Traduzione De bello gallico, Cesare, Versione di Latino, Libro 07; 32-70
Traduzione in italiano del testo originale in latino del Libro 07; paragrafi 32-70 dell'opera De bello gallico di Cesare
DE BELLO GALLICO: TRADUZIONE DEL LIBRO 07; PARAGRAFI 32-70
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Cesare fermatosi ad Avarico per parecchi giorni e ottenuta qui grandissima quantità di frumento e di altro vettovagliamento ristabilì lesercito dalla sofferenza e dalla indigenza.Ormai quasi terminato linverno, poiché dalla stessa stagione dellanno si invocava a far guerra ed avendo deciso di partire contro il nemico, sia potendo snidarlo da paludi e selve sia incalzarlo con lassedio, vengono da lui come ambasciatori i capi degli Edui a pregarlo soprattutto di soccorrere la nazione in un momento difficoltoso; (dicevano) che la situazione era al massimo rischio, perché, mentre erano abituati fin dallantichità i singoli magistrati ad essere eletti ed ottenere un potere regale annuale, due tenevano la magistratura e luno e laltro di essi diceva dessere stato nominato secondo le leggi.Di questi il primo era Convictolitave, giovane ricco e nobile, il secondo Coto, nato da antichissima famiglia e lui stesso personaggio di grandissima potenza e di grande parentela, il cui fratello Valeziaco lanno precedente aveva svolto la stessa magistratura. Tutta la nazione era in armi; diviso il senato, diviso il popolo nelle clientele proprie di ognuno di loro.Che se troppo a lungo si alimentava la lite, darebbe accaduto che un partito combattesse con un partito della nazione; perché non avvenisse ciò, ci si rimetteva nella sua sagacia e prestigio. Cesare anche se riteneva dannoso allontanarsi dalla guerra e dal nemico, tuttavia non ignorando, quanti grandi danni erano soliti sorgere dai dissensi, perché una nazione così grande e tanto legata al popolo romano, che egli aveva sempre favorito e premiato con tutti i mezzi, non scendesse alla violenza ed alle armi e quel partito, che meno confidava in lui, chiedesse aiuti da Vercingetorige, giudico che bisognava provvedere a questa cosa e, poiché secondo le leggi degli Edui, non era lecito a quelli, che detenevano la massima magistratura, uscire dai territori, perché non sembrasse che sminuisse qualcosa circa il diritto e le leggi loro, stabilì do partire verso gli Edui e convocò presso di sé a Decezia tutto il senato e quelli tra cui cera la controversia. Essendo giunta là quasi tutta la nazione ed essendo informato che, convocati pochi (uomini) di nascosto in luogo diverso, i tempo diverso da quello che era stabilito, un fratello era stato designato dal fratello, mentre le leggi vietavano che da una sola famiglia essendo vivo luno e laltro, non solo si eleggesse un magistrato, ma (le leggi) proibivano anche che fosse nel senato, costrinse Coto a deporre il comando ed ordinò che ottenesse il potere Convictolitave, che era stato eletto per mezzo dei sacerdoti secondo la tradizione della nazione, quando le magistrature si interrompevano. Emanato questo decreto, dopo aver esortato gli Edui a dimenticarsi delle liti e dei dissensi e lasciate da parte tutte queste cose servissero a questa guerra ed aspettassero quei premi che avevano meritato, vinta da lui la Gallia, e gli inviassero subito tutta la cavalleria e 10 mila soldati, da disporre nelle guarnigioni per il vettovagliamento, divise lesercito in due parti: diede a Labieno quattro legioni da guidare conto i Senoni ed i Parisi, se le guidò lui stesso contro gli Arverni alla città di Gergovia lungo il fiume Allier; della cavalleria parte ne diede a lui, parte la lasciò per sé.Conosciuta questa cosa, Vercingetorige, poiché tutti i ponti d quel fiume erano interrotti, cominciò a fare la marcia dallaltra parte del fiume.
Essendo uno (dei due) di fronte allaltro esercito, e ponendo gli accampamenti quasi di rimpetto agli accampamenti, dislocati gli esploratori,affinché in qualche luogo realizzato il ponte, i Romani facessero attraversare le truppe, la cosa era in grandi difficoltà per Cesare, di essere ostacolato dal (luso del ) fiume per la maggior parte dellestate, perché lAllier è solito esser attraversato a guado quasi non prima dellautunno.Così perché ciò non accadesse, quei (ponti) che Vercingetorige aveva curato di tagliare, il giorno dopo con due legioni di nascosto li ripristinò; inviò le altre truppe con tutti i carriaggi, come era solito, dislocate alcune coorti così che sembrasse risultare il numero delle legioni.Comandati questi di avanzare quanto più lontano potessero, quando già dal momento del giorno formava la congettura che si fosse giunti negli accampamenti, sugli stessi piloni, la cui parte inferiore rimaneva intatta, cominciò a rifare il ponte.Velocemente conclusa lopera e fatte passare le legioni e scelto un luogo adatto per gli accampamenti richiamò le altre truppe.Vercingetorige, saputa la cosa, per non essere costretto a combattere contro la sua volontà, precedette a marce forzate. Cesare da quel luogo giunse a Gergovia in cinque tappe ed in quel giorno fatto un piccolo scontro di cavalleria, controllata la posizione della città, che situata su di un monte altissimo aveva tutti gli accessi difficili, disperò sullassedio, sullassedio decise di non agire prima di sbrigare il vettovagliamento.Ma Vercingetorige, posti gli accampamenti sul monte vicino alla città, aveva collocato attorno a sé ad intervalli abbastanza brevi separatamente le truppe delle singole nazioni ed occupati tutti i colli di quel giogo, fin dove si poteva guardar giù, offriva uno spettacolo spaventoso ed ordinava che i capi di quelle nazioni, che si era scelto per prendere decisione, alla prima luce quotidianamente si riunisse da lui, sia che sembrasse si dovesse comunicare qualcosa sia organizzare qualcosa, e non tralasciava quasi nessun giorno che non sperimentasse con uno scontro di cavalleria, intervenuti gli arcieri, cosa ci fosse di animosità e di coraggio in ciascuno dei suoi.Cera di rimpetto alla città un colle ai piedi stessi del monte straordinariamente fortificato e sa ogni parte scosceso; se i nostri lavessero occupato, sembrava che avrebbero impedito ai nemici sia da gran parte dellacqua sia dal libero pascolo.Ma questo luogo non era occupato da essi con una guarnigione non troppo sicura. Tuttavia nel silenzio della notte Cesare uscito dagli accampamenti, prima che da parte della guarnigione si potesse giungere dalla città, cacciata la guarnigione, impadronitosi del luogo vi collocò due legioni e tracciò un duplice fossato di dodici piedi dagli accampamenti maggiori ai minori, perché i singoli potessero passare al sicuro da un improvviso assalto dei nemici. Mentre presso Gergovia si facevano queste cose, Convictolitave, eduo, a cui ricordammo che era stato aggiudicato la magistratura da parte di Cesare, sobillato dagli Arverni con denaro parla con alcuni giovani, di cui era capo Litavicco ed i suoi fratelli, giovani nati da ricchissima famiglia.Con essi divide la somma ed esorta a ricordarsi che essi erano liberi e nati per il potere.
