Traccia svolta tema storico prima prova di italiano Maturità 2017
Traccia svolta del tema di argomento storico per la prima prova Maturità 2017: il boom economico italiano e gli anni cinquanta e sessanta
Indice
TEMA DI ARGOMENTO STORICO PRIMA PROVA MATURITA' 2017
Cosa ne pensi di affrontare il tema storico alla Maturità 2018? Tra le tracce della prima prova, la tipologia C è senza dubbio una delle più interessanti per chi è ferrato in storia. In preparazione al primo scritto è necessario allenarsi sulle tracce degli anni scorsi: qui ti proponiamo la traccia svolta del tema storico dell'Esame di Stato dell'anno scorso, basata sul boom economico italiano degli anni Cinquanta e Sessanta.
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Sappiamo che per affrontare il tema storico è necessaria un'adeguata preparazione ed è per questo considerato uno dei più temuti dai ragazzi alle prese con la prima prova maturità 2017. Quest'anno la traccia scelta dal Miur per la tipologia C d'esame, è il boom economico italiano degli anni cinquanta e sessanta, e tutti quei processi che la svolta ha attivato (come le migrazioni e l'industrializzazione). Ecco lo svolgimento della traccia di tema storico.
Per saperne di più, leggi le tracce ufficiali del Miur della prima prova 2017!
TRACCIA SVOLTA TEMA DI ARGOMENTO STORICO MATURITA' 2017
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- Traccia svolta saggio breve/articolo di giornale socio-economico Nuove tecnologie e lavoro
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- Traccia svolta tema di ordine generale su Progresso e civiltà
Tema di argomento storico: miracolo economico. Come ben si sa la storia è fatta di salite e discese, di momenti di grande ricchezza e momenti di crisi. Perché, allora, per quello che accadde nel secondo dopoguerra si parla di miracolo? Quei vent’anni che seguirono la seconda guerra mondiale furono addirittura definiti gli “anni d’oro”. Quello che sorprese non fu tanto lo sviluppo economico, ma la velocità con cui accadde. Per gli Stati Uniti, unico paese uscito rafforzato dai due scontri mondiali, fu soltanto il proseguimento della crescita, ma per tutti gli altri paesi industrializzati quello fu un momento in cui tutti i record precedenti vennero abbattuti. E non ne rimasero esclusi neanche i paesi del terzo mondo che ne trassero beneficio nell’esportazione dei beni locali. Si può dire che il miracolo fu globale.
Se si focalizza l’attenzione sulla situazione italiana, non si può far altro, quindi, che parlare in maniera particolare di una situazione che, con le dovute differenze, appare generale.
Il mondo è diviso in due dalla Guerra fredda, in America c’è il democratico Truman, in Unione Sovietica Stalin è al comando dagli