Traduzione De bello gallico, Cesare, Versione di Latino, Libro 06; 01-13

Traduzione in italiano del testo originale in latino del Libro 06; paragrafi 01-13 dell'opera De bello gallico di Cesare

Traduzione De bello gallico, Cesare, Versione di Latino, Libro 06; 01-13
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DE BELLO GALLICO: TRADUZIONE DEL LIBRO 06; PARAGRAFI 01-13

Per molte cause Cesare aspettando una maggiore sollevazione della Gallia decise di fare una leva per mezzo dei legati Silano, Antistio Regino, Sestio. Contemporaneamente chiede al proconsole Pompeo, poiché egli rimaneva presso Roma col comando per motivo di stato, che, quelli che aveva chiamato dalla Gallia Cisalpina con giuramento consolare, ordinasse di raggiungere le insegne e di partire alla volta di lui Cesare, pensando anche che importasse molto per il tempo successivo per la stima della Gallia che si vedessero le risorse dellItalia così grandi, che, se in guerra si fosse ricevuto qualcosa di danno, non solo quello si risarcisse in breve tempo, ma anche si potesse incrementare con truppe maggiori. Ed avendolo concesso Pompeo per motivi di stato e di amicizia Terminata velocemente la leva per mezzo dei suoi, organizzate prima della fine dellinverno tre legioni e guidatele, e raddoppiato il numero di quelle coorti che aveva perduto con Titurio, sia con la velocità che con le truppe insegnò cosa potessero la disciplina ed i mezzi del popolo romano. Tolto di mezzo Induziomaro, come rivelammo, il comando è concesso ai suoi parenti da parte dei Treveri. Essi non desistono dal sollecitare i confinanti Germani e promettere denaro.Non potendo ottenere dai vicini, tentano i lontani.Trovate alcune nazioni si rassicurano tra loro con giuramento e con gli ostaggi garantiscono per il denaro; si uniscono Ambiorige con alleanza e patto. Sapute queste cose, Cesare vedendo che da ogni parte si preparava la guerra, che Nervi, Atuatuci, Menapi, aggiuntisi tutti i Germani Transrenani, erano in armi, che i Senoni non venivano secondo lordine e scambiavano piani con Carnuti e nazioni confinanti, che i Germani erano sollecitati dai Treveri con frequenti ambascerie, pensò che dovesse riflettere più adeguatamente alla guerra. Così non trascorso ancora linverno, raccolte quattro legioni vicine allimprovviso si diresse nei territori dei Nervi e, prima che essi potessero o riunirsi o fuggire, catturato un gran numero di bestiame e di uomini, e concessa quella preda ai soldati, devastati i campi, li costrinse a venire alla resa e dargli ostaggi. Conclusa velocemente quella impresa di nuovo ricondusse le legioni negli accampamenti invernali. Indetto il concilio della Gallia in primavera, come aveva deciso, mentre gli altri eccetto Senoni, Carnuti e Treveri, erano arrivati, pensando essere questo linizio della guerra e della ribellione, tanto che sembrava giusto anteporre tutto trasferisce lassemblea a Lutezia dei Parisi. Questi erano confinanti dei Senoni ed al tempo degli antenati avevano unito la nazione, si pensava fossero lontani da questo piano. Detta questa cosa dalla tribuna nello stesso giorno parte con le legioni dai Senoni e vi arriva a marce forzate. Conosciuto il suo arrivo, Accone, che era stato liniziatore di quella decisione, ordina che la moltitudine si riunisca in città.Ai Carnuti viene annunciato, prima che si potesse fare ciò, che ci sono i Romani.Necessariamente desistono dallidea e mandano ambasciatori a Cesare per supplicarli; si presentano per il tramite degli Edui, sotto la cui protezione si trovava la nazione dallantichità.Volentieri Cesare, chiedendolo gli Edui, concede il perdono ed accoglie la scusa, poiché riteneva che lestate fosse tempo di imminente guerra, non di processo.

