Traduzione Ad Brutum, Cicerone, Versione di Latino, Libro 01; 18

Traduzione in italiano del testo originale in Latino del Libro 01; paragrafo 18 dell'opera Epistulae ad Brutum di Cicerone

AD BRUTUM: TRADUZIONE DEL LIBRO 01; PARAGRAFO 18

Avendoti spesso esortato nelle lettere di venire al più presto in soccorso allo stato e di portare l'esercito in Italia e non credendo che i tuoi familiari ne dubitassero, fui chiamato da tua madre, donna attentissima e buonissima, di cui tutte le preoccupazioni sono rivolte a te e in se si consumano affinché andassi da lei il venticinque luglio. Cosa che io feci senza dubbio come fu mio dovere. Essendo giunti, cerano Casca e Labeone e Scapzio. E quella mi riferì e chiese che cosa mi sembrasse opportuno, se richiamarti e pensare che ciò sia utile a te o se fosse meglio che tu tardassi e indugiassi. [2] Risposi ciò che sentivo, che tu dovevi esser fedele soprattutto alla tua dignità e alla tua fama e che dovevi portare aiuto in un primo tempo alla repubblica che cade e quasi si distrugge. Quale malanno credi che manchi in quella guerra in cui gli eserciti vincitori non vollero inseguire il nemico che fugge e in cui un generale ornato di grandissimi onori, di enormi beni, di moglie, figli, voi come parenti, abbia dichiarato incolume guerra alla repubblica? E che cosa dovrei dire in un così grande consenso di senato e popolo, mentre tanto male sta ancora fra le mura? [3] Inoltre, quando scrivevo queste cose, ero preso da un grandissimo dolore, perché, dato che la repubblica prese me come garante per un giovanotto e quasi un ragazzino, mi sembrava che a stento avrei potuto ottemperare a ciò che promisi. Un debito danimo e di impegno nei confronti di un altro è infatti più pesante e più difficile, soprattutto nei momenti importanti di quanto lo sia un debito di denaro. Questo può essere saldato ed è una ferita tollerabile del patrimonio; ciò che hai promesso allo stato, come puoi saldarlo, se quello a vantaggio di cui hai promesso non sopporta facilmente che sia pagato? [4] Ciò nonostante manterrò anche questo, come spero, pur se molti si oppongono.

Mi sembra che ci sia del carattere, ma letà è incostante e molti sono pronti a depravarlo; i quali credono che, proposto lo splendore di un falso onore, lattitudine di un buon ingegno possa essere deviata. Così anche alle altre mi si aggiunge anche questa fatica, di provare tutte le macchinazioni per mantenere questo giovane per non subire la nomea di sconsideratezza. Eppure, che sconsideratezza è? Infatti io obbligai quello stesso per cui promisi più di me; e lo stato non può dispiacersi che io abbia garantito per lui che nel fare le cose fu piuttosto energico tanto per il suo ingegno quanto per la mia influenza. [5] Se per caso non mi sbaglio, il problema principale nello stato e la povertà di denaro. Si fanno infatti ogni giorno più sordi alla voce della tassa i buoni uomini; perché ogni cosa presa dalla tassa dellun per cento è consumata nei premi di due legioni per limpudente evasione fiscale dei ricchi. Spese infinite pesano tanto in questi eserciti da cui ora siamo difesi quanto, in realtà, nel tuo. Infatti mi sembra che il nostro Cassio possa venire abbastanza ricco. Ma desidero parlare sia di queste cose sia di molte altre con te e ciò il più presto possibile. [6] Per i figli di tua sorella, non aspettai, Bruto, mentre tu scrivevi. Questi tempi (si fa infatti la guerra) ti lasciano la situazione integra. Ma io dal principio, non potendo divinare sulla durata della guerra, mi occupai della questione dei ragazzi in senato così come credo che hai potuto sapere dalle lettere della madre; e non ci sarà mai nessuna cosa mai in cui io, neppure in pericolo di vita non dirò e farò le cose che crederò che tu vorrai e che a te saranno vantaggiose.
Addio. 27 luglio.