Traduzione Commentariolum Petitionis, Cicerone, Versione di Latino, Capitoli 01-05

Traduzione in italiano del testo originale in latino dei Capitoli 01-05 dell'opera Commentariolum Petitionis di Cicerone

Traduzione Commentariolum Petitionis, Cicerone, Versione di Latino, Capitoli 01-05
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COMMENTARIOLUM PETITIONIS: TRADUZIONE DEI CAPITOLI 01-05

[1][1] Anche se tu sei sufficientemente dotato di tutto ciò che gli uomini possono ottenere con il loro talento o con l'esperienza o con l'applicazione costante, tuttavia, in nome del nostro affetto, non ho ritenuto fuori luogo scriverti quanto mi veniva in mente, pensando giorno e notte alla tua candidatura, non perchè pretenda che tu vi tragga qualche nuovo insegnamento, ma perché mi sembrava opportuno presentarti in uno sguardo d'insieme ed in un'organica sistemazione delle idee che, in realtà, apparivano sparse ed confuse. Sebbene la natura eserciti una forza notevole, sembra tuttavia che, in una questione della durata di pochi mesi, larificio possa prevalere sulla natura. [2] Considera quale sia la tua città, che cosa tu richiedi, chi tu sia. Quasi ogni giorno, percorrendo la strada che porta al foro, devi meditare su questo: 'Sono un uomo nuovo, aspiro al consolato, si tratta di Roma'. Alla novità del nome potrai dare un sostegno soprattutto con la tua fama di oratore. L'eloquenza ha sempre riscosso una grandissima considerazione; non può essere ritenuto indegno del consolato chi è ritenuto degno patrocinatore di uomini consolari. Perciò, dal momento che prendi le mosse da questa fama, e tutto ciò che sei lo devi all'eloquenza, presentati a parlare con una preparazione tale, come se in ogni causa si dovesse dare un giudizio complessivo sul tuo ingegno. [3] Preoccupati che siano sempre pronti e a portata di mano tutti i trucchi del mestiere, che, lo so bene, tu tieni in serbo e ricordati sempre quanto scrisse Demetrio sull'applicazione e sul modo di esercitarsi di Demostene. In secondo luogo, fa sì che sia ben chiaro il gran numero dei tuoi amici e la classe a cui appartengono: infatti hai tu dalla tua parte ciò che nessun uomo nuovo ha mai avuto? - tutti i pubblicani, quasi tutto l'ordine equestre, molti municipi a te devoti, molti uomini di tutti gli ordini da te difesi, un certo numero di collegi, e infine parecchi giovani, il cui appoggio ti è assicurato dall'interesse per l'eloquenza, amici che ogni giorno ti stanno vicini numerosi. [4] Preoccupati di mantenere questi vantaggi ricordando e facendo capire con preghiere e con ogni mezzo, a quanti ti devono riconoscenza, che non avranno più altra occasione di provartela, a quanti la desiderano, che non vi sarà per loro altra occasione di renderti obbligato ad essi. C'è anche un altro motivo che sembra possa essere di grande aiuto ad un uomo nuovo, il consenso dei nobili e soprattutto dei consolari; giova il fatto che quelle stesse persone, al cui rango ed alla cui classe tu ambisci pervenire, ti ritengano degno di quel rango e di quella classe. [5] Bisognerebbe pregarli tutti con discrezione, inviare loro persone e convincerli che noi abbiamo sempre nutrito nei confronti dello Stato gli stessi sentimenti degli ottimati, e non siamo mai stati favorevoli alla classe popolare; che, se sembra che noi abbiamo parlato in modo affine ai rappresentanti della classe popolare, l'abbiamo fatto con l'intento di attrarre a noi Gneo Pompeo, al fine di avere quell'uomo assai potente come amico nella candidatura o almeno non ostile.

