Traduzione De amicitia, Cicerone, Versione di Latino, parte 02
Traduzione in italiano del testo originale in latino, parte 02, dell'opera De amicitia di Cicerone
DE AMICITIA: TRADUZIONE DELLA PARTE 02
Allora è vero quanto ripeteva, se non erro, Archita di Taranto (l'ho sentito ricordare dai nostri vecchi che, a loro volta, riportavano il racconto di altri vecchi): Se un uomo salisse in cielo e contemplasse la natura dell'universo e la bellezza degli astri, la meraviglia di tale visione non gli darebbe la gioia più intensa, come dovrebbe, ma quasi un dispiacere, perché non avrebbe nessuno cui comunicarla. Così la natura non ama affatto l'isolamento e cerca sempre di appoggiarsi, per così dire, a un sostegno, che è tanto più dolce quanto più caro è l'amico. vero: la natura stessa ci dichiara con tanti segni cosa vuole, cosa ricerca ed esige, ma noi diventiamo sordi, chissà perché, e non diamo ascolto ai suoi avvertimenti. In realtà, i rapporti di amicizia sono vari e complessi e si presentano molti motivi di sospetto e di attrito; saperli ora evitare, ora attenuare, ora sopportare è indice di saggezza, Un motivo di risentimento in particolare non va inasprito, per poter conservare nell'amicizia vantaggi e lealtà: bisogna avvertire e rimproverare spesso gli amici e, con spirito amichevole, bisogna accettare da loro gli stessi rimproveri se sono ispirati dall'affetto. Invece, chissà perché, ha ragione il mio amico Terenzio quando dice nell'Andria: L'ossequio genera amici, la verità odio.Sgradita verità, se produce odio, il veleno dell'amicizia, ma molto più sgradito l'ossequio, perché, indulgente verso le colpe, non impedisce all'amico di cadervi, Ma è soprattutto colpevole chi rinnega la verità facendosi trascinare in inganno dall'ossequio. In tutto ciò bisogna usare raziocinio e accortezza, in primo luogo perché il monito non suoni aspro, in secondo luogo perché il rimprovero non risulti offensivo; si accompagni poi all'ossequio - mi piace usare il termine terenziano - la gentilezza, senza però far ricorso all'adulazione, complice dei vizi, indegna non solo di un amico, ma anche di un uomo libero, Perché in un modo si vive con il tiranno, in un altro si vive con l'amico. Se poi uno ha le orecchie chiuse alla verità e non può ascoltare dall'amico il vero, è il caso di disperare della sua salvezza. Acuto, come molti altri, è un detto di Catone: Talvolta fanno del bene più i nemici irriducibili degli amici che sembrano compiacenti: i primi dicono spesso il vero, i secondi mai. Ed ecco un'altra assurdità: chi è rimproverato non prova il dispiacere che dovrebbe provare, ma si dispiace per quello che invece non dovrebbe toccarlo: infatti non si addolora per aver sbagliato, ma si irrita di venir ripreso; Invece dovrebbe provare il contrario: dolore per la colpa e gioia per la correzione. Se, dunque, è indice di vera amicizia ammonire ed essere ammoniti - e ammonire con sincerità, ma senza durezza, e accettare i rimproveri con pazienza, ma senza rancore -, allora dobbiamo ammettere che la peste più esiziale dell'amicizia è l'adulazione, la lusinga e il servilismo; Dàgli tutti i nomi che vuoi: sarà sempre un vizio da condannare, un vizio di chi è falso e bugiardo, di chi è sempre pronto a dire qualsiasi cosa per compiacere, ma la verità mai.
