Traduzione De Domo sua, Cicerone, Versione di Latino, capitoli 36-40
Traduzione in italiano del testo originale in latino, capitoli 36-40, dell'opera De Domo sua di Cicerone
DE DOMO SUA: TRADUZIONE DEI CAPITOLI 36-40
[36] Parlo davanti ai pontefici: nego che questa adozione sia stat fatta secondo il diritto pontificio: prima perchè le vostre età sono tali che colui che ti ha adottato o sarebbe potuot essere per letà come un tuo figlio o nellintento lo fu: poi perchè si è soliti ricercare le ragioni di unadozione nel fatto che sia colui che adotta cerchi, per legittimo diritto pontificio, ciò che per natura non ha potuto conseguire, sia che adotti in modo da non sminuire nulla e per quanto riguarda la dignità della discendenza e per quanto riguarda la religione: e soprattutto questo, cioè che non sia implicata alcuna calunnia alcuna frode, alcun inganno: in modo che questa apparente adozione di un figlio sembri essere simile pienamente a quella vera di generare dei figli. [37] Ma quale calunnia è maggiore di quella di un giovane imberbe, in buona salute, sposato, che dice di voler adottare come figlio un senatore del popolo romano; e ciò è chiaro e sotto gli occhi di tutti, non affinchè egli sia esucato come figlio, ma affinchè esca dalla classe dei patrizi e possa diventare tribuno della plebe, e per questo volle essere adottato? e ciò non velatamente; infatti una volta adottato, subito si fece emancipare per non essere figlio di colui che lo aveva adottato. Perchè dunque era stato adottato ? Approvate questa usanza di adozione: ormai spariranno tutti i riti sacri, dei quali voi dovete essere i custodi, ormai non ci sarà più alcun patrizio. Perchè infatti qualcuno vorrebbe che non fosse lecito diventare tribuno della plebe, quando vede che la strada del consolato è più difficile e non aderisce al sacerdozio, pur potendo aderirvi, perchè non è il posto giusto per un patrizio? Poichè ad ognuno accadrà qualcosa per la quale sarà più comodo essere plebeo, con simile ragionamento sarà adottato. [38] In questo modo in breve tempo non ci saranno più nè un re dei sacrifici, nè flamini, nè Salii, nè una metà di altri sacerdoti, nè gli autori dei comizi centuriati e curiati; e sarà inevitabile che gli Auspici del popolo romano, se non saranno creati dei magistrati patrizi, si estinguano, non essendovi nessun senatore investito del potere supremo i n periodo di consolato vacante, poichè è necessario che egli sia patrizio e proposto da patrizi. Ho già detto davanti ai pontefici che questa adozione, non approvata da alcun decreto di questo collegio, condotta contro ogni diritto pontificio, non deve considerarsi valida; tolta questa, vedi che tutto il tuo tribunato viene a cadere. [39] Vengo ora agli Auguri, dei quali se alcuni libri sono nascosti, io non indago; non sono indiscreto nel cercare di conoscere il diritto degli Auguri; io ho conosciuto quelle cose che ho imparato col popolo, cose che spesso sono i responsi nelle assemblee. Dicono che non sia lecito che queste cose siano trattate col popolo, quando si osserva il cielo a scopo augurale.
Osi negare che in quel giorno, in cui si dice che sia stata posta la legge curiale riguardante te, si sia osservato il cielo ? E presente un uomo dotato di rare virtù, perseveranza, serietà, Marco Bibulo: dico che questo console in quello stesso giorno ha osservato il cielo a scopo augurale. Dunque tu invalidi gli atti del valorosissimo Caio Cesare? assolutamente no; infatti ormai non minteressa per niente, eccetto per quei dardi che lanciati dalle sue attività sono stati conficcati nel mio corpo. [40] Ma queste operazioni riguardanti gli Auspici, che ora tocco in breve, sono state fatte da te. Tu, mentre il tuo tribunato già vacillava e diventava debole, subito ti facesti avanti come protettore degli Auspici; tu conducesti Marco Bibulo e gli Auguri in assemblea; a te che li interrogavi, gli Auguri risposero che, quando si sia osservato il cielo a scopo augurale, non si può trattare col popolo; a te che cercavi di sapere, Marco Bibulo rispose che egli aveva osservato il cielo, ed egli stesso in assemblea, essendo condoto da tuo fratello Appio, disse che tu, essendo stato adottato contro il parere degli Auspici, non eri tribuno della plebe. Nei mesi successivi infine ogni tua azione consistè nella necessità che fossero annullate, per mezzo del senato, tutte quelle cose che aveva fatto Cesare, poichè erano state condotte contro gli Auspici; e se ciò si faceva, dicevi che mi avresti riportato sulle tue spalle in città come custode della città. Vedete la follia di questuomo, si sente vincolato, durante il suo tribunato, dagli atti di Cesare.