Comandati i cento ostaggi li consegna da custodire agli Edui. Nello stesso luogo i Carnuti mandano ambasciatori e ostaggi, servendosi come intermediari dei Remi, nella cui clientela si trovavano; portano le stesse risposte. Cesare conclude lassemblea e comanda cavalieri alle nazioni. Pacificata questa parte della Gallia con intelligenza e coraggio si dà tutto per la guerra di Treveri e di Ambiorige. Comanda che Cavarino con la cavalleria dei Senoni parta con lui, perché non ci sia nessuna ribellione della nazione per il rancore di costui o per quellodio, che aveva meritato.Stabilite queste cose, poiché aveva per risaputo che non avrebbe indotto Ambiorige allo scontro, indagava con attenzione gli altri suoi piani.I Menapi erano vicini ai territori degli Eburoni, fortificati da continue paludi e selve, che unici non avevano mai inviato ambasciatori a Cesare per la pace. Sapeva che Ambiorige aveva vincolo di ospitalità con essi; ugualmente aveva saputo che tramite i Treveri era venuto in amicizia con i Germani. Pensava che bisognava togliergli questi aiuti prima che lo provocasse con la guerra, perché, disperato lo scampo, o si nascondesse dai Menapi o fosse costretto ad unirsi ai Tranrenani.Presa questa decisione, manda i carriaggi di tutto lesercito da Labieno presso i Treveri e comandano che partano due legioni verso di lui, egli con cinque legioni libere parte per i Menapi. Quelli, radunata nessuna squadra, confidando nella difesa del luogo si rifugiano nelle selve e nelle paludi e là portano le loro cose. Cesare, divise le truppe col legato Fabio ed il questore Crasso, costruiti velocemente dei ponti, avanza su tre fronti, incendia abitazioni e villaggi, simpossessa di gran numero di bestiame e di uomini. Costretti da queste cose, i Menapi inviano Ambasciatori a lui per chiedere la pace.Egli, ricevuti gli ostaggi, conferma che li avrebbe considerato nel numero dei nemici, se avessero accolto nei loro territori o Ambiorige o i suoi ambasciatori. Rafforzate queste posizioni, lascia latrebate Commio tra i Menapi in qualità di custode con la cavalleria, egli parte contro i Treveri. Mentre da parte di Cesare si facevano queste cose, i Treveri, raccolte grandi truppe di fanteria e cavalleria, si preparavano ad assalire Labieno con una sola legione, che aveva svernato nei loro territori. Ed ornai non erano lontani da lui più di una marcia di due giorni, quando vengono a sapere che erano giunte due legioni per ordine di Cesare. Posti gli accampamenti a quindici mila passi decidono di aspettare gli aiuti dei Germani.Labieno saputo il piano dei nemici sperando che per la loro impazienza sarebbe capitata qualche possibilità di scontrarsi, lasciata una guarnigione di 5 coorti per i carriaggi, con 15 coorti e con una numerosa cavalleria parte contro il nemico e lasciato in mezzo uno spazio d mille passi fortifica gli accampamenti. Cera tra Labieno ed il nemico un fiume di difficile passaggio e con rive scoscese.Egli né aveva in animo di passare questo né pensava che lavrebbero attraversato i nemici.Ogni giorno aumentava la speranza di aiuti.Parla apertamente allassemblea, poiché si diceva che i Germani si avvicinavano, lui non avrebbe messo a rischio le sorti sue e dellesercito ed il giorno dopo alla prima luce avrebbe levato gli accampamenti.

