Traduzione De Bello Gallico, Aulo Irzio, Versione di Latino, Libro 08; 27-28
Traduzione in italiano del testo originale in latino del Libro 08; paragrafi 27-28 dell'opera De Bello Gallico di Aulo Irzio
DE BELLO GALLICO: TRADUZIONE DEL LIBRO 08; PARAGRAFI 27-28
27. Nello stesso tempo il legato C Fabio accetta la resa di parecchi popoli, la sancisce mediante ostaggi e viene avvisato di ciò che stava accadendo tra i Pictoni da una lettera di Caninio. A tale notizia, muove in soccorso di Durazio. Appena lo informano dell'arrivo di Fabio, Dumnaco dispera ormai della salvezza, perché avrebbe dovuto, a un tempo, affrontare sia i Romani, sia i rinforzi esterni, nonché sorvegliare e temere gli abitanti di Lemono Con rapidità, dunque, ripiega con tutte le truppe e pensa di non poter essere abbastanza al sicuro, se non dopo aver condotto l'esercito oltre la Loira, un fiume che, per la sua imponenza, poteva essere varcato solo su ponte. Fabio, anche se non aveva ancora avvistato i nemici, né si era ricongiunto a Caninio, avvalendosi delle informazioni di chi conosceva la natura della zona, ritenne assai probabile che i nemici, atterriti, si sarebbero diretti là, dove effettivamente si stavano dirigendo. Così, con le sue truppe muove verso lo stesso ponte e ordina alla cavalleria di precedere l'esercito, ma a una distanza di marcia tale, che le consentisse il rientro nell'accampamento comune senza affaticare i cavalli. I nostri cavalieri, secondo gli ordini, partono all'inseguimento e si rovesciano sulla schiera di Dumnaco: avendo aggredito i nemici, già in fuga e atterriti, mentre erano ancora carichi di bagagli e in marcia, ne uccidono molti, si impadroniscono di un ricco bottino. Eseguita con successo la missione, rientrano al campo. 28. La notte successiva Fabio manda in avanscoperta i cavalieri, pronti allo scontro e a ritardare la marcia di tutto l'esercito nemico fino all'arrivo di Fabio stesso. Perché le cose procedessero secondo gli ordini, Q Azio Varo, prefetto della cavalleria, uomo di straordinario coraggio e senno, sprona i suoi e, dopo aver inseguito le schiere nemiche, dispone una parte degli squadroni in zone favorevoli, mentre con il resto attacca battaglia. La cavalleria nemica si batte con particolare audacia, perché a essa subentravano i fanti, che, piazzatisi lungo tutta la colonna, recavano aiuto ai propri cavalieri contro i nostri. Si accende un'aspra battaglia. I nostri, infatti, disprezzavano i nemici già sconfitti il giorno precedente e, ben sapendo che le legioni erano in arrivo, combattevano contro i fanti con straordinario ardore, sia per la vergogna di un'eventuale ritirata, sia per il desiderio di risolvere da soli la battaglia; i nemici, dal canto loro, in base all'esperienza del giorno precedente, credevano che non sarebbero giunte altre truppe romane e pensavano di avere trovato l'occasione per annientare la nostra cavalleria.