(Diceva che) la nazione degli Edui era la sola, che bloccasse la sicurissima vittoria della Gallia; dal suo prestigio le altre erano trattenute; trascinata quella per i Romani non ci sarebbe stato il luogo di fermarsi. Lui era tenuto da qualche favore di Cesare, tuttavia così che aveva ottenuto presso di lui una causa giustissima; ma doveva di più alla comune libertà.Perché gli Edui andavano da Cesare quale arbitro del loro diritto e delle leggi piuttosto che i Romani dagli Edui? Velocemente i giovani spinti e dal discorso del magistrato e dal premio, dichiarando che anche loro sarebbero stati capi del piano, si cercava il sistema di realizzarlo, perché non speravano che la nazione poteva essere indotta a intraprendere la guerra alla leggera:Si decise che Litavicco fosse a capo per quei dieci mila, che venivano mandati da Cesare per la guerra e curasse di guidarli ed i suoi fratelli lo precedessero da Cesare.Stabiliscono con quale altro sistema si decida di agire. Litavicco, ricevuto lesercito, distando da Gergovia circa 30 mila passi, convocati subito i soldati, piangendo Dove andiamo, disse, soldati? Tutta la nostra cavalieri, tutta la nobiltà è morta; i capi della nazione, Eporedorige e Viridomaro, accusati di tradimento, indetto un precesso da parte dei Romani, sono stati uccisi.Sapete queste cose da questi, che fuggirono dalla stessa strage;io, dopo che sono stati uccisi i fratelli e tutti i miei parenti, sono bloccato dal dolore a raccontare le cose che sono state fatte.Sono fatti avanzare quelli, che egli aveva istruiti a cosa voleva si dicesse e le stesse cose che Litavicco aveva pronunciato, le espongono alla folla: che erano stati uccisi tutti i cavalieri degli Edui, perchè si diceva che avevano parlato con gli Arverni; che loro stessi si eran nascosti tra la folla dei soldati ed erano sfuggiti dal mezzo della strage. Gli Edui approvano e pregano Litavicco di provvedere per loro. Come se, disse, la cosa sia bisognosa di una decisione e non sia necessario per noi dirigerci a Gergovia ed unirci agli Arverni.O dubitiamo che, commesso un (primo) indicibile delitto, non corrano ormai ad ucciderci? Dunque se in noi cè un qualcosa di coraggio, vendichiamo la morte di coloro che sono morti molto indegnamente ed uccidiamo questi rapinatori.Mostra i cittadini romani, che erano andati insieme nella fiducia della loro difesa.Subito saccheggia una gran quantità di frumento e vettovagliamento, ed uccide crudelmente gli stessi dopo averli torturati. Manda messaggeri per tutta la nazione degli Edui, insiste nella stessa menzogna sulla strage dei cavalieri e dei capi; sorta che vendichino con lo stesso sistema che lui ha usato, le loro offese. Leduo Eporedorice, giovane nato da nobile famiglia e di grandissima potenza in patria, ed insieme Viridomaro di pari età e prestigio, non pari di stirpe, che Cesare presentatogli da Diviziaco da umile condizione aveva portato alla massima dignità, erano giunti nel gruppo dei cavalieri chiamati per nome da lui.Essi avevano tra loro una rivalità per la supremazia ed in quella lite delle magistrature uno aveva lottato per Convictolitave e laltro per Coto con tutti i mezzi.Tra questi Eporedorice, saputo il piano di Litavicco quasi a mezzanotte riferisce la cosa a Cesare; prega che non permetta che la nazione defezioni dalla amicizia del popolo romano per i malvagi progetti di giovani; provveda a quello che sarebbe accaduto, se tante migliaia di uomini si fossero uniti con i nemici, la loro incolumità né i parenti né la nazione poteva valutare di poca importanza.
