Traduzione De Domo sua, Cicerone, Versione di Latino, capitoli 26-30
Traduzione in italiano del testo originale in latino, capitoli 26-30, dell'opera De Domo sua di Cicerone
DE DOMO SUA: TRADUZIONE DEI CAPITOLI 26-30
[26] La molesta peste si rammarica anche che gli approvvigionamenti di grano siano stati strappati dalla disonestissima bocca di Sesto Clodio,, e che la repubblica nel più grave pericolo abbia implorato laiuto di tale uomo, da cui si ricordava di essere stata salvata ed accresciuta. Non piace a Clodio che non si operi con poteri straordinari. Perchè? quella che facesti contro di me, tu che sei patricida, fratricida, uccisore di tua sorelle, non fu legge straordinaria? Ti fu lecito fare non una legge, ma un empio privilegio riguardante la rovina di un cittadino, che oggi gli Dei e gli uomini hanno giudicato conservatore della repubblica, che daltronde tu stesso ammetti oggi non solo non colpevole, ma neppure accusato, mentre il senato deplorava, tutti gli onesti se ne rammaricavano, dopo aver rifiutato le preghiere di tutta lItalia, e dopo aver oppressa e presa la repubblica : ed a me non fu lecito dire la mia opinione sulla salvezza del popolo romano, mentre il popolo romano mi supplicava, il senato me lo chiedeva e i tempi della repubblica lo esigevano? [27] Nella quale mia opinione, se la profonda dignità di Gneo Pompeo è congiunta alla comune utilità, certamente potrei essere lodato se io apparissi suffragato dalla dignità di colui che aveva arrecato sostegno e aiuto alla mia salvezza. Cessino, cessino gli uomini di sperare che io, una volta riabilitato, possa essere abbattuto da quelle macchinazioni con le quali prima, mentre io stavo saldo in piedi, mi hanno distrutto. Infatti quale coppia di consolari amici è mai stata in città così unita quanto lo siamo stati io e Gneo Pompeo? chi presso il popolo romano, chi, anche più spesso in senato, parlò della sua dignità in modo più chiaro? qual è stato un così grande travaglio, quale lostilità, quale la contestazione, che io non ho affrontato in difesa del suo onore? e da parte sua quale tributo di stima, quale celebrazione della mia gloria, quale reciproco affetto è stato tralaciato ? [28] Questa nostra condivisione, questo comune intento nel gestire bene la repubblica, questa serenissima unione di vita e di tutti i compiti, certi uomini, con finti argomenti e false calunnie, troncarono, dopo che loro stessi lo avvertirono di temermi e di guardarsi da me, e quegli stessi dicevano a me che egli mi era molto ostile, così che io nè potevo chiedere con sufficiente coraggio a lui quelle cose che dovevo chiedergli, nè lui, avvelenato da tanti sospetti e dalla scellerataggine di certi uomini, mi garantiva premurosamente quelle cose che la mia situazione richiedeva.
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