[6] Oltre a ciò fai di tutto per attrarre dalla tua parte giovani della classe nobiliare, o per conservare quelli che già sono a te affezionati; essi ti procureranno molta considerazione. Tu ne hai moltissimi; fa che essi sappiano quanto tu li ritieni importanti. Se riuscirai a far sì che desiderino sostenere la tua causa quanti non ti sono contrari, essi ti saranno di validissimo aiuto. [2][1] E' anche di grande vantaggio alla tua condizione di uomo nuovo il fatto che aspirino al consolato nobili di tal genere, e che non esiste nessuno, il quale osi affermare che la nobiltà debba loro giovare più che a te i meriti. Chi potrebbe pensare che aspirino al consolato Publio Galba e Lucio Cassio, uomini di nobilissima famiglia? Ti accorgi dunque come non possano stare al tuo livello uomini di famiglie ragguardevolissime, per il fatto che sono privi di vigore. [2] Ma Antonio e Catilina sono avversari difficili. Eppure un uomo attivo, solerte, integerrimo, buon parlatore, che gode credito presso i giudici, deve augurarsi come concorrenti due assassini fin dall'infanzia, due uomini dissoluti e caduti molto in basso. Del primo di loro noi abbiamo visto la confisca dei beni, e l'abbiamo poi udito giurare che egli a Roma non poteva competere da pari a pari in tribunale con un uomo Greco; sappiamo che è stato cacciato dal Senato in seguito alla giusta valutazione di ottimi censori; l'abbiamo avuto come concorrente nella pretura, e suoi amici erano Sabidio e Pantera quando non possedeva più schiavi da far vendere (e tuttavia, nel periodo in cui esercitò la sua carica acquistò al mercato degli schiavi un'amante che teneva a casa sua, davanti agli occhi di tutti); in qualità di candidato al consolato preferì derubare tutti gli osti, nel corso di una vergognosa ambasceria piuttosto che restare a Roma ed implorare il popolo romano. [3] E qual è, o dèi buoni! Qual è la considerazione di cui gode l'altro? In primo luogo è nobile quanto Catilina. Forse lo è di più? No. Soltanto per le sue doti. Per quale motivo? Perché Antonio è solito aver paura anche della sua ombra, questo invece non teme neppure le leggi, nato in un periodo di estrema povertà paterna, educato in mezzo agli stupri della sorella, indurito dall'eccidio di concittadini, il suo ingresso nella vita pubblica fu segnato dalla uccisione di cavalieri romani (poiché noi ci ricordiamo di quei Galli, che allora troncavano le teste dei Titinii, dei Nannii, dei Tanusii, Silla aveva messo loro a capo il solo Catilina); tra quelli egli uccise con le proprie mani un uomo assai onesto, Quinto Cecilio, marito di sua sorella, cavaliere romano, seguace di nessun partito, il quale se ne era stato sempre tranquillo per dote naturale e lo era allora anche per l'età. [3][1] E perché non potrei ora dire che aspira con te al consolato un uomo che, sotto lo sguardo del popolo romano ha battuto con le verghe, trascinandolo per tutta la città un persona assai cara al popolo romano, Marco Mario, lo ha condotto accanto ad un monumento funebre, straziandolo con ogni genere di supplizi e, mentre era vivo ed opponeva resistenza, l'ha decapitato con la sua destra, tenendolo per i capelli con la sinistra, ed ha portato via la testa con la sua mano, mentre scorrevano tra le sue dita rivoli di sangue; egli, che successivamente visse con istrioni e gladiatori così da trovare nei primi compagni di lussuria, nei secondi complici di delitti; egli che non potè entrare in alcun luogo tanto sacro e venerabile, in cui, pur rimanendo assenti colpe altrui, la sua dissolutezza non lasciasse un sospetto di infamia; egli che si prese come intimi amici, nel Senato, i Curii e gli Annii, nelle sale di vendita i Sapala ed i Carvilii, nell'ordine equestre i Pompilii ed i Vezzii; egli che è così audace e perverso, cosi abile infine e capace di raggiungere il proprio scopo nella lussuria da riuscire a far violenza ai figli vestiti di pretesta quasi fin nelle braccia dei loro genitori? Che bisogno c'è che io ti scriva dell'Africa, delle parole dei testimoni.

Sono cose ben note, e tu leggile più e più volte; queste cose tuttavia non ritengo di dover passare sotto silenzio, in primo luogo il fatto che sia uscito da quel processo tanto povero, quanto alcuni dei suoi giudici prima del processo e, in secondo luogo, che sia divenuto talmente impopolare, che ogni giorno si chiede un altro processo contro di lui. E' tale la sua situazione che essi lo temono anche se è tranquillo, più che trascurarlo se è in fermento. [2] Quanto sono migliori le condizioni della tua candidatura, rispetto a quelle presentatesi, recentemente, ad un altro uomo nuovo, Gaio Celio! egli aspirava al consolato assieme a due uomini che erano assai nobili, ma che avevano tutte qualità superiori alla stessa nobiltà, grandissima intelligenza, altissimo senso morale, innumerevoli benemerenze, estrema accortezza e scrupolo estremo nel condurre la campagna elettorale; e tuttavia Celio ebbe ragione di uno di loro, pur essendo molto inferiore per nascita e pur non superandolo quasi in nessun campo. [3] Perció tu, se metterai in azione i mezzi che ti elargiscono la tua disposizione naturale e gli studi che hai sempre coltivato, se farai ciò che richiedono le circostanze attuali, ciò che puoi, ciò che devi, non avrai da sostenere una lotta difficile con quegli avversari, che sono più famosi per i loro vizi che per la loro origine illustre; ed infatti si può trovare un cittadino tanto disonesto che voglia puntare, con un unico voto, due pugnali contro lo Stato? [4][1] Dal momento che ho esposto i rimedi che tu hai e puoi avere per quanto concerne la novità del tuo nome, mi sembra che ora sia necessario parlare della importanza di ciò cui tu aspiri. Tu aspiri al consolato, carica di cui non cè nessuno che non ti giudichi degno; ma vi sono molti che nutrono invidia nei tuoi confronti poiché tu, appartenente alla classe dei cavalieri, aspiri alla massima carica dello Stato, ed è una carica così elevata che conferisce ad un uomo coraggioso, eloquente, onesto, molto più prestigio che ad altri. Non credere che quanti hanno rivestito questa carica non vedano il prestigio che tu avrai, una volta ottenutala anche tu. Per quanto riguarda poi quelli che sono di famiglia consolare, poichè non hanno raggiunto la carica dei loro antenati, io suppongo che provino astio nei tuoi confronti, a meno che non ti vogliano molto bene. Sono convinto che anche gli uomini nuovi che hanno esercitato la pretura, tranne quanti ti sono legati per riconoscenza, non vogliano essere da te superati nella carriera consolare. [2] So con certezza che ti rendi conto di quante persone invidiose verso di te si trovino in mezzo al popolo, di quanti siano mal disposti verso gli uomini nuovi per le note vicende di questi anni; è inevitabile che alcuni siano adirati verso di te per le cause da te trattate. Rifletti infine attentamente se tu ritenga che l'impegno con cui ti sei dedicato ad accrescere la gloria di Gneo Pompeo, ti abbia procurato inimicizia.