Colpito da grande preoccupazione per questa notizia, Cesare, poiché aveva sempre assecondato specialmente la nazione degli Edui, non frapposta alcuna incertezza, fa uscire dagli accampamenti quattro legioni pronte e tutta la cavalleria; e non ci fu tempo in tale frangente a diminuire gli accampamenti, perché la cosa sembrava riposta sulla velocità; lascia il legato C. Fabio con due legioni a guardia degli accampamenti.Avendo ordinato di arrestare fratelli di Litavicco, scopre che poco prima sono fuggiti dai nemici.Esortati i soldati perché in un frangente di emergenza non si turbassero per la fatica della marcia, essendo tutti desiderosissimi avanzatosi 25 mila passi vede la schiera degli Edui.Inviata la cavalleria attarda la loro marcia e la bloccae vieta a tutti di uccidere qualcuno.Ordina che Eporeodrice e Viridomaro, che essi ritenevano uccisi, vadano tra i cavalieri e chiamino i loro.Riconosciuti questi e scoperto linganno di Litavicco cominciano a tendere le mani a segnalare la resa e gettate le armi a scongiurare la morte.Litavicco con i suoi clienti, per i quali è sacrilegio secondo la tradizione dei Galli abbandonare i patroni anche nella estrema sorte, fugge a Gergovia. Cesare, inviati messaggeri alla nazione degli Edui, ad illustrare che erano stati salvati dalla sua benevolenza quelli che per la legge di guerra avrebbe potuto uccidere, concesse tre ore allesercito per il riposo della notte mosse gli accampamenti verso Gergovia. Quasi a metà della marcia cavalieri inviati da Fabio indicano in quanto grave pericolo fosse la cosa.Rivelano che gli accampamenti erano stati assediati da grandissime truppe, mentre continuamente i (soldati) freschi savvicendavano agli stanchi e sfiancavano i nostri per la incessante fatica, e per la grandezza degli accampamenti essi stessi dovevano restare perpetuamente sulla trincea. Dalla quantità di frecce ed ogni genere di proiettili molti erano stati feriti; per sostenere queste cose eran state di grande utilità le macchine ( da guerra). Fabio alla loro partenza, lasciate (solo) due porte aveva bloccato le altre ed aggiungeva parapetti alla trincea e si preparava a situazione simile per il giorno dopo.Sapute queste cose, Cesare con grande premura dei soldati giunse agli accampamenti prima del sorgere del sole. Mentre presso Gergovia si compivano queste cose, gli Edui ricevute le prime notizie da Litavicco, non si lasciano alcun tempo per controllare.Alcuni li spinge lavidità, altri la rabbia e la temerarietà, che soprattutto per quella razza di uomini è innata, tanto da considerare appurata una piccola diceria.Saccheggiano i beni dei cittadini romani, fanno stragi, li riducono in schiavitù.Aiuta la situazione aggravata Convictolilitave ed eccita la folla al furore, perché, commesso il delitto ci si vergogni a ritornare alla normalità. Fanno uscire dalla città di Cavillono M. Aristio tribuno dei soldati che faceva il viaggio verso la legione, data la parola; obbligano a fare lo stesso quelli che serano fermati lì per commerciare.Assalitili subito durante la marcia li spogliano di tutti i carriaggi; notte e giorno li assediano mentre resistono; uccisi molti da entrambe le parti chiamano alle armi una folla maggiore.
Intanto portata la notizia che tutti i loro soldati erano tenuti nel potere di Cesare, accorrono da Aristio, affermano che nulla è stato fatto per decisione pubblica; decidono uninchiesta per i beni saccheggiati; confiscano i beni di Litavicco e dei fratelli, mandano ambasciatori da Cesare per scusarsi.Fanno queste cose per recuperare i loro; ma contaminati dal delitto e presi dal guadagno dei beni saccheggiati, perché quella cosa riguardava molti, ed atterriti dalla paura della pena di nascosto cominciano ad intraprendere piani e sobillano altre nazioni con ambascerie.Anche se Cesare capiva tali cose, tuttavia quanto più benignamente può chiama gli ambasciatori; (dice che) lui per lignoranza e la leggerezza del popolo non giudicava nulla di troppo severo per la nazione e non diminuiva (nulla) circa la sua benevolenza verso gli Edui. Egli aspettando un moto maggiore della Gallia, per non essere assediato da tutte le nazioni, e intraprendeva piani per partire dalle vicinanze di Gergovia e riunire di nuovo tutto lesercito, perché una partenza nata dal timore non sembrasse simile alla fuga. A lui che meditava queste cose sembrò capitare la possibilità di concludere bene la cosa.Infatti essendo giunto negli accampamenti minori per controllare lopera, saccorge che il colle che era occupato dai nemici è privo di uomini, (colle) che nei giorni precedenti appena si poteva scorgere a causa della moltitudine.Meravigliato chiede ai disertori il motivo, e di essi quotidianamente un gran numero confluiva da lui. Risultava a tutti, cosa che lo stesso Cesare aveva saputo per mezzo degli esploratori, che il dorso di quel giogo era piano, ma selvoso e stretto, attraverso cui cera laccesso allaltra parte della città; che essi temevano molto per questo luogo e non ormai pensavano diversamente, se essendo occupato dai Romani un colle avessero perso laltro, (temevano) si sembrare quasi accerchiati e bloccati da ogni uscita e foraggiamento; tutti erano stati chiamati da Vercingetorige per fortificare questo luogo. Accortosi di questa cosa Cesare invia parecchie squadre di cavalieri proprio là a mezzanotte; ordina a questi che scorazzino un poco piuttosto rumorosamente in tutti i luoghi.Alla prima luce ordina che si faccia avanzare un gran numero di carriaggi e di muli dagli accampamenti e che si tolgano da essi i basti e che i mulattieri con gli elmi e con laspetto e la finzione di cavalieri siano portati attorno ai colli. Ad essi unisce pochi cavalieri, che vaghino piuttosto in largo per ostentazione. Con un lungo giro ordina che si dirigano alle stesse zone.Queste cose da lontano si vedevano dalla città, come da Gergovia cera la vista sugli accampamenti, ma a così grande distanza non si poteva vedere cosa ci fosse di preciso.Sullo stesso giogo invia una legione ed avanzata un poco la stabilisce in luogo più basso e la nasconde nelle selve.Si accresce il sospetto per i Galli e tutte le truppe sono trasportate là per la fortificazione.Cesare avendo visto gli accampamenti dei Galli vuoti, coperte le insegne dei suoi ed occultate le insegne militari fa passare i soldati pochi (per volta), perché non se ne accorgessero dalla città, dagli accampamenti maggiori ai minori ed ai legati, che aveva assegnato alle singole legioni, dichiara cos vuole di faccia; anzitutto ordina di tenere i soldati, perché per la voglia di combattere o per la speranza di bottino non avanzino troppo lontano; avverte cosa abbia di svantaggio la inadeguatezza del luogo; che questo si può evitare col la sola rapidità; la cosa era (un fatto) di sorpresa, non di battaglia.
