Traduzione De bello gallico, Cesare, Versione di Latino, Libro 07; 01-31

Traduzione in italiano del testo originale in latino del Libro 07; paragrafi 01-31 dell'opera De bello gallico di Cesare

Traduzione De bello gallico, Cesare, Versione di Latino, Libro 07; 01-31
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DE BELLO GALLICO: TRADUZIONE DEL LIBRO 07; PARAGRAFI 01-31

Quietata la Gallia, Cesare, come aveva deciso, parte per lItalia per fare le sessioni giudiziarie.Qui viene a sapere della uccisione di PClodio ed informato della legge del senato di arruolare tutti i giovani dItalia, decise di tenere una leva per tutta la provincia.Quelle cose velocemente vengono riferite nella Gallia Transalpina. Gli stessi Galli aggiungono ed inventano con dicerie, cosa che la situazione sembrava richiedere: (che) Cesare era trattenuto da una sollevazione romana e che in così gravi scontri non poteva venire presso lesercito. Spinti da questa occasione, quelli che prima si lamentavano di essere soggetti al potere del popolo romano, più liberamente ed audacemente cominciano ad intraprendere piani sulla guerra. Indette assemblee in luoghi selvosi e lontani i capi della Gallia si lamentano della morte di Accone; dichiarano che questa sorte può capitare anche a loro; compiangono il comune destino della Gallia;con tutte le promesse e premi cercano chi faccia linizio della guerra e col pericolo della propria testa riporti la Gallia alla libertà.Anzitutto dicono che bisogna avere una strategia, prima che i loro piani clandestini siano rivelati, che Cesare sia tagliato fuori dallesercito.(Dicono che) ciò era facile, perché le legioni non osano, assente il generale, uscire dagli accampamenti invernali né il generale può senza presidio, arrivare alle legioni.Infine (dicono) esser meglio esser fatti fuori in battaglia che non recuperare lantica gloria di guerra e la libertà, che avevano ricevuto dagli antenati. Trattate queste cose, i Carnuti dichiarano di non rifiutare nessun pericolo per la comune salvezza e promettono, primi fra tutti, di fare la guerra e, poiché al momento non possono garantirsi con ostaggi tra loro, perché la cosa non sia rivelata, ma chiedono che si sancisca con giuramento e parola data, radunate le insegne militari, con questo rituale la loro cerimonia è importantissima, per non essere abbandonati dagli altri, dichiarato linizio della guerra. Poi approvati i Carnuti, dato il giuramento da tutti quelli che erano presenti, stabilito il tempo dellimpresa, ci si congeda dallassemblea. Quando venne quella giornata, i Carnuti sotto la guida di Cotuato e Conconnetodumno, uomini disperati, dato il segnale corrono a Cenabo e fanno fuori i cittadini romani, che si erano fermati lì per commerciare, tra questi C Fufio Cita, famoso cavaliere romano, che era a capo del vettovagliamento per ordine di Cesare, e sequestrano i loro beni.La notizia è portata celermente a tutte le città della Gallia.Infatti dovunque accade una cosa piuttosto grande e famosa, la segnalano col grido per campi e regioni;di qui altri poi la ricevono e trasmettono ai vicini; come accadde allora.Quelle cose che erano accadute a Cenabo al sorgere del sole, prima della fine della prima veglia furono udite nei territori degli Averni, e questa distanza è di circa cento sessanta mila passi. Con simile metodo qui Vercingetorige, figlio di Celtillo, giovane arverno di grandissima potenza, il cui padre aveva tenuto il primato di tutta la Gallia e per tale motivo, perché aspirava al potere, era stato ucciso dalla nazione, convocati i clienti facilmente li incendia.Saputo il suo piano si corre alle armi.Viene bloccato da Gobannizione, suo zio e dagli altri capi, che non ritenevano si dovesse tentare questa sorte, viene cacciato dalla città di Gergovia.Non desiste tuttavia e nelle campagne tiene una leva di indigenti e banditi.Raccolto questo manipolo, chiunque incontra della nazione, lo induce alla sua idea; esorta a prendere le armi per la comune libertà, e raccolte grandi truppe, caccia dalla nazione i suoi avversari, dai quali poco prima era stato cacciato.E acclamato re dai suoi.Manda ovunque ambascerie; scongiura che rimangano nella lealtà.Velocemente si unisce Senoni, Parisi, Pittoni, Caderci, Turoni, Aulirci, Lemovici, Andi e tutti gli altri, che toccano lOceano; con consenso di tutti il comando viene conferito a lui.Offertogli questo potere, ordina ostaggi a tutte queste nazioni, comanda che velocemente gli sia portato un preciso numero di soldati, stabilisce quanto di armi ogni nazione ed in quale tempo debba fare; anzitutto si occupa della cavalleria.Alla massima scrupolosità aggiunge una massima severità di potere; obbliga gli esitanti con la gravità dei supplizi.Infatti per un delitto abbastanza grave commesso uccide col fuoco e con tutte le torture, per un motivo più leggero, tagliate le orecchie o cavati gli occhi, li rimanda in patria, perché siano di insegnamento ai rimanenti ed atterriscono con lenormità della pena gli altri.

