Traduzione De Bello Gallico, Aulo Irzio, Versione di Latino, Libro 08; 13-14

Traduzione in italiano del testo originale in latino del Libro 08; paragrafi 13-14 dell'opera De Bello Gallico di Aulo Irzio

Traduzione De Bello Gallico, Aulo Irzio, Versione di Latino, Libro 08; 13-14
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DE BELLO GALLICO: TRADUZIONE DEL LIBRO 08; PARAGRAFI 13-14

13. Frattanto, non conoscono pausa le scaramucce quotidiane al cospetto dei due accampamenti, nei pressi dei guadi e dei passaggi della palude. In una di esse i Germani, che Cesare aveva portato al di qua del Reno perché combattessero frammischiati ai cavalieri, varcarono tutti la palude con molta decisione, uccisero i pochi che tentavano la resistenza e inseguirono piuttosto caparbiamente gli altri, seminando il panico non solo in chi era pressato da vicino o veniva colpito da distante, ma anche tra i rincalzi, che stazionavano più lontano, come al solito Fu una rotta vergognosa: scalzati, via via, dalle posizioni dominanti, non si fermarono finché non trovarono riparo nel loro accampamento; altri, in preda alla vergogna, proseguirono la fuga anche oltre il campo. Il pericolo corso sconvolse l'intero corpo nemico, al punto che si rende difficile stabilire se i Galli siano più inclini alla boria per insignificanti vittorie oppure pavidi di fronte a mediocri avversità. 14. Dopo aver trascorso parecchi giorni sempre nell'accampamento, i capi dei Bellovaci, quando vennero a sapere che il legato C Trebonio si stava avvicinando con le legioni, nel timore di un assedio come ad Alesia, fanno allontanare di notte le persone inutili troppo anziane o deboli o prive di armi; con loro mandano tutti i bagagli. Mentre dispiegavano la colonna, ancora in scompiglio e in disordine (un gran numero di carri, infatti, segue di solito i Galli anche negli spostamenti brevi), vengono sorpresi dal sorgere del sole Allora schierano le truppe dinnanzi al loro campo, per impedire ai Romani l'inizio dell'inseguimento prima che la colonna dei bagagli si fosse allontanata abbastanza. Cesare, visto il pendio così erto, non giudicò opportuno attaccare i nemici pronti alla difesa e decise invece di far avanzare le legioni di quel tanto, che impedisse ai barbari di muoversi dalla loro posizione senza rischi, data la minaccia dei nostri. Poi notò che i due accampamenti erano sì divisi da una palude impraticabile - un ostacolo in grado di frenare la rapidità dell'inseguimento - ma che una catena di colli, al di là della palude, raggiungeva quasi il campo nemico e ne era separata solo da una piccola valle Allora, getta ponti sulla palude, la varca con le legioni e giunge rapidamente su una spianata in cima ai colli, protetta su entrambi i lati da scoscesi pendii. Qui ricompone le legioni e raggiunge l'estremità della spianata, dove forma la linea di battaglia Da qui, i dardi scagliati dalle macchine da lancio potevano piovere sui nemici disposti a cuneo. 

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