Esposte queste cose dà il segnale e dalla parte destra per unaltra salita manda gli Edui nello stesso momento. Il muro della città dalla pianura e dallinizio della salita in linea retta, se non si fosse frapposto alcuna giravolta, era distante mille duecento passi; qualunque cosa si fosse aggiunto qui di circuito per alleviare la pendenza, aumentava quella lunghezza di percorso. Dalla metà quasi del colle, come la natura del colle comportava, i Galli avevano costruito per la lunghezza con grandi macigni un muro di sei piedi, per rallentare il nostro attacco e lasciato ogni spazio vuoto al disotto avevano riempito la parte superiore del colle fino al muro della città di accampamenti densissimi. I soldati dato il segnale, rapidamente arrivano alla fortificazione e superatala si impadroniscono di tre accampamenti; e fu così grande la velocità nel prendere gli accampamenti, che Teutomato, re dei Niziobogi, sorpreso improvvisamente nella tenda, poiché riposava a mezzogiorno con la parte superiore del corpo nuda, essendo ferito il cavallo, a stento si sottrasse dalle mani dei soldati che depredavano. Ottenuto quello che nella mente si era proposto, Cesare comando che si suonasse per la raccolta e fermò le insegne della decima legione, con cui si trovava.Ma i soldati delle altre legioni non sentito il suono della tromba, poiché cera in mezzo una valle abbastanza grande, tuttavia erano trattenuti dai tribuni dei soldati e dai legati, come era stato ordinato da Cesare; ma trascinati dalla speranza della vittoria e dalla fuga dei nemici e per le battaglie fortunate dei tempi precedenti nulla giudicavano essere per loro difficile, che non si potesse ottenere col coraggio, e non fecero la fine di inseguire prima di avvicinarsi al muro della città e del ponte. Allora però sorto un urlo da tutte le parti della città, quelli che erano piuttosto lontani, atterriti dallimprovviso frastuono, pensando che il nemico fosse dentro le porte, si lanciarono fuori dalla città. Le madri di famiglia gettavano dal muro vestiario ed argento ed sporgendosi a petto nudo con le mani aperte scongiuravano i Romani di risparmiarle e, come avevano fatto ad Avarico, di non risparmiare neppure le donne ed i bambini; alcune calatesi per le mani dal muro si consegnavano ai soldati. L Fabio, centurione della ottava legione, che risultava aver detto tra i suoi che in quel giorno era eccitato dai premi di Avarico e non avrebbe permesso che nessuno salisse prima sul muro, presi tre suoi soldati del manipolo e da essi sollevato scalò il muro, e lui stesso di nuovo prendendoli li tirò sul muro. Intanto quelli che erano andati, come prima dicemmo, allaltra parte della città per la fortificazione, sentito il primo urlo, poi anche spinti dalle continue notizie che la città era occupata dai Romani, mandati avanti i cavalieri di gran corsa si diressero là.E come ognuno di essi era arrivato (per primo), si fermava sotto il muro ed aumentava il numero dei combattenti.Ed essendone giunta una grande moltitudine, le madri di famiglia che poco prima tendevano dal muro le mani ai Romani, cominciarono a scongiurare i loro e secondo il costume gallico a mostrare la chioma sciolta e presentare i figli alla vista.I Romani non avevano né per luogo né per numero uno scontro pari; simultaneamente stanchi per la corsa ed il tempo della battaglia non sostenevano facilmente i (nemici) freschi ed integri.