Velocemente queste cose vengono riferite ai nemici, poiché tra un gran numero di cavalieri galli la natura costringeva che alcuni favorissero le cose galliche.Labieno di notte, radunati i tribuni dei soldati ed i primi ordini, rivela cosa ci sia di suo piano e, per dare ai nemici più facilmente il sospetto di paura, comanda di levare gli accampamenti con chiasso e disordine maggiore di quanto porti la consuetudine del popolo romano. Con queste cose rese la partenza simile ad una fuga.Queste cose prima della luce vengono riferite tramite gli esploratori ai nemici in così grande vicinanza di accampamenti. Lultima schiera la retroguardia era appena uscita fuori dalle fortificazioni, quando i Galli rincuoratisi tra di loro per non perdere la preda sperata dicendo che era lungo aspettare laiuto dei Germani, essendo i Romani terrorizzati, e la loro dignità non tollerava di non osare assalire con così grandi truppe una squadra così piccola, soprattutto che fuggiva ed impacciata non esitano a passare il fiume e attaccare battaglia in postazione sfavorevole. Ma Labieno sospettando che sarebbe accaduto, per attirare tutti al di qua del fiume, usando la medesima finzione di marcia avanzava tranquillamente. Poi mandati avanti un poco i carriaggi e dislocatili su di una altura Avete, disse, soldati, la opportunità che avete cercato; tenete il nemico in un luogo difficile e sfavorevole: offrite a noi comandanti lo stesso valore che molto spesso avete offerto al vostro generale Cesare, e pensate che lui è presente e vede queste cose di persona.Contemporaneamente comanda che le insegne si girino contro il nemico e che la schiera avanzi, e lasciate poche squadre di guardia ai carriaggi, dispone gli altri cavalieri ai lati.Velocemente i nostri, alzato il grido, lanciano i giavellotti contro i nemici. Quelli, quando al di là dellattesa, videro quelli che poco prima credevano in fuga, venire contro di loro con le insegne contro, no poterono sostenere limpeto e al primo scontro mandati in fuga di diressero alle selve vicine.Avendoli quindi inseguiti, Labieno, fattone fuori un gran numero, catturatine parecchi, dopo pochi giorni accolse la resa della città.Infatti i Germani che venivano in aiuto, sentita la fuga dei Treveri, si diressero in patria. Con questi i parenti di Induziomaro, che erano stati autori della ribellioni, accompagnandoli se ne andarono dalla nazione. A Cingetorige, che fin dallinizio abbiamo detto esser rimasto allimpegno, fu consegnato il comando ed il potere. Cesare, dopo che giunse provenendo dai Menapi ai Treveri, decise di passare il Reno per due motivi;uno di questi era il fatto che avevano mandato aiuti ai Treveri contro di lui, il secondo, perché Ambiorige non avesse accoglienza da loro. Decise queste cose, poco più sopra a quel luogo, dove aveva fatto passare lesercito, ordinò di costruire un ponte. Essendo conosciuto e stabilito il sistema, con grande sforzo dei soldati, in pochi giorni lopera è compiuta. Lasciato tra i Treveri una forte guarnigione presso il ponte, perché nessuna ribellione sorgesse da parte di questi, fa passare le altre truppe e la cavalleria.Gli Ubi che prima avevano dato ostaggi ed erano venuti alla resa, per scusarsi gli mandano ambasciatori, a dire che né dalla loro nazione erano stati inviati aiuti verso i Treveri né da loro era stata violata la lealtà; chiedono e scongiurano di perdonarli, perché per il comune odio dei Germani loro innocenti non pagassero il fio al posto di colpevoli; promettono, se volesse un di più di ostaggi, che sia dato.

Saputo il motivo, Cesare scopre che gli aiuti erano stati mandati dagli Svevi, accolse la giustificazione degli Ubi, indaga per sapere gli accessi ed le strade verso gli Svevi. Intanto dopo pochi giorni viene informato dagli Ubi che gli Svevi radunano tutte le truppe in uno stesso luogo e ordinano alle nazioni che sono sotto il loro potere di inviare aiuti di fanteria e di cavalleria. Conosciute queste cose provvede il vettovagliamento, sceglie un luogo adatto per gli accampamenti; ordina agli Ubi di portare via le mandrie e di radunare tutte le loro cose dai campi in città, sperando che uomini barbari ed inesperti spinti dalla mancanza delle cibarie possano essere indotti ad una sfavorevole condizione di combattere; comanda di inviare continui esploratori dagli Svevi e sapere le cose che si fanno presso di loro. Essi eseguono i comandi e trascorsi pochi giorni riferiscono: che tutti gli Svevi, dopo che erano giunte notizie piuttosto sicure sullesercito dei Romani, con tutte le truppe loro e degli alleati, che avevano radunato, si erano raccolti completamente agli estremi confini; lì cera una selva di infinita grandezza, che si chiama Baceni; questa si estende molto allinterno e gettata come un muro naturale blocca da danneggiamenti ed incursioni i Cherusci dagli Svevi e gli Svevi dai Cherusci. Allinizio di quella selva gli Svevi avevano deciso di aspettare larrivo dei Romani. Poiché si è giunti a questo luogo, non sembra essere strano riflettere sulle tradizioni della Gallia e della Germania e in che cosa queste nazioni differiscano tra loro. In Gallia ci sono dei partiti non solo in tutte le nazioni e in tutti i villaggi e frazioni, ma quasi anche nelle singole case e sono capi di quei partiti, coloro che sono stimati avere il massimo prestigio secondo il loro parere, allarbitrio e giudizio dei quali vada la conclusione di tutte le cose e decisioni. E sembra che ciò sia stato organizzato anticamente a causa di quel motivo, perché nessuno tra la plebe mancasse di aiuto contro uno più potente. Nessuno infatti sopporta che i suoi siano oppressi o circuiti, altrimenti se lo facesse, non ha più alcun prestigio tra i suoi. Questo è un metodo nel complesso di tutta la Gallia; infatti tutte le nazioni sono divise in due partiti. Quando Cesare venne in Gallia, capi di un partito erano gli Edui, dellaltro i Sequani.Questi valendo di meno in sé, perché anticamente la totalità del prestigio era negli Edui e le loro clientele erano grandi, si erano alleati i Germani ed Ariovisto e li avevano attirati a sé con grandi danni e promesse. Fatti quindi parecchi scontri favorevoli e fatta fuori tutta la nobiltà degli Edui erano cresciuti così tanto in potenza, da trascinare a sé dagli Edui gran parte dei clienti e ricevere da essi come ostaggi i figli dei capi e costringere a giurare pubblicamente di non intraprendere nessuna decisione contro i Sequani e possedere la parte del territorio confinante,occupata per mezzo della forza, e mantenere il potere di tutta la Gallia.Spinto da questa necessità Diviziaco partito per Roma per chiedere aiuto al senato, era ritornato, senza concludere limpresa.