Con queste crudeltà raccolto velocemente un esercito, manda il caduco Lucterio, uomo di somma spregiudicatezza con una parte delle truppe contro i Ruteni; egli parte contro i Biturigi.Al suo arrivo i Biturigi mandano ambasciatori agli Edui, nella cui protezione si trovavano, per chiedere aiuto, per poter sostenere più facilmente le truppe dei nemici.Gli Edui su consiglio degli ambasciatori, che Cesare aveva lasciato presso lesercito, mandano truppe di cavalleria e di fanteria in aiuto ai Biturigi.Essendo giunti questi al fiume Loira, che divide i Biturigi dagli Edui, fermatisi lì pochi giorni e non osando attraversare il fiume ritornano in patria e riferiscono ai nostri ambasciatori che temendo la slealtà dei Biturigi, erano ritornati, ed avevano saputo che essi avevano avuto quel piano, che, se avessero passato il fiume, da una parte essi ( i Biturigi), dallaltra gli Arverni li avrebbero accerchiati.Se avessero fatto ciò per quel motivo, che avevano detto agli ambasciatori, o spinti da malafede, cosa che per nulla risulta a noi, non sembra che si debba dare per certo.I Biturigi alla loro partenza subito si uniscono agli Arverni. Annunciate queste cose a Cesare in Italia, comprendendo egli che ormai le situazioni romane per merito di Gn. Pompeo erano arrivate ad uno stato più vantaggioso, partì per la Gallia Transalpina.Essendo giunto là, era preso da grande difficoltà, con quale modo potesse arrivare allesercito.Infatti se richiamasse le legioni in provincia, capiva che avrebbero combattuto in battaglia durante la marcia, essendo lui assente; se egli si dirigesse verso lesercito, neppure a quelli che in quel tempo sembravano quieti, vedeva che si affidava bene la sua incolumità. Intanto il caduco Lucterio, mandato contro i Ruteni concilia quella nazione con gli Arverni.Avanzando contro i Nitobrogi ed i Gabali riceve da entrambi ostaggi e raccolta una grande squadra intende fare una irruzione in provincia alla volta di Barbona.Annunciata tale cosa Cesare pensò di anteporre a tutti i piani, di partire per Narbona.Essendo giunto là, rassicura i timorosi, organizza guarnigioni tra Ruteni provinciali, Volci, Arecomici, Tolosati ed attorno a Barbona, luoghi che erano confinanti coi nemici, ordina che parte delle truppe dalla provincia ed il rinforzo, che aveva guidato dallItalia, si riunisse verso gli Elvi, che toccano i territori degli Arverni. Preparate quelle cose ed ormai allontanato e cacciato Lucterio, pechè pensava pericoloso entrare in mezzo a guarnigioni, parte verso gli Elvi.Anche se il Monte Cevenna, che separa gli Arverni dagli Elvi, impediva la marcia per la durissima stagione dellanno per la neve, tuttavia spalata la neve di sei piedi daltezza e così aperte le vie con somma fatica dei soldati giunse ai territori degli Arverni.Vintili mentre non se laspettavano, perché si credevano protetti dalla Cevenna come da una muraglia e in quella stagione dellanno neppure ad un uomo da solo le strade erano aperte, ordina ai cavalieri, che, quanto più possano attorno, si spandino ed incutano il più possibile terrore ai nemici.Velocemente queste cose vengono riferite da fama e messaggeri a Vercingetorige.Atterriti, tutti gli Arverni lo attorniano e lo scongiurano di provvedere ai loro beni e non permetta di essere rapinati dai nemici, soprattutto vedendo che tutta la guerra è passata su di loro.Egli scosso dalle loro preghiere, leva gli accampamenti dai Bituriig in direzione degli Arverni.