Cesare vedendo che si combatteva in luogo sfavorevole e che le truppe dei nemici crescevano, temendo per i suoi mandò a dire al legato Sestio, che aveva lasciato di guardia agli accampamenti minori, che facesse uscire dagli accampamenti velocemente le coorti e le schierasse ai piedi del colle dal lato destro dei nemici, perché se avesse visto i nostri respinti, terrorizzasse i nemici dallinseguire liberamente.Egli avanzato un poco da quel luogo con la legione, dove sera fermato, aspettava lesito della battaglia. Mentre si combatteva molto aspramente corpo a corpo, i nemici confidando sul luogo ed il numero, i nostri sul valore, improvvisamente furono visti gli Edui dal fianco aperto per i nostri, che Cesare aveva inviato dalla parte destra per unaltra salita per allentare i manipoli. Questi per la somiglianza delle armi terrorizzarono molto i nostri, e anche se li riconoscevano per le spalle destre nude, segnale che era solito essere pattuito, tuttavia i soldati credevano che fosse stato fatto dai nemici proprio per ingannarli. Nello stesso tempo il centurione L Fabio e quelli che insieme avevano scalato il muro, attorniati ed uccisi erano precipitati dal muro. M Petronio, centurione della stessa legione, avendo tentato di sfondare le porte, incalzato dalla folla e disperando per sé e ricevute ormai molte ferite, ai suoi soldati del manipolo, che lo avevano seguito Poiché, disse, non posso salvare me insieme con voi, provvederò certamente proprio alla vostra vita, voi che spinto dalla brama di gloria ho trascinato nel pericolo. Voi, datovi il permesso, badate a voi.Contemporaneamente si lanciò in mezzo ai nemici ed uccisine due allontanò un poco gli altri dalla porta.Mentre i suoi tentavano di aiutare Invano, disse, tentate di soccorrere la mia vita, io che ormai il sangue e le forze abbandonano. Perciò andatevene, mentre cè la possibilità, e ritiratevi presso la legione.Così combattendo poco dopo cadde e fu di salvezza per i suoi. I nostri essendo premuti da ogni parte, perduti quarantasei centurioni, furono respinti dalla postazione.Ma i Galli che inseguivano troppo violentemente li attardò la decima legione, che si era insediata a difesa in un luogo un poco più favorevole. Di nuovo questa la sostennero le coorti della 13 legione, che fatte uscire dagli accampamenti minori avevano occupato il luogo superiore col legato Sestio Baculo.Le legioni appena toccarono la pianura, si posero con le insegne rivolte contro il nemico. Vercingetorige dai piedi del monte ricondusse i suoi dentro le fortificazioni.In quel giorno furono rimpianti poco meno di settecento soldati. Il giorno dopo Cesare convocata lassemblea rimproverò la temerarietà e la cupidigia dei soldati, perché essi stessi si erano indicati, dove sembrasse si dovesse avanzare e cosa si dovesse fare, e, dato il segnale di raccogliersi, non serano fermati e non si erano potuti trattenere dai tribuni dei soldati e dai legati.Espose cosa potesse lavversità del luogo, di cui egli sera accorto presso Avarico, quando, sorpresi i nemici senza comandante e senza cavalleria, aveva lasciata una vittoria assaporata, perchè nello scontro non capitasse un danno pure piccolo per lavversità del luogo.
(Diceva che) quanto ammirava la grandezza del loro coraggio, loro che non aveva potuto fermare né le fortificazioni degli accampamenti, né laltezza del monte, né il muro della città, altrettanto rimproverava la libertà e larroganza, perché ritenevano di saperne più del generale sulla vittoria e sullesito delle cose; non di meno egli rimpiangeva nel soldato la moderazione ed il controllo che il valore e la grandezza danimo. Tenuto questa assemblea ed alla fine del discorso, incoraggiati i soldati, perché a tale motivo si turbassero nellanimo e, quello che lavversità del luogo aveva prodotto, ciò non lo attribuissero al valore dei nemici, pensando sulla partenza stessa, che prima aveva meditato, fece uscire le legioni dagli accampamenti e schierò lesercito in luogo adatto.Rimanendo Vercingetorige non di meno dentro le fortificazioni e non scendendo in luogo favorevole, fatto in lieve scontro di cavalleria, e quello positivo, riportò lesercito negli accampamenti.Avendo fatto questo anche il giorno dopo, pensando fosse stato fatto abbastanza per diminuire la tracotanza gallica e rassicurare gli animi dei soldati, levò gli accampamenti verso gli Edui.Poiché neppure allora i nemici seguivano, al terzo giorno ricostruì i ponti sul fiume Allier e su di esso fece passare lesercito. Qui chiamato dagli Edui Viridomaro e da Eporedorige impara che Litavicco con tutta la cavalleria era partito per sobillare gli Edui; era necessario che loro stessi precedessero per rinsaldare la nazione.Anche se per molte cose Cesare aveva appurata la slealtà degli Edui e riteneva che con la loro partenza si affrettava la ribellione della nazione, tuttavia pensò di non doverli trattenere, perché non sembrasse di arrecare un oltraggio o di dare qualche sospetto di paura.Quando essi partivano brevemente espose i suoi meriti verso gli Edui, quali e quanto deboli li aveva accolti, chiusi nelle città, penalizzati per i campi, sottratte tutte le truppe, imposto un tributo, estorti gli ostaggi con grandissimo disonore ed verso quale sorte e quale ricchezza li aveva portati, che non solo erano ritornati allo stato originario, ma sembravano aver superato il prestigio ed il favore di tutte le epoche.Date queste raccomandazioni li congedò da sé. Novioduno era una città degli Edui posta in luogo favorevole sulle rive della Loira.Qui Cesare aveva portato tutti gli ostaggi della Gallia, il frumento, il denaro pubblico, gran parte dei carriaggi suoi e dellesercito; qui aveva inviato grande quantità di cavalli acquistata per questa guerra in Italia ed in Spagna.Essendo giunti là Eporedorige e Viridomaro ed avendo saputo dello stato della nazione, che Litavicco era stato accolto a Bibratte che è la città per loro di massimo prestigio -, il magistero Convictolitave e gran parte del senato era daccordo con lui, erano stati inviati a Vercingetorige ambasciatori pubblicamente per fare pace ed amicizia, giudicarono che non bisognava tralasciare un momento tanto vantaggioso.Così uccisi a Novioduno le guardie e quelli che vi erano giunti per commerciare, si divisero tra loro denaro e cavalli, fecero portare gli ostaggi delle nazioni dal magistrato a Bibratte, la città, che ritenevano non si potesse tenere da loro, perché non fosse di alcuna utilità ai Romani, la incendiarono, di frumento quello che poterono subito lo sottrassero con le navi, il resto lo danneggiarono nel fiume o con lincendio.Essi stessi cominciarono a raccogliere truppe dalle nazioni vicine, disporre guarnigioni e sentinelle sulle rive della Loira ed ostentare la cavalleria in tutti i luoghi per incutere timore, se potessero escludere i Romani dal vettovagliamento o, costretti dalla fame, cacciarli dalla provincia.