[3] Pertanto, dal momento che aspiri alla massima carica statale e vedi che esistono degli interessi a te contrari, devi necessariamente usare ogni attenzione, vigilanza, impegno scrupoloso. [5][1] L'aspirazione alle cariche civili comporta due tipi d'attività; l'uno consiste nell'assicurarsi la benevolenza degli amici, l'altro nell'assicurarsi il favore popolare. Bisogna che la buona propensione degli amici sia originata da benemerenze, da sentimenti di stima, da antichità di rapporti, da affabilità ed amabilità di carattere. Ma il nome di amici, quando si è candidati, ha un valore più ampio che nel resto della vita; infatti, chiunque mostri una qualche simpatia nei tuoi confronti, chiunque ti ossequi, o venga spesso a casa tua, deve essere posto nel novero degli amici. Tuttavia è un grandissimo vantaggio l'esser cari e graditi a quanti ci sono amici per motivi più autentici di parentela, o di affinità, o di associazione, o di qualche altro legame. [2] Successivamente, quanto più un uomo ti è intimamente legato e più è di casa, tanto più bisogna che tu ti adoperi anzitutto perché egli ti voglia bene e desideri che tu raggiunga le più alte cariche, e poi perchè lo facciano quelli della tua tribù, i tuoi vicini, i tuoi clienti, i tuoi liberti ed infine anche i tuoi schiavi;infatti generalmente tutto quanto costituisce la nostra pubblica stima deriva dai nostri familiari. [3] Poi bisogna crearsi amici di ogni tipo: per l'apparenza, uomini illustri per cariche e per nome (i quali, anche se non si danno premura di raccomandare il candidato, gli conferiscono tuttavia un certo decoro); per avere l'appoggio della legge, magistrati, e tra essi principalmente i consoli e poi i tribuni della plebe; per ottenere il voto delle centurie, uomini che godono di un favore considerevole. Quelli che hanno o sperano di avere per merito tuo i voti di una tribù, o di una centuria, o un qualche favore, tu devi in modo particolare accaparrarteli e tenerteli vicini; durante questi anni, infatti, uomini avidi di onori si sono dati da fare con tutte le loro forze per ottenere dai cittadini della loro tribù tutto ciò che essi chiedevano; fa in modo che, con tutti i mezzi possibili, che questi uomini ti siano affezionati con tutto il loro animo e con la massima sincerità. [4] Chè se gli uomini fossero sufficientemente riconoscenti, tutto ciò dovrebbe essere per te a portata di mano, come io confido che lo sia. Infatti in questi due anni ti sei legato a quattro associazioni di cui fanno parte uomini assai influenti nell'ambito elettorale, Gaio Pundanio, Quinto Gallio, Gaio Cornelio, Gaio Archivio; quali condizioni i rappresentanti delle loro associazioni abbiano accettato e sottoscritto nell'affidarti la causa di questi personaggi, io le conosco, infatti ero presente; pertanto tu devi adoperarti per esigere presentemente da loro ciò di cui ti sono debitori, ammonendoli, pregandoli, incoraggiandoli, facendo in modo che capiscano che non avranno più un'altra occasione di dimostrarti la loro gratitudine; certamente gli uomini saranno indotti a compiere il loro dovere sia dalla speranza di altri tuoi favori che dai recenti benefici.

[5] E poiché indubbiamente rappresentano il massimo sostegno della tua candidatura le amicizie di tal genere, che tu ti sei procurato patrocinando cause, fa' in modo che a ciascuno di coloro che ti sono obbligati sia assegnato un compito preciso e ben definito; e, come tu non sei mai stato loro molesto in alcuna occasione, così fa in modo che comprendano come tu abbia riservato per questa occasione tutto quello che, secondo te, essi ti debbono.

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