Ma Cesare fermatosi in questi luoghi per due giorni, poiché aveva previsto per supposizione secondo esperienza su Vercingetorige che sarebbero avvenute queste cose, si allontana dallesercito a motivo di raccogliere rinforzo e cavalleria, mette a capo di queste truppe Bruto il giovane; lo esorta che i cavalieri scorazzino il più ampiamente possibile attorno; lui avrebbe fatto in modo di non essere lontano dagli accampamenti più di tre giorni. Stabilite queste cose, mentre tutti i suoi non se laspettavano, arriva a marce il più possibile forzate a Vienne.Qui ottenuta una cavalleria fresca, che molti giorni prima aveva mandato avanti, non interrotta la marcia né diurna né notturna si dirige attraverso i territori degli Edui nei Linoni, dove svernavano due legioni, in modo che, se da parte degli Edui si tramasse un qualcosa sulla sua incolumità, lo prevenisse con la velocità. Essendo giunto là, manda (ordini) alle altre legioni e raduna tutti in un solo luogo prima che si potesse riferire agli Arverni del suo arrivo.Conosciuta questa cosa, Vercingetorige di nuovo riporta lesercito nei Biturigi e di lì partito per Gorgobina, città dei Boi, che Cesare aveva sistemato lì, vinti con la battaglia elvetica, ed aveva affidati agli Edui, decide di assediare la città. Questa cosa presentava a Cesare grande difficoltà per prendere una decisione:se teneva per la restante parte dellinverno le legioni in uno stesso luogo, (temeva) che, sottomessi i tributari degli Edui, tutta la Gallia si ribellasse, perché vedeva che nessuna difesa veniva riposta in lui per gli amici; se troppo presto faceva uscire (le legioni) dagli accampamenti invernali, (temeva) che fosse in difficoltà per il vettovagliamento per i duri trasporti. Sembrò esser meglio sopportare tuttavia tutte le difficoltà piuttosto che, ricevuto un così grande disonore, alienarsi gli animi di tutti i suoi.Così rincuorati gli Edui a sopportare il trasporto, manda (ordini) ai Boi, che informino del suo arrivo ed esortino a restare sotto la protezione e sostenere lassalto dei nemici con grande coraggio.Lasciate ad Agedinco due legioni ed i carriaggi di tutto lesercito parte verso i Boi. Il giorno dopo essendo giunto a Vellaunoduno, città dei Senoni, per non lasciare dietro di sé nessun nemico, per servirsi di un vettovagliamento più libero, decise di assediare e così la cinse di trincea in due giorni.Al terzo giorni, inviati ambasciatori dalla città per la resa, ordina che sian consegnate le armi, che sian condotti giumenti, che sian dati seicento ostaggi. Per concludere tali cose lascia il legato C Trebonio; egli per concludere la marcia al più presto, parte per Cenabo (città) dei Carnuti.Ma questi, appena portata la notizia dellassedio di Villaunoduno, pensando che quella cosa sarebbe stata condotta abbastanza a lungo, preparavano una guarnigione, da mandare là, per difendere Cenabo.Qui arriva in due giorni.Posti gli accampamenti davanti alla città, bloccato dal tempo della giornata, rimanda lassedio al giorno dopo, ordina ai soldati quelle cose che sono necessarie per quella impresa e poiché il ponte del fiume Loira raggiungeva la città di Cenabo, temendo che di notte fuggissero dalla città, comanda che due legioni vigilino in armi.

