Traduzione Ai Familiari, Cicerone, Versione di Latino, Tullio a Terenzia, a Tulliola e al figlio Cicerone

Traduzione in italiano del testo originale in latino del Libro 14; parte 01, Tullio a Terenzia, a Tulliola e al figlio Cicerone, de Ai Familiari di Cicerone

Traduzione Ai Familiari, Cicerone, Versione di Latino, Tullio a Terenzia, a Tulliola e al figlio Cicerone
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AI FAMILIARI: TRADUZIONE DEL LIBRO 14; PARTE 01, TULLIO A TERENZIA, A TULLIOLA E AL FIGLIO CICERONE

Dalle lettere di molti e dalla viva voce di tutti mi giunge notizia che sei di una forza d'animo e d'una energia incre dibili e che non ti lasci stancare ne dalle fatiche fisiche ne da quelle morali. O mia disgrazia! Con queste tue virtù, con la tua fedeltà, la tua rettitudine, la tua umanità vederti piombata in cosi grandi angosce per colpa mia; e vedere la nostra Tulliola ricavare motivo di pianto da un padre, da cui era abituata a ricevere tante soddisfazioni! E che dovrei dire del nostro figliolo? Appena raggiunta l'età della ragione ha subito le più crudeli sofferenze e miserie. Se io le credessi, come scrivi tu, causate dal destino avverso, le sopporterei un po' meglio; ma la responsabilità di tutto è integralmente mia, che pensavo di essere amato da chi mi odiava e che non prestavo attenzione a chi invece si volgeva a me. Se avessi fatto buon uso della ragione e non avessi dato tanto retta alle chiacchiere di amici o stupidi o disonesti vivrei adesso sereno; Ma ore che degli amici ci ingiungono di sperare per il meglio, mi darò da fare perché la mia salute possa rispondere alle pene che ti dai per me. Mi rendo conto delle dimensioni della cosa e quanto fosse più facile restare in patria piuttosto che tornarvi; Se pero abbiamo dalla nostra tutti i tribuni della plebe; se l'interessamento di Lentulo nella sue posizione di console designato non è solo apparente; se vi si aggiungono anche Pompeo e Cesare, non bisogna disperare. Circa la servitù si farà come tu mi scrivi che hanno deciso gli amici. Da queste parti l'epidemia adesso e oramai passata, ma per quanto e durata ne sono rimasto illeso. Plancio, che e uomo di una cortesia squisita, insiste per avermi con sé e ancora mi trattiene. Io volevo stare in un posto più isolato, in Epiro, dove non potessero arrivare né Pisone per l'anno prossimo governatore della Macedonia né i suoi soldati; ma Plancio ancora mi trattiene: spera che si possa combinare in modo da partire insieme con me per l'Italia; se mai vedrò un tal giorno e se mai riuscirò ad abbracciarvi e a recuperare a un tempo il mio e il vostro decoro, mi sembrerà d'aver colto il frutto più cospicuo del vostro affetto per me e del mio per voi. L'affabilità, l'umanità, i sentimenti del nostro genero Pisone nei contronti di voi tutti sono tanto grandi che niente può superarli; volesse il cielo che ne ricavasse soddisfazione! Perché quanto a gloria vedo che non gliene mancherà. Non ti ho fatto alcun rilievo a proposito di mio fratello Quinto, ma vi avrei voluti tutti stretti l'uno all'altro il più possibile, specie ora che siete tanto pochi. Ho ringraziato quelli che tu volevi che ringraziassi e ho scritto che tu me ne avevi informato.

Terenzia cara, mi dici che hai intenzione di vendere un'intera proprietà: ma ti supplico, dal fondo della mia disperazione, di considerarne le conseguenze. E se il destino dovesse continuare a perseguitarci, che sarà del nostro disgraziato ragazzo? Non resisto a scrivere oltre: sono sopraffatto dalla commozione e non vorrei fare piangere anche te; Mi limito a questo: se potremo contare su amici fedeli, denaro non ne mancherà; se gli amici verranno me no, col tuo denaro non ce la farai mai. In nome delle nostre deplorevoli condizioni, guarda che non roviniamo del tutto un ragazzo gia in rovina: se potrà contare su qualcosa che lo sottragga al bisogno immediato, a ottenere il resto gli occorrerà solo un minimo di coraggio e un minimo di buona sorte. Cerca di star bene e mantieni i contatti necessari per farmi sapere quel che succede e quel che fate voi. Ma oramai ho ben poco da aspettarmi. Un pensiero a Tulliola e Cicerone. Addio. Durazzo, 26 novembre. Sono venuto a Durazzo sia perché è una città libera e in cui conto delle aderenze, sia perché è il punto più vicino all'Italia; ma se, trattandosi di un posto di gran passaggio, dovesse verificarsi qualche inconveniente, mi trasferirò altrove e te ne terrò informata per lettera.

 

 

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