D'altronde, se la simulazione in ogni circostanza è un male, perché impedisce il giudizio del vero e lo adultera, allora è assolutamente incompatibile con l'amicizia, Cancella infatti la verità senza la quale non ha più senso la parola amicizia. Se infatti l'essenza dell'amicizia consiste, per così dire, nel fondere in una sola anima più anime, come sarà possibile se nemmeno nell'anima del singolo individuo ci sarà sempre unità e identità, ma diversità, mutevolezza e ambiguità? Esiste qualcosa di tanto flessibile, di tanto sviato quanto l'anima di chi si trasforma non solo sulla base dell'umore e della volontà di un altro, ma anche della sua espressione o di un suo cenno? Se dice no, io dico no; Se dice sì, io dico sì; Insomma, mi sono imposto di esser sempre d'accordo, come afferma ancora Terenzio, ma per bocca di Gnatone, Avere un amico del genere è davvero indice di stoltezza. Ma siccome molti sono gli Gnatoni, e spesso superiori per condizione sociale, fortuna e fama, la loro piaggeria è pericolosa, perché alla menzogna si aggiunge l'autorità. Ma, stando bene attenti, è possibile distinguere e riconoscere l'amico adulatore dal vero amico, così come si riconosce ciò che è contraffatto e falso da ciò che è autentico e genuino. L'assemblea popolare, composta da persone molto ignoranti, è capace tuttavia di vedere, di solito, la differenza tra il demagogo, cioè il cittadino adulatore e infido, e il cittadino coerente, serio e ponderato. Con quali lusinghe Papirio cercava di insinuarsi nelle orecchie dell'assemblea popolare poco tempo fa, quando presentava il disegno di legge sulla rielezione dei tribuni della plebe! Ci siamo opposti alla sua proposta, Ma non è di me, è di Scipione che preferisco parlare. Dèi immortali, che solennità, che maestà risuonò nelle sue parole, Non avresti esitato a chiamarlo guida del popolo romano, non semplice cittadino, Ma eravate presenti ed è in circolazione il suo discorso. Così, una legge di ispirazione popolare è stata respinta dai voti dei popolo. E, per ritornare a me, vi ricordate senz'altro di quanto apparisse popolare la legge sui sacerdozi presentata da Licinio Crasso nell'anno del consolato di Massimo, fratello di Scipione, e di Mancino! L'elezione dei membri dei collegi sacerdotali veniva trasferita al popolo, E fu lui il primo a parlare al popolo con la faccia rivolta al foro. Nonostante ciò, il rispetto degli dèi immortali, da me difeso, sconfisse senza difficoltà il suo discorso demagogico. L'episodio risale alla mia pretura, cinque anni prima del mio consolato, Così, fu il suo significato intrinseco la migliore difesa di quella causa, e non la suprema autorità del suo oratore. Se, dunque, in quel teatro che è l'assemblea popolare, dove finzioni e apparenze giocano un ruolo di primo piano, il vero comunque prevale, purché sia svelato e messo nella giusta luce, che cosa deve accadere nell'amicizia, che si misura tutta sul metro della verità? Se nell'amicizia non vedessi, come si dice, che l'amico ti apre il suo cuore e tu gli mostri il tuo, non avresti nulla di cui fidarti, nulla di cui esser certo, neppure di amare e di essere amato, perché non sapresti quanto ci sia di vero in tutto ciò.
Del resto l'adulazione, per quanto sia pericolosa, nuoce soltanto a chi l'ammette e se ne compiace. Ecco perché è proprio l'uomo pieno di sé e tutto preso dalla propria persona a spalancare le orecchie agli adulatori Certo, la virtù ama se stessa: si conosce alla perfezione e sa quanto sia amabile. Però, non mi sto riferendo alla virtù, ma all'apparenza di virtù. La maggior parte degli uomini, infatti, preferisce l'apparenza di virtù al reale possesso della stessa. E sono loro a compiacersi dell'adulazione: quando ci si rivolge a queste persone con parole dette ad arte per rispondere alle loro aspettative, vedono in quel vano discorso un'attestazione dei loro meriti. Perciò non esiste amicizia tra due uomini quando uno non vuole sentire il vero e l'altro è pronto a mentire. L'adulazione dei parassiti non risulterebbe comica, nelle commedie, se non ci fossero i soldati fanfaroni:Davvero Taide mi manda mille grazie?Bastava rispondere: Sì, mille grazie Invece dice: Milioni di grazie. L'adulatore aumenta sempre, per compiacere, quei molto che l'altro vuol sentirsi dire. Perciò, anche se le menzogne dettate dall'ossequio funzionano su chi le attira a sé e le provoca, bisogna ugualmente avvertire le