I Cenatesi poco prima di mezza notte in silenzio usciti dalla città cominciarono a passare il fiume.Annucciato tale fatto dagli esploratori a Cesare, incendiate le porte fa entrare le legioni, che aveva comandato fossero pronte e si impadronisce della città, essendo mancati pochissimi dal numero dei nemici che fossero presi tutti, perché le strettezze del ponte e dei passaggi avevano bloccato la fuga.Saccheggia ed incendia la città, regala il bottino ai soldati, fa passare lesercito oltre la Loira e giunge nei territori dei Biturigi. Vercingetorige, quando seppe dellarrivo di Cesare, desiste dallassedio e parte contro Cesare.Egli aveva deciso di assediare Novioduno, città dei Biturigi posta sulla strada.Essendo però giunti da lui ambasciatori da quella città per chiedere di perdonarli e provvedere alla loro vita, per concludere le altre cose con velocità, con cui aveva ottenuto parecchie cose, comanda che siano consegnate le armi, portati cavalli, dati ostaggi. Consegnata ormai gran parte degli ostaggi, mentre si organizzavano le altre cose, entrati i centurioni e pochi soldati, per cercare armi e giumenti, da lontano fu vista la cavalleria dei nemici, che aveva preceduto la schiera di Vercingetorige.Ed appena gli abitanti lo videro e vennero nella speranza di aiuto, alzato un grido, cominciarono a prendere le armi, chiudere le porte, assieparsi sulla muraglia.I centurioni in città, avendo capito dalla segnalazione dei Galli che da perte loro si intraprendeva qualcosa di un nuovo piano, sguainate le spade occuparono le porte e riportarono incolumi tutti i loro. Cesare comanda di far uscire la cavalleria dagli accampamenti ed attacca uno scontro di cavalleria; essendo i suoi ormai in difficoltà, invia circa 400 cavalieri germani, che aveva deciso di tenere con sé dallinizio.I Galli non poterono sostenere il loro attacco e cacciati in fuga, perduti molti, si rifugiarono presso la schiera.Essendo stati essi ricacciati, i cittadini di nuovo atterriti condussero da Cesare dopo averli catturati quelli per la cui opera pensavano che il popolo fosse stato sobillato, e si consegnarono a lui. Concluse queste cose, Cesare partì per la città di Avarico, che era la più importante ela più fortificata nei territori dei Biturigi ed in una regione fertilissima di terreno, perché confidava che, presa quella città, egli avrebbe ridotto in (suo) potere la nazione dei Biturigi. Vercingetorige, ricevuti tanti continui insuccessi a Vellaunoduno, a Cenabo, a Novioduno, chiama i suoi ad unassemblea.Dichiara che bisogna fare la guerra assolutamente con unaltra strategia di quanto sia stato fatto prima; in tutti i modi bisogna impegnarsi in questa cosa, per impedire i Romani da pascolo e vettovagliamento. Ciò è facile, perché essi abbondano di cavalleria e sono aiutati dal periodo dellanno.Non si può tagliare il foraggio; necessariamente i nemici dispersi lo cercano dalle abitazioni; tutti questi quotidianamente possono esser annientati.Inoltre per la salvezza bisogna trascurare i vantaggi del bene famigliare; occorre che siano incendiati villaggi ed abitazioni accessibili in questo spazio in ogni direzione, dove sembri si possa andare per foraggiare.

La disponibilità di queste cose viene assicurata ad essi, perché sono aiutati dai mezzi di coloro nei cui territori si faccia la guerra; i Romani o non sopporteranno la mancanza o con grande pericolo sallontaneranno dagli accampamenti; ad essi non interessa se ucciderli o spogliarli dei carriaggi, perduti i quali, non si può fare la guerra. Inoltre occorre che siano incendiate le città, che non sono sicure da ogni pericolo per fortificazione e natura del luogo, perché non siano rifugio ai loro per rifiutare il servizio militare né siano offerti ai Romani per prendere quantità di vettovagliamento e preda. Se queste cose sembrano pesanti e dure, si doveva stimare più pesantemente quelle cose: che figli e mogli siano strappati in schiavitù, essi stessi uccisi; cose che è necessario accadere per i vinti. Col consenso di tutti, approvata questa idea in un solo giorno più di 20 città dei Biturigi sono incendiate.La stessa cosa avviene nelle altre nazioni.In tutte le parti si vedono incendi.Anche se queste cose tutti le sopportavano con grande dolore, tuttavia questo di sollievo si proponevano, il fatto che, quasi con una vittoria intravista, confidavano di recuperare velocemente le cose perdute. Si decide su Avarico nellassemblea comune se si stabilisca di incendiarla o difenderla.I Biturigi si gettano ai piedi di tutti i Galli, perché la città quasi più bella di tutta la Gallia, che è di difesa e di prestigio per la nazione, non siano costretti ad incendiarla con le proprie mani; dicono che lavrebbero difesa con la natura del luogo, perché circondata quasi da tutte le parti da un fiume e da una palude ha un solo accesso e strettissimo.Si dà lautorizzazione ai richiedenti, mentre inizialmente Vercingetorige disapprova e poi accorda sia per le loro preghiere che per pietà del popolo. Si scelgono difensori adatti per la città. Vercingetorige segue Cesare con tappe più piccole e sceglie per gli accampamenti un luogo difeso da paludi e selve lontano da Avarico 16 mila passi.Qui