Traduzione Ad Brutum, Cicerone, Versione di Latino, Libro 01; 09-10
Di Redazione Studenti.Traduzione in italiano del testo originale in Latino del Libro 01; paragrafi 09-10 dell'opera Epistulae ad Brutum di Cicerone
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AD BRUTUM: TRADUZIONE DEL LIBRO 01; PARAGRAFI 09-10
09. Assolverei a quel dovere che tu assolvesti nel periodo del mio dolore e ti consolerei per lettera se non sapessi che tu non hai bisogno di quelle blandizie con cui tu lenisti il mio dolore, e vorrei che tu risolva in maniera sicuro più ora per te che allora per me. E cosa estranea ad un uomo così valoroso come sei tu non poter fare la stessa cosa che suggerì ad un altro. Tanto le argomentazioni che avevi raggruppato tanto la tua autorevolezza mi placarono, certo, da un dolore eccessivo. Sembrandoti che io sopportassi in maniera più debole di quanto convenga ad un uomo e soprattutto ad uno che è solito consolare gli altri, mi accusasti per lettera con parole più pesanti di quanto il tuo stile permetteva. [2] Ed io, stimando molto la tua opinione e temendola, mi ripresi e resi più importanti le cose che avevo appreso, letto, interiorizzate, riproposte dalla tua autorevolezza. Ma io avevo solo un dovere, quello di natura, tu devi assolvere alla folla e alla facciata, come si dice. Infatti non è decoroso che sembri prostrato nellanimo proprio tu, per mezzo del quale siamo tutti più forti, dato che gli occhi non solo del tuo esercito, ma anche di tutti i cittadini e quasi di tutte le razze sono stati puntati su di te. Infatti, tu subisti un dolore (infatti hai perso una persona a cui nelle terre niente fu simile) e bisogna dispiacersi di una ferita così grave affinché non sia più scandalosa questa cosa, mancare di ogni senso del dolore, piuttosto che dolersi, ma come farlo in maniera misurata è utile agli altri, così è necessario a te. [3] Scriverei di più se queste cose non fossero già troppe per te.
10. Non avevamo allora nessuna lettera, neppure una notizia che dichiarasse che tu, conosciuta la volontà del senato, porti lesercito in Italia; e lo stato desiderava davvero che tu facessi questo e che ti affrettassi con gran dispendio di forze. La cancrena intestina si aggrava di giorno in giorno e non soffriamo per i nemici esterni più che per gli interni che erano gli stessi dallinizio della guerra, ma più facilmente allora sarebbero stati spezzati. Il senato, eccitato non solo dalle nostre decisioni, ma anche dalle esortazioni, era più forte. In senato, cera, Pansa, animoso e abbastanza veemente contro gli altri di quel gruppo e soprattutto contro il suocero e a lui, console, non mancò il coraggio allinizio, la fedeltà fino alla morte. [2] La guerra a Modena era combattuta in modo tale che non potresti rimproverare niente a Cesare, qualche cosa ad Irzio. La sorte di questa guerra mediocre nelle cose propizie, ma discreta in quelle ostili. La repubblica, annientate le truppe di Antonio e lui stesso esiliato, era vittoriosa. Gli errori di Bruto da quel momento furono tali che in un certo senso la vittoria ci scivolò dalle mani. I nostri condottieri non inseguirono quelli atterriti, inermi, feriti, fu dato a Lepido il tempo in cui sperimentammo la sua leggerezza, sempre conosciuta, in mali più grandi. Ci sono gli eserciti validi, ma rozzi di Bruo e Planco, fedelissime e molto grandi le truppe dei Galli, ma con lettere cattivissime e interpretazioni fallaci e annunci falsi, spinsero alla fondatissima speranza del consolato Cesare, finora guidato dai miei consigli, di animo nobile e di ammirevole serietà .
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