Traduzione De Bello Gallico, Aulo Irzio, Versione di Latino, Libro 08; 39-40
Traduzione in italiano del testo originale in latino del Libro 08; paragrafi 39-40 dell'opera De Bello Gallico di Aulo Irzio
DE BELLO GALLICO: TRADUZIONE DEL LIBRO 08; PARAGRAFI 39-40
39. Mentre era ancora dai Carnuti, grazie alle frequenti lettere di Caninio viene informato delle novità di Drappete e Lucterio e dell'irriducibile resistenza degli abitanti di Uxelloduno. Cesare, sebbene ne disprezzasse lo scarso numero, giudicava di dover infliggere a tanta pervicacia una dura lezione, perché la Gallia intera non pensasse che nella resistenza ai Romani le era mancata non la forza, ma la costanza, oppure per evitare che, seguendo l'esempio, gli altri popoli cercassero di rendersi liberi, confidando sui vantaggi dei luoghi; inoltre, a tutti i Galli - ben lo sapeva - era noto che gli restava una sola estate da passare in provincia, e se per quel lasso di tempo riuscivano a resistere, non avrebbero più dovuto temere alcun pericolo. Così, lascia il legato Q Caleno con due legioni e lo incarica di seguirlo a tappe normali; dal canto suo, si dirige il più velocemente possibile alla volta di Caninio con tutta la cavalleria. 40. Dopo aver raggiunto Uxelloduno contro le aspettative di tutti, vede che la città è già serrata dalle nostre fortificazioni e si rende conto che non si può più recedere dall'assedio Saputo dai fuggiaschi che in città c'erano abbondanti scorte di grano, cercò di tagliare i rifornimenti idrici. Un fiume scorreva in mezzo a una valle profonda, che attorniava quasi tutto il monte su cui sorgeva Uxelloduno. La conformazione naturale della zona impediva di deviarlo: scorreva, infatti, così vicino ai piedi del monte, che non era assolutamente possibile scavare canali di derivazione. Ma gli assediati, per raggiungere il fiume, dovevano discendere una china disagevole e molto ripida: se i nostri li ostacolavano, non sarebbero riusciti né ad arrivare al fiume, né a ritirarsi per l'erta salita, senza il rischio di ferite o addirittura di morte. Appena Cesare si rese conto di tale difficoltà dei nemici, appostò arcieri e frombolieri e dispose anche macchine da lancio proprio nelle zone di fronte ai sentieri più praticabili, impedendo agli abitanti di attingere acqua dal fiume.