attraverso esploratori sicuri nei singoli momenti del giorno sapeva le cose che si facevano presso Avarico e comandava cosa voleva si facesse.Osservava tutti i nostri foraggiamenti e gli approvvigionamenti ed assaliva i dispersi, quando si allontanavano più lontano del necessario e colpiva con grave danno, anche se, per quanto si poteva prevedere con strategia, si ricorreva da parte dei nostri, che si andasse per periodi imprevisti e diverse strade. Cesare, posti gli accampamenti verso quella partedella città, che interrotta dal fiume e dalla palude, come dicemmo prima, aveva uno stretto accesso, cominciò a preparare un terrapieno, tracciare gallerie, costruire due torri; infatti la natura del luogo impediva di chiudere attorno con una trincea.Non smise di sollecitare Boi ed Edui per il vettovagliamento; ma di costoro gli uni agivano con nessun impegno, non aiutavano molto, gli altri per le non grandi disponibilità, poiché la nazione era piccola e debole, velocemente consumarono, quello che avevano.Colpito lesercito dalla somma difficoltà di approvvigionamento per la leggerezza dei Boi, per la povertà degli Edui, per gli incendi delle abitazioni, fino al punto che i soldati per parecchi giorni mancarono di frumento e sopportavano una estrema fame col bestiame portato da villaggi piuttosto lontani, da essi tuttavia nessuna frase è stata sentita non degna della maestà del popolo romano e delle precedenti vittorie.Anzi addirittura quando Cesare sul lavoro chiamava le singole legioni e, se sopportavano troppo duramente la privazione, diceva che avrebbe smesso lassedio, tutti gli chiedevano di non farlo:(dicevano che) così loro per parecchi anni, sotto il suo comando, avevano prestato servizio, che non accettavano nessun affronto, mai se nerano andati, non conclusa limpresa: questo lavrebbero preso come un affronto, se avessero lasciato un assedio iniziato; era meglio che tutti sopportassero le asprezze, che non vendicare i cittadini romani che a Cenabo per la slealtà dei Galli erano periti.

Queste stesse cose le presentavano ai centurioni ed ai tribuni dei soldati, perché per mezzo loro le riferissero a Cesare. Essendosi le torri ormai avvicinate al muro, Cesare seppe dai prigionieri che Vercingetorige, finito il foraggio, aveva mosso gli accampamenti più vicino ad Avarico e lui con la cavalleria e fanti (armati alla leggera), che erano soliti combattere tra i cavalieri era partito per fare un agguato là, dove pensava che il giorno seguente i nostri sarebbero andati per foraggiare.Sapute queste cose, a mezzanotte, partito in silenzio, al mattino giunse agli accampamenti dei nemici.Essi conosciuto velocemente larrivo di Cesare per mezzo degli esploratori, nascosero i carri e le loro salmerie in selve piuttosto folte, schierarono tutte le truppe in luogo sopraelevato ed aperto.Riferita tale cosa, Cesare comandò che si riunissero velocemente i bagagli, di preparare le armi. Il colle era leggermente in pendio dal basso.questo da tutte le parti lo cingeva una palude difficile ed inaccessibile non più ampia di cinquanta piedi.Su questo colle, interrotti i ponti, i Galli si tenevano nella fiducia della posizione e distribuiti per tribù secondo le nazioni occupavano tutti i guadi ed i passaggi di quella palude con guarnigioni sicure, pronti di spirito così che, se i Romani tentavano di forzare quella palude, assalissero gli esitanti dalla postazione superiore, tanto che, chi osservava la vicinanza del luogo, pensava fossero pronti a combattere quasi con Marte pari (scontro alla pari), chi esaminava la disparità di condizione, saccorgeva che essi si gloriavano di una finzione vuota.Cesare istruisce i soldati frementi, perché i nemici potevano sopportare la loro presenza, lasciato un così piccolo spazio in mezzo, e che chiedevano il segnale di combattimento, di quanto grande perdita e della morte di quanti uomini forti fosse necessario che costasse una vittoria; ma vedendoli di spirito così pronti, da non rifiutare nessun rischio per il suo ( di Cesare) onore, (dice che) egli si doveva condannare al colmo della ingiustizia, se non considerava la loro vita più cara della sua incolumità. Così confortati i soldati nello stesso giorno li riporta negli accampamenti e decise di organizzare le altre cose che miravano allassedio della città. Vercingetorige, essendo ritornato tra i suoi, accusato di tradimento, perché aveva tolto gli accampamenti troppo vicino ai Romani, perché sera allontanato con tutta la cavalleria, perché aveva lasciato senza comando così grandi truppe, perché con la sua partenza i Romani erano giunti con così grande tempestività e velocità; - (che) tutte queste cose non erano potute capitare a caso o senza un piano; che lui preferiva il regno della Gallia per concessione di Cesare che col loro favore in tale modo accusato, rispose a queste cose: che avesse levato gli accampamenti, era accaduto per mancanza di foraggio mentre anche loro lo esortavano; che si fosse avvicinato troppo ai Romani, era stato persuaso dalla opportunità del luogo, che si difendeva da sé senza fortificazione; inoltre lopera dei cavalieri non doveva essere richiesta in un luogo paludoso ed era stata utile là dove erano andati.