Per tale speranza li aiutava molto, il fatto che la Loira era cresciuta per le nevi, tanto che non sembrava si potesse assolutamente passare a guado. Sapute queste cose Cesare pensò di doversi affrettare, se ci fosse da rischiare nel completare i ponti, per combattere prima che le truppe li raccolte fossero maggiori.Infatti per cambiare direzione verso la provincia, mutato il piano, come alcuni giudicavano da fare necessariamente per paura, lo impediva sia il disonore e la vergogna della cosa, il monte Cevenna di fronte e la difficoltà delle strade, sia soprattutto il fatto che, separatosi Labieno e quelle legioni, che aveva mandato insieme, temeva molto. Così completate molte tappe di giorno e di notte contro laspettativa di tutti giunse alla Loira e trovato un guado per mezzo dei cavalieri adatto per la necessità della situazione, tanto che solo le braccia e le spalle potevano essere libere dallacqua per sostenere le armi, dislocata la cavalleria, che contrastasse la violenza del fiume, e spaventati i nemici alla prima vista, fece passare incolume lesercito e trovato frumento nei campi ed abbondanza di bestiame, rifornito lesercito di queste cose, decise la marcia verso i Senoni. Mentre si facevano queste cose presso Cesare, Labieno, lasciato quel rinforzo, che da poco era giunto dallItalia, ad Agedinco, perché fosse di guardia ai carriaggi, con quattro legioni parte per Lutezia.Quella è una città dei Parisi, posta nellisola del fiume Senna.Conosciuto il suo arrivo dai nemici, si radunarono grandi truppe dalle nazioni confinanti. Il supremo comando viene dato allaulerco Camulogeno, che quasi debilitato dalletà tuttavia per la singolare conoscenza della tecnica militare fu chiamato a quella carica.Egli avendo notato che cera una palude ininterrotta, che sfociava nella Senna e bloccava molto tutto quel luogo, qui si stabilì e decise di vietare ai nostri il passaggio. Labieno tentava anzitutto di far avanzare le gallerie e di riempire la palude di graticci e di un terrapieno e garantire il passaggio.Dopo che saccorse che ciò si realizzava piuttosto difficilmente, uscito in silenzio dagli accampamenti alla terza veglia, giunse a Metlosedo, per quella stessa strada, per cui era arrivato.Quella è una città dei Senoni posta su di unisola della Senna, come poco prima dicemmo di Lutezia.Prese circa cinquanta navi e rapidamente unitele e li fatti passare i soldati e terrorizzati i cittadini per la novità della cosa, la gran parte dei quali era stata chiamata per la guerra, senza scontro simpadronisce della città.Ricostruito il ponte, che nei giorni precedenti i nemici avevano tagliato, fa passare lesercito e lungo il fiume cominciò a marciare verso Lutezia.I nemici, saputa la cosa da quelli che erano fuggiti da Metlosedo, comandano che Lutezio sia incendiata ed i suoi ponti tagliati; essi partiti dalla palude sulla riva della Senna di fronte a Lutezia si fermano contro gli accampamenti di Labieno. Ormai si sentiva che Cesare era partito da Gergovia, ormai si riferivano voci sulla ribellione degli Edui e di un secondo moto della Gallia, ed i Galli nei discorsi assicuravano che Cesare era stato bloccato dalla marcia e dal (passaggio del)la Loira e costretto dalla fame si era diretto in provincia.I Bellovaci conosciuta la ribellione degli Edui, che da prima erano per se stessi non fidati, cominciarono a raccogliere squadre e preparare apertamente la guerra.Allora Labieno in così grande cambiamento di cose capiva che egli doveva intraprendere un piano molto diverso di come prima aveva pensato e non pensava più, di escogitare qualcosa e provocare i nemici allo scontro, ma di riportare lesercito incolume ad Agedinco.
Infatti da una parte i Bellovaci, nazione che in Gallia ha una grandissima fama di valore, incalzavano, Camulogeno teneva laltra (parte), pronto e schierato lesercito; inoltre un grandissimo fiume teneva separate le legioni dalla guarnigione e dalle salmerie. Presentatesi improvvisamente così gravi difficoltà vedeva che bisognava chiedere aiuto dal coraggio dellanimo. Verso sera, convocata lassemblea, esortando ad eseguire scrupolosamente e puntualmente le cose che aveva ordinato, distribuisce le singole navi, che aveva condotto da Metlosedo, ai cavalieri romani e finita la prima veglia comanda di avanzare 4 mila passi lungo il fiume in silenzio ed aspettarlo lì.Lascia cinque coorti, che non pensava fossero minimamente sicure per combattere, a guardia degli accampamenti; altre cinque della stessa legione a mezza notte con tutti i carriaggi partisse con grande frastuono nella direzione opposta del fiume.requisisce anche zattere; queste spinte con un grande rumore di remi le manda nella stessa parte.Egli poco dopo uscito in silenzio con tre legioni raggiunge quel luogo, dove aveva ordinato che le navi approdassero. Poiché si era giunti là, gli esploratori dei nemici, dato che erano disposti in ogni parte del fiume, senza accorgersene, poiché era scoppiata improvvisamente una grande tempesta, sono sbaragliati sai nostri; lesercito e la cavalleria, organizzando (tutto) i cavalieri romani, che aveva messo a capo di quella impresa, rapidamente è fatto passare. Quasi nello stesso tempo verso mattino viene annunciato ai nemici che negli accampamenti dei Romani cera strepito fuori dellordinario ed una grande schiera andava in senso opposto al fiume e si sentiva un rumore di remi nella stessa parte e poco sotto i soldati eran trasportati dalle navi.Sentite tali cose, poiché pensavano che le legioni passavano in tre luoghi e tutti scompigliati per la ribellione degli Edui preparavano la fuga, distribuirono pure le loro truppe in tre parti.Infatti lasciata una guarnigione di fronte agli accampamenti e mandata una piccola squadra verso Metlosedo, che avanzava tanto quanto le navi erano procedute, portarono le altre truppe contro Labieno. Alla prima luce da una parte tutti i nostri eran stati trasportati e dallaltra si vedeva lesercito dei nemici.Labieno esortati i soldati, che mantenessero il ricordo dellantico valore e di tanti scontri favorevolissimi e pensassero che lo stesso Cesare, sotto la cui guida spessissimo avevano vinto i nemici, si trovava presente, dà il segnale dello scontro.Al primo impatto dallala destra, dove sera trovata la settima legione, i nemici sono respinti e messi in fuga;dalla sinistra, luogo che occupava la dodicesima legione, essendo cadute le prime file dei nemici trafitti dai giavellotti, tuttavia gli altri resistevano e nessuno dava limpressione della fuga.Lo stesso comandante dei nemici Camulogeno era in mezzo ai suoi e li esortava.Ma essendo incerto ancora lesito della vittoria, essendo stato annunciato ai tribuni della settima legione, le cose che si facevano allala sinistra, mostrarono la legione alle spalle dei nemici ed avanzarono le insegne.Neppure in quel momento nessuno si ritirò dalla posizione, ma tutti furono attorniati ed uccisi.Stessa sorte ebbe Camulogeno.Ma quelli, che erano rimasti a guardia contro gli accampamenti di Labieno, avendo sentito che era stata attaccata battaglia, vennero in aiuto ai loro ed occuparono il colle; ma non poterono sostenere lattacco dei nostri soldati vittoriosi.
