Traduzione De Domo sua, Cicerone, Versione di Latino, capitoli 71-75
Traduzione in italiano del testo originale in latino, capitoli 71-75, dell'opera De Domo sua di Cicerone
DE DOMO SUA: TRADUZIONE DEI CAPITOLI 71-75
[71] Ma in verità questi che temettero le leggi di Clodio, in quale modo hanno osservato le altre? In realtà il senato, il cui giudizio è molto importante riguardo al vigore delle leggi, quante volte è stato interrogato sul mio caso, tante ha giudicato quelle leggi non valide. Cosa che vedesti anche tu, Lentulo, in quella legge che ponesti su di me. Infatti non fu proposto che fosse permesso che io venissi a Roma, ma che io venissi; tu infatti non volesti proporre che fosse lecito quello che già era lecito, ma che io fossi nella repubblica, in modo tale che apparisse che io fossi richiamato dalla sovranità del popolo romano, piuttosto che reintegrato nellamministrazione della città. [72] E tu , questo anche, mostruosa peste, hai osato chiamare esule, essendo tu svergognato da tanti crimini e ignominie, che avresti reso un esilio qualsiasi luogo dove tu fossi andato? Chi è infatti un esule? questo è per se stesso un nome di sventura, non di vergogna. Quando infatti lesilio è una cosa vergognosa? in realtà, quando è la pena di una colpa, e poi per giudizio degli uomini, se è la pena del colpevole. Subisco io questo nome,dunque, per una colpa o per qualcosa in cui sono stato giudicato? Per una colpa? Ormai nè osi dire ciò tu, che i seguaci chiamanoil felice Catilina, nè nessuno di coloro che ne avevano labitudine. Non solo ormai non cè più nessuno tanto sprovveduto da dire che quello che ho fatto nel mio consolato siano cose colpevoli, ma nessuno è tanto nemico della patria da non ammettere che la patria è stata salvata dalle mie decisioni. [73] Qual è infatti in questa terra una comune deliberazione, sia tanto importante sia anche minima,che non abbia tenuto conto, per quanto concerne le operazioni intraprese da me, che quelle erano per me le più desiderate e le più belle? Il più alto consiglio del popolo romano e di tutti i popoli e di tutte le nazioni e dei re è il senato: decretò che tutti coloro che volevano che lo Stato fosse salvato venissero a difendere soltanto me, e dimostrò che la repubblica nè poteva resistere se io non ci fossi stato,nè ci sarebbe mai stato un futuro se io non fossi ritornato. [74] Lordine dei cavalieri è molto vicino a questa dignità: tutte le associazioni di tutti gli ordini pubblici fecero decreti molto importanti e molto autorevoli riguardo al mio consolato e alle operazioni da me intraprese. I cancellieri, che sono impegnati con noi negli affari dei conti e nei pubblici verbali, non vollero che il loro giudizio e la loro opinione sui miei benefici alla repubblica fosse nascosto. In questa città non cè un collegio, o di abitanti della campagna o della montagna, poichè i nostri antenati vollero che anche i plebei cittadini avessero delle piccole adunanzr e come una specie di consigli, che non decretasse in modo molto rispettabile, non solo sulla mia salvezza, ma anche sulla mia dignità.
[75] Infatti perchè io vado ricordando quei divini e immortali decreti delle città e delle colonie e di tutta lItalia, con i quali mi sembrò come se attraverso vari gradini fossi salito in cielo e non soltanto ritornato in patria? Ma quale fu quel giorno, quando lo stesso popolo romano vide te, Paolo Lentulo, che ponevi la legge sul mio ritorno e capì quanto tu fossi grande e quanto prestigio tu avessi! Si sa infatti che mai il campo Marzio, senza comizi, fosse pieno di tanta folla, di tanto onore di uomini di ogni condizione, di tutte le età e di tutte le classi. Ometto che unanime era il giudizio e unanime il consenso delle città, delle nazioni, delle province, dei re e di tutto il mondo sui miei meriti verso tutti gli uomini: quale fu il mio arrivo e il mio ingresso in città? Che la patria mi accolse come se dovesse ricevere la luce e la salvezza restituite o come un crudele tiranno, cosa che voi, volgare gregge di Catilina, eravate soliti dire di me.