Quando partiva non aveva dato il supremo comando a nessuno di proposito, perché egli non fosse spinto dalla voglia della moltitudine a combattere; vedendo che tutti miravano a quella cosa per debolezza di spirito, per cui non potevano sopportare a lungo la fatica. Se i Romani erano per caso sopraggiunti, bisognava ringraziare la (dea) Fortuna, se chiamati dalla spia di qualcuno, (ringraziare) costui, perché avevano potuto conoscere dalla località superiore sia la loro esiguità sia disprezzare il loro valore, (Romani) che non osando combattere serano ritirati vergognosamente negli accampamenti. Lui non desiderava da parte di Cesare col tradimento nessun potere, che poteva avere con la vittoria, che ormai era per lui e per tutti i Galli pregustata; addirittura si rimetteva a loro, se sembravano attribuire a lui più onore che ricevere salvezza da lui.Perché capiate che queste cose, disse, sono affermate sinceramente da me, ascoltate i soldati romani.Fa avanzare degli schiavi, che pochi giorni prima aveva catturati nel foraggiamento ed aveva torturato con la fame e le catene.Questi istruiti già precedentemente cosa dire, (se) interrogati, dicono di essere soldati legionari; spinti dalla afme e dalla indigenza erano usciti di nascosto dagli accampamenti, se potessero reperire qualcosa di cereale o di bestiame nelle campagne; tutto lesercito era oppresso da simile indigenza e le forze di nessuno ormai erano sufficienti e non potevano sopportare la fatica del lavoro; cosi il generale aveva deciso che, se non si fosse guadagnato nulla nellassedio della città, dopo tre giorni leverebbe lesercito. Questi, disse, i favori da me Vercingetorige, che voi accusate di tradimento; per la cui opera voi vedete, senza il vostro sangue, un così grande esercito vincitore quasi consumato dalla fame; e quello mentre vergognosamente si ritira in fuga, perchè nessuna nazione lo riceva nei propri territori, è stato provveduto da me. Tutta la moltitudine acclama e secondo il suo costume rumoreggia con le armi, cosa che sono soliti fare per colui di cui approvano il discorso; (dicevano che) Vergingetorige fosse il comandante supremo e che non cera da dubitare sulla sua lealtà.E (che) la guerra non si poteva organizzare con metodo migliore.Decidono che 10 mila uomini scelti tra tutte le truppe siano inviati in città, e non pensano che la salvezza comune non sia da affidare ai soli Biturigi, perché capivano che il risultato della vittoria consisteva quasi in questo, se avessero mantenuta quella città. Strategie dei Galli di qualunque tipo contrastavano il singolare valore dei nostri soldati, come è una razza di somma abilità e capacissima ad imitare e fare le cose che sono date da chiunque.Infatti con lacci distoglievano le nostre falci, che quando le avevano afferrate, le tiravano dentro con macchine, facevano crollare il terrapieno con cunicoli, tanto più abilmente per il fatto che presso di loro ci sono molte miniere di ferro ed ogni tipo di cunicoli è noto e praticato.Avevano poi attrezzato di piani tutto il muro con torri e le avevano ricoperte di pelli.Poi con frequenti sortite diurne e notturne o appiccavano il fuoco al terrapieno o assalivano i soldati occupati nel lavoro ed eguagliavano laltezza delle nostre torri, quanto il terrapieno quotidiano le innalzava, legate travi delle loro torri e bloccavano i cunicoli aperti con materiale appuntito e induriti al fuoco e con pece bollente e massi di enorme peso ed impedivano di avvicinarsi alle mura.

