli altri sono definite la minore e la sua prova, sono, secondo loro, solamente la premessa minore. Così succede che un ragionamento per deduzione, anche se sviluppato secondo gli stesi criteri, a certi sembri dividersi in tre parti, a altri in cinque. Per la qual cosa ne deriva che la questione non attiene tanto la pratica oratoria quanto il metodo didattico