Così mescolati ai loro che fuggivano, che selve e monti non hanno protetto, furono uccisi dai cavalieri.Terminata questa impresa, Labieno ritorna ad Agedinco, dove erano stati lasciati i carriaggi di tutto lesercito;di lè in tre giorni giunge da Cesare con tutte e truppe. Conosciuta la ribellione degli Edui si accresce la guerra.Si mandano ambascerie in tutte le parti; per quanto sono potenti per credito, prestigio, denaro si impegnano per sobillare le nazioni; ottenuti gli ostaggi, che Cesare aveva dislocato presso di loro, terrorizzano quelli che esitano con la loro tortura. Gli Edui chiedono a Vercingetorige, di venire da loro ed unisca le tattiche di condurre la guerra; ottenuta la cosa, pretendono che sia dato ad essi il comando supremo.Portata la cosa in discussione si indice a Bibratte lassemblea di tutta la Gallia.Arrivano da ogni parte numerosi.La cosa si demanda ai voti della folla; tutti fino allultimo acclamano Vercingetorige generale (supremo),Da questa assemblea furono assenti Remi, Linoni, Treveri, quelli perché seguivano lamicizia dei Romani, i Treveri perché erano più lontani ed erano incalzati dai Germani, e questa fu la causa per cui erano fuori da tutta la guerra e non inviavano aiuti a nessuno (dei due gruppi). Con grande dolore gli Edui tollerano di essere destituiti dal comando, si lamentano del cambiamento della sorte e cercano il perdono di Cesare verso di loro e tuttavia, iniziata la guerra, non osano separare la loro decisione dagli altri.Contro voglia i giovani di grandissima ambizione Eporedorige e Viridomaro obbediscono a Vercingetorige. Egli ordina ostaggi alle altre nazioni; inoltre per tale cosa stabilisce il giorno; qui ordina che vengano rapidamente tutti i cavalieri, 15 mila di numero.Dice che sarebbe stato contento della fanteria , che aveva prima e che non avrebbe tentato la sorte o combattuto in campo aperto, ma poiché abbonda di cavalleria, era facile da farsi impedire i Romani da approvvigionamenti e foraggiamenti; solo di buon animo essi stessi danneggino i frumenti ed incendino le abitazioni, e con tale perdita di bene famigliare provvedano a raggiungere un potere perpetuo e la libertà.Stabilite queste cose, ordina agli Edui ed ai Segusiavi, che sono confinanti della provincia, dieci mila fanti; vi aggiunge ottocento cavalieri:Ad essi mette a capo il fratello di Eporedorige ed ordina di dichiarare guerra agli Allobrogi.Dallaltra parte manda i Gabali ed i cantoni vicini degli Arverni contro gli Elvi, similmente Ruteni e Caderci a saccheggiare i territori del Volci e degli Arecomici.Nondimeno con messaggeri clandestini ed ambascerie sobilla gli Allobrogi, le cui volontà sperava che non si fossero calmate dalla precedente guerra.Ai capi di questi promette denari, ed alla nazione il potere di tutta la provincia. Per tutte queste evenienze erano state previste guarnigioni di ventidue coorti, che raccolte dalla stessa provincia dal legato L. Cesare si opponevano a tutte le parti.Gli Elvi spontaneamente venuti allo scontro con i confinanti sono sbaragliati e sono cacciati dentro le città e le mura, essendo stati uccisi C Valerio Domnotauro, figlio di Caburo, capo della nazione e parecchi altri.