Tutte le mura galliche sono pressa poco di questa foema.Travi continue perpendicolari sono poste sul suolo in lunghezza a pari intervalli, distanti tra loro due piedi.Queste sono legate allinterno e rivestite di molto terrapieno, poi quegli intervalli che dicemmo sono riempiti di fronte con grandi massi.Collocati questi e congiunti, sopra si aggiunge unaltra serie, sicchè si conservi quello stesso intervallo e che le travi non si tocchino tra loro, ma dislocate a pari spazi siano tenute ognuna sui singoli massi posti.Così poi tutta lopera viene costruita, fin che si completi la giusta altezza del muro.Questa opera da una parte non è brutta per laspetto e la varietà con alterne travi e macigni, che conservano le loro file con linee rette, dallaltra ha unottima opportunità per lutilità e la difesa delle città, perché la pietra difende dallincendio ed il materiale da ( i colpi de) llariete, e tale materiale legato allinterno da travi per lo più lunghe quaranta piedi non si può spezzare né staccare. Impedito lassedio da queste tante cose, i soldati, essendo bloccati per tutto il tempo da fango, freddo e piogge continue, tuttavia con una fatica incessante vinsero tutte queste cose ed in 25 giorni costruirono un terrapieno largo 330 piedi ed alto 80 piedi.Quando quello (terrapieno) toccava quasi il muro dei nemici e Cesare secondo labitudine sorvegliava il lavoro ed esortava i soldati a non interrompere assolutamente nessun momento dallimpresa, poco prima la terza veglia si vide il terrapieno fumare, ed i nemici con un cunicolo lavevano incendiato e nello stesso tempo alzatosi un grido da tutto il muro dalle due porte da entrambi i lati delle torri avveniva una sortita.Alcuni da lontano lanciavano fiaccole e materiale secco dal muro sul terrapieno, rovesciavano pece ed altre cose, con cui si può ravvivare il fuoco, così che a stento si poteva intraprendere una strategia dove si corresse per prima cosa o a quale cosa si portasse aiuto. Tuttavia poichè per decisione di Cesare due legioni vegliavano sempre davanti agli accampamenti e parecchi, divisi i tempi, erano allopera, velocemente avvenne che alcuni resistevano alle sortite, altri ritiravano le torri e tagliavano il terrapieno, poi tutta la folla dagli accampamenti accorreva a spegnere. Combattendosi in tutti i luoghi, passata ormai la restante parte della notte e sempre per i nemici si rinnovava la speranza della vittoria, tanto più che vedevano bruciati i parapetti delle torri e capivano che (soldati) scoperti non potevano avvicinarsi per soccorrere e mentre essi sempre avvicendavano (uomini) freschi agli spossati e ritenevano che tutta la salvezza della Gallia era riposta in quel frammento di tempo, accadde, mentre noi guardavamo, quello che sembrò degno di menzione e noi giudicammo non doversi trascurare. Un gallo davanti alla porta della città, che lanciava nel fuoco nella zona della torre zolle di grasso e pece passate di mano in mano, trapassato dal fianco destro da uno scorpione cadde stramazzato.Uno tra i vicini passando su questo che giaceva (a terra) svolgeva lo stesso compito.Al secondo stramazzato per la stessa ragione da un colpo di scorpione successe un terzo ed al terzo un quarto e quel posto non fu lasciato vuoto dai difensori, prima che, spento il terrapieno ed allontanati da tutta quella parte i nemici, fu messa la fine del combattere.

Avendo sperimentato tutto i Galli, poiché nessuna cosa era successa, il giorno dopo presero la decisione di fuggire dalla città, esortando ed orinandolo Vercingetorige.Tentando ciò col silenzio della notte speravano di farlo con non grande perdita dei loro, per il fatto che gli accampamenti di Vercingetorige non erano lontano dalla città ed una palude continua, che si frapponeva, ritardava i Romani dallinseguire.Ormai preparavano per fare queste cose di notte, quando le madri di famiglia subito corsero in (luogo) pubblico e gettatesi ai loro piedi piangendo chiesero con tutte le suppliche di non consegnare loro ed i figli comuni ai nemici per il supplizio, loro che la debolezza di natura e delle forze impediva a prendere la fuga.Quando li videro persistere nellidea, poiché per lo più nel massimo pericolo il timore non accoglie la pietà, cominciarono a gridare e segnalare ai Romani della fuga.Atterriti da questo spavento i Galli, perché le strade non fossero occupate dalla cavalleria dei Romani, desistettero dal piano. Il giorno dopo Cesare fatta avanzare la torre e concluse le operazioni, che aveva deciso di fare, scatenatasi una grande pioggia, ritenendo che questa non fosse una inutile occasione per prendere una decisione, poiché vedeva sul muro le sentinelle disposte