Allarrivo di Cesare, avvenuto il cambiamento, restituiti gli ostaggi agli Edui, ripristinate le vecchie clientele, procuratene nuove grazie a Cesare, perché quelli che si erano aggregati alla loro amicizia, vedevano che godevano di migliore condizione e potere più giusto, essendo amplificata per le altre cose il loro favore e prestigio, i Sequani avevano perso la supremazia. Al loro posto erano succeduti i Remi; e poiché si capiva che essi li eguagliavano in favore presso Cesare, quelli che a causa di antiche inimicizie in nessun modo potevano essere uniti agli Edui, si davano ai Remi per la clientela.Essi li difendevano attentamente; così ottenevano una nuova autorevolezza e raccolto improvvisamente; ed allora la situazione era in uno stato tale che di gran lunga i capi erano ritenuti gli Edui, i Remi detenevano in secondo posto di prestigio. In tutta la Gallia di quelle persone che sono in qualche stima ed onore, ci sono due classi.Infatti la plebe è considerata quasi alla maniera di schiavi, ed essa nulla osa da sé, non è usata per nessuna decisione. Parecchi quando sono oppressi o da debito o da quantità di tributi o da oltraggio di più potenti, si offrono in schiavitù.I nobili hanno su questi tutti gli stessi diritti che i padroni hanno sugli schiavi. Ma tra queste due classi la prima è dei druidi, la seconda dei cavalieri.Quelli intervengono nei riti sacri, curano i sacrifici pubblici e privati, interpretano le cose religiose.Presso questi accorre un gran numero di giovani per leducazione e questi presso di loro sono in grande onore. Infatti decidono di quasi tutte le controversie pubbliche e private, e se è stato commesso qualche delitto, se cè stata una uccisione, se la controversi è per leredità, per i confini, ugualmente giudicano e decidono premi e castighi. Se qualcuno o privato cittadino o un gruppo non si è attenuto alla loro decisione, lo interdicono dai sacrifici. Questo castigo presso di loro è gravissimo. A chi si è interdetto, questi sono considerati nel novero degli empi e degli scellerati, tutti schivano costoro, sfuggono dal loro incontro e dialogo, per non ricevere dal contatto un qualcosa di danno, né anche se questi lo chiedono è data giustizia e non si concede alcun onore.Ma uno solo è a capo di tutti questi druidi, che ha tra loro la massima autorità.Morto questi o succede, se qualcuno eccelle per prestigio, o se parecchi sono i pari, si elegge col suffragio dei druidi; talvolta si scontrano anche con le armi per la supremazia. Questi in un preciso periodo dellanno risiedono in un luogo sacro nei territori dei Carnuti, regione che è considerata centrale di tutta la Gallia. Qui tutti da ogni parte, quelli che hanno controversie, si riuniscono ed obbediscono ai loro decreti e giudizi. Si ritiene che la dottrina sia stata inventata in Britannia e di lì portata in Gallia e adesso quelli che vogliono conoscere meglio quella cosa, per lo più vanno là per imparare.

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