Gli Allobrogi dislocate frequenti guarnigioni presso il Rodano con grande cura ed attenzione difendono i loro territori. Cesare poiché capiva che i nemici erano superiori per la cavalleria e bloccate tutte le strade per nessuna cosa si poteva essere aiutati dalla provincia e dallItalia, manda (ambasciate) al di là del Reno in Germania a quelle nazioni, che aveva pacificato negli anni precedenti, e fa venire da questi cavalieri e fanti di armatura leggera che erano soliti combattere in mezzo ad essi. Col loro arrivo, poiché usavano cavalli meno adatti, prende i cavalli dai tribuni dei soldati e dagli altri cavalieri romani e li distribuisce ai Germani. Intanto mentre si fanno queste cose, arrivano dagli Arverni le truppe dei nemici ed i cavalieri che erano stati comandati a tutta la Gallia.Raccolto un gran numero di questi, mentre Cesare faceva la marcia contro i Sequani attraverso lestremità dei territori dei Linoni, per potere più facilmente portare aiuto alla provincia, a circa 10 mila passi dai Romani Vercingetorige si fermò con tre accampamenti e chiamati a consiglio i prefetti dei soldati dichiara che è arrivato il momento della vittoria; (dice che) i Romani fuggono in provincia ed escono dalla Gallia.Questo per lui è sufficiente per ottenere una libertà presente; poco si guadagna per la pace e la tranquillità del tempo successivo; infatti raccolte truppe sarebbero ritornati e non avrebbero fatto la fine del combattere.Dunque li assalgano impegnati in fila.Se i fanti portano aiuto ai loro e si fermano per questo, la marcia non si può concludere; se ciò che confida di più che accada lasciati i carriaggi badano alla propria incolumità, sarebbero stati spogliati delluso delle cose necessarie e dellonore. Infatti per i cavalieri dei nemici, essi non dovevano dubitare che nessuno di loro osa più avanzare fuori di fila.Perché facciano ciò con maggiore coraggio, egli avrebbe tenuto tutte le truppe davanti agli accampamenti e sarebbe stato di terrore ai nemici. I cavalieri acclamano che occorreva si confermasse con un giuramento sacrosanto, che non sia ricevuto in casa, non abbia accesso ai figli, ai genitori, alla moglie, chi non abbia cavalcato per due volte attraverso la fila dei nemici. Approvata la cosa e messi tutti sotto giuramento il giorno dopo, distribuito in tre parti lesercito due schiere si mostrano dai due lati, una cominciò ad impedire la marcia dalla prima fila.Riferita tale cosa Cesare ordina che anche il suo esercito divido in tre parti vada contro il nemico. Si combatte insieme in tutte le parti.La schiera si ferma; i carriaggi si mettono allinterno delle legioni. Se in qualche parte si vedevano i nostri in difficoltà o essere troppo pesantemente incalzati, lì Cesare ordinava che si portassero le insegne e si voltasse lesercito;tale situazione da una parte frenava i nemici ad inseguire e dallaltra rafforzava i nostri per la speranza di aiuto. Finalmente i Germani dal fianco destro raggiunta la sommità del giogo cacciano i nemici dalla postazione, inseguono i fuggitivi fino al fiume, dove si era insediato Vercingetorige con le truppe di fanteria, e ne uccidono parecchi.
Accortisi di tale cosa, gli altri temendo di essere circondati si danno alla fuga.In tutti i luoghi si fa strage.Tre nobilissimi Edui catturati sono portati da Cesare: Coto, prefetto dei cavalieri che aveva avuto la controversia con Convictolitave nei precedenti comizi e Cavarillo, che dopo la ribellione di Litavicco era a capo delle truppe di fanteria ed Eporedorige, sotto il cui comando prima dellarrivo di Cesare gli Edui avevano combattuto in guerra contro i Sequani. Messa in fuga tutta la cavalleria, Vercingetorige riportò le sue truppe, poiché le aveva poste davanti agli accampamenti e subito cominciò a fare la marcia verso Alesia, che è una città dei Mandubi, e comandò di far uscire i carriaggi dagli accampamenti e di seguirlo. Cesare, trasferiti gli accampamenti nel colle vicino, lasciate due legioni di guardia, seguendo quanto il tempo di un giorno ha ( potuto) permettere, uccisi circa tre mila nemici della retroguardia nel secondo giorno mise gli accampamenti presso Alesia.Controllata la posizione della città ed atterriti i nemici, perché eran stati sconfitti nella cavalleria, parte dellesercito su cui speravano moltissimo, rincuoratili alla fatica ordinò ai soldati di circondare (la zona) con una trincea. La città di Alesia era proprio in cima ad un colle in luogo molto alto, (tanto) che non sembrava si potesse espugnare se non con un assedio.Due fiumi lambivano da due parti le falde di quel colle.Davanti alla città si stendeva una pianura di circa tre mila passi di lunghezza; da tutte le altre parti colline con la cima pari di altezza cingevano la città, interposta una mediocre distanza.La parte del colle sotto il muro che si volgeva al sorgere del sole, tutto questo luogo le truppe dei Galli lavevan riempito ed avevano tracciato un fossato ed un muro di sei piedi daltezza.Il perimetro di quella fortificazione che era stata organizzata dai Romani occupava dieci mila passi.Gli accampamenti erano stati posti in luoghi adatti e similmente erano state fatte 23 fortezze, ed in queste fortezze di giorno venivano messe guardie, perché non si facesse qualche sortita improvvisa; queste stesse di notte erano occupate da sentinelle e sicure guarnigioni. Costruita la guarnigione avviene uno scontro di cavalleria in quella pianura, che prima dicemmo estendersi in lunghezza tre mila passi, posta in mezzo alle colline.Con estrema violenza ci si scontra da entrambe le parti.Ai nostri in difficoltà Cesare manda (in aiuto) i Germani e pose davanti agli accampamenti le legioni, perché improvvisamente non venga fatta una sortita dalla fanteria dei nemici.Aggiunto laiuto delle legioni ai nostri si accresce il coraggio; i nemici messi in fuga per la ressa si ostacolano si accalcano sulle porte rimaste troppo strette.I Germani inseguono fino alle fortificazioni.Avviene una grande strage. Alcuni, abbandonati i cavalli, tentano di attraversare il fossato e scalare il muro.Cesare ordina che si avanzino un poco le legioni che aveva messo davanti alla trincea.Quelli che erano dentro le fortificazioni sono non meno turbati.I Gallia pensando che si venga subito contro di loro gridano allarmi; alcuni atterriti si lanciano in città.Vercingetorige ordina che si chiudano le porte, perché gli accampamenti non si vuotino.
Uccisi molti, catturati parecchi cavalli, i Germani si ritirano.