un po troppo incautamente e ordinò che pure i suoi si applicassero al lavoro piuttosto con calma e mostrò cosa volesse che si facesse, e con le legioni pronte nelle gallerie di nascosto, esortando che finalmente raccogliessero in cambio di così grandi fatiche il frutto della vittoria, promise premi e diede il segnale.Essi subito volarono fuori da ogni parte e velocemente riempirono (occupando) la muraglia. I nemici atterriti dalla cosa nuova, buttati giù dal muro e dalle torri si raccolsero sulla piazza e nei luoghi più aperti a cuneo con questo intento, di, se si venisse contro da qualche parte, combattere in fila serrata.Quando videro che nessuno scendeva su postazione adatta, ma si spandevano su tutto muro da ogni parte, temendo che fosse tolta del tutto la speranza di fuga, gettate le armi si diressero alle ultime parti della città con slancio continuo, e qui una parte, premendosi loro stessi nella stretta uscita delle porte, fu uccisa dai soldati, parte ormai uscita dalle porte (fu uccisa) dai cavalieri.E non ci fu nessuno che si occupasse del bottino.Così eccitati sia dalla strage di Cenabo sia dalla fatica del lavoro, non risparmiarono i gravati dalletà, non le donne, non i bambini.Infine da tutta quella folla, che fu di circa 40 mila, a stento 800, che si erano buttati fuori dalla città, sentito il primo grido, giunsero incolumi da Vercingetorige.Ed egli già a notte fonda nel silenzio li accolse dalla fuga così, temendo che negli accampamenti sorgesse una qualche ribellione del popolo per il loro arrivo e pietà, che lontano lungo la strada, dislocati suoi congiunti e capi di nazioni curasse a dividere e portare i loro, (a quella) parte degli accampamenti che dallinizio era toccata ad ogni nazione.

Il giorno dopo, convocata lassemblea, confortò e rincuorò di non abbattersi troppo nello spirito e di non turbarsi per la disgrazia.(Diceva che) i Romani non avevano vinto col valore ed in campo aperto, ma con unastuzia e con la tecnica dellassedio, di cui essi eran stati sprovvisti.Sbagliavano, se alcuni aspettassero in guerra come favorevoli tutti gli avvenimenti delle cose.A lui non era mai piaciuto che si difendesse Avarico, della cui cosa aveva loro stessi come testimoni, ma era accaduto per la stoltezza dei Biturigi ed il troppa accondiscendenza degli altri, perché fosse ricevuta questa perdita. Lui tuttavia avrebbe rimediato con maggiori vantaggi. Infatti le nazioni che dissentivano dagli altri Galli, queste con la sua premura le avrebbe alleate ed avrebbe realizzato un unico piano di tutta la Gallia, al cui assenso neppure il mondo intero potrebbe resistere; egli lo riteneva quasi già realizzato. Intanto era giusto chiedere a loro per la salvezza comune, di decidere di fortificare gli accampamenti, per sostenere più facilmente gli improvvisi attacchi dei nemici. Questo discorso non fu sgradito ai Galli e soprattutto perché egli non sera perduto danimo, ricevuta una così grande perdita e non si era nascosto in segreto ed evitata la vista del popolo e si riteneva che aveva previsto e pronosticato con intelligenza meglio, perché aveva ritenuto, essendo la situazione intatta, prima che bisognava incendiare Avarico, poi abbandonarlo.Così come le avversità diminuiscono il prestigio degli altri comandanti, così lautorevolezza di costui al contrario, ricevuta la perdita, si accresceva di giorno in giorno.Contemporaneamente arrivavano alla speranza, su sua affermazione, circa lallearsi le altre nazioni; anzitutto i Galli decisero di fortificare gli accampamenti, ed uomini non abituati alla fatica erano così prostrati di spirito, che tutte le cose che venivano loro comandate pensavano si dovessero sopportare e tollerare. Non meno di quanto ha promesso Vercingetorige col pensiero si arrovellava per alleare altre nazioni e adescava i loro capi con doni e promesse.Per questa cosa sceglieva uomini adatti, ognuno dei quali poteva essere catturato molto facilmente o con un discorso subdolo o con lamicizia. Quelli che erano scampati da Avarico espugnata, si preoccupa di armarli e vestirli; contemporaneamente perché le truppe diminuite fossero rimpiazzate, ordina alle nazioni un preciso numero di soldati, che vuole sia condotto negli accampamenti ed entro quale data, e comanda che tutti gli arcieri, di cui in Gallia cera un grandissimo numero, siano ricercati e mandati da lui. Con queste cose viene risarcito ciò che ad Avarico era andato perduto. Intanto Teutomato, figlio di Ollovicone, re dei Nitiobrogi, il cui padre era stato nominato dal senato amico del popolo romano, con un gran numero di suoi cavalieri e che aveva guidato dallAquitania, giunse da lui.

Un consiglio in più