persone serie e coerenti a non diventare vittime di un'adulazione ben congegnata. Tutti, tranne il perfetto imbecille, riconoscono l'adulatore smaccato, Ma è da quello astuto e coperto che dobbiamo guardarci perché non si insinui in noi. Non è molto facile riconoscerlo, Spesso, infatti, adula anche contraddicendo: per compiacere finge di litigare, ma alla fine si arrende, si dà per vinto regalando all'altro l'illusione, con l'inganno, di esser stato più intelligente di lui. Cosa c'è di più vergognoso che farsi ingannare? A maggior ragione dobbiamo evitare che accada. e mi hai raggirato e menato ben bene per il naso, oggi,più di tutti gli stupidi vecchi delle commedie. Anche a teatro il personaggio più stupido è quello dei vecchio sprovveduto e credulone. Non so come, ma il discorso è scivolato dalle amicizie tra uomini perfetti, cioè saggi ( mi riferisco alla saggezza che sembra accessibile all'uomo), alle amicizie di poco conto. Ritorniamo allora al punto di partenza e cerchiamo di concludere. la virtù, sì è la virtù, o Caio Fannio e tu, mio Quinto Mucio, a procurare e a conservare le amicizie. In essa c'è armonia, stabilità e coerenza Quando sorge e mostra la sua luce, quando vede e riconosce la stessa luce in altri, vi si avvicina per ricevere, a sua volta, la luce che brilla nell'altro, Si accende così l'amore, o l'amicizia (entrambi i termini derivano infatti da amare), E amare altro non è che provare per chi si ama un affetto fine a se stesso, indipendente dal bisogno e dalla ricerca di vantaggi; I vantaggi, tuttavia, sbocciano dall'amicizia, anche se non sei andato a cercarli. l'affetto con cui abbiamo amato, da giovani, i vecchi di allora, Lucio Paolo, Marco Catone, Caio Galo, Publio Nasica, Tiberio Gracco, suocero del nostro Scipione; l'affetto che rifulge più vivo tra noi coetanei, come tra me e Scipione, Lucio Furio, Publio Rupilio e Spurio Mummio.
E adesso, a nostra volta, ormai vecchi, troviamo sollievo nell'affetto per i giovani, come voi e come Quinto Tuberone, Dal canto mio, mi compiaccio molto anche dell'amicizia con i giovani Publio Rutilio e Aulo Verginio. E poiché la legge della vita e della natura vuole che a una generazione ne segua un'altra, dobbiamo augurarci sopra ogni cosa di poter arrivare, come si dice, al traguardo insieme ai coetanei con cui ci siamo mossi dalla linea di partenza. Ma dal momento che la fragilità e la caducità sono componenti della vita umana, dobbiamo sempre cercare persone a cui dare amore e da cui riceverne: senza amore e affetto la vita perde ogni gioia. Per me Scipione, anche se mi è stato strappato all'improvviso, vive ancora e sempre vivrà, perché ho amato in questo uomo eccezionale la virtù, che non si è spenta; Non sono l'unico a conservarne il ricordo, io che l'ho sempre avuta a portata di mano; anche per i posteri sarà un luminoso punto di riferimento. Nessuno potrà concepire ideali e speranze un po' elevate se non assumerà come modello il ricordo e l'immagine di lui. Quanto a me, di tutti i beni ricevuti dalla sorte o dalla natura, nessuno è paragonabile all'amicizia di Scipione. In essa ho trovato un perfetto accordo di vedute politiche, consigli negli affari privati e una piacevolissima tranquillità, Non mi sono mai scontrato con lui, per quanto me ne sia accorto, neppure nelle minime cose; non ho mai sentito da lui una parola che non avessi voluto udire. Avevamo la stessa casa, lo stesso tenore di vita, e questo ci univa; eravamo sempre insieme non solo sotto le armi, ma anche in viaggio o in campagna. E che dire della nostra passione di conoscere e di scoprire sempre qualcosa di nuovo, passione che ci allontanava dagli occhi della gente e divorava tutto il nostro tempo libero? Se il ricordo, se la memoria di quei tempi fossero scomparsi con lui, non potrei in alcun modo sopportare la perdita di un uomo che mi era così legato, che mi amava tanto. Ma il passato non è morto, Anzi, si alimenta ed è reso più vivo dal mio pensiero e dal mio ricordo, e, anche se ne fossi interamente privato, l'età mi garantirebbe ugualmente un grande conforto. Ormai non posso vivere ancora per molto con il mio rimpianto. Tutto ciò che è breve, del resto, anche se molto doloroso, è sopportabile. Ecco cosa avevo da dire sull'amicizia. Vi esorto dunque a collocare tanto in alto la virtù, senza la quale l'amicizia non può esistere, da pensare che nulla è più nobile dell'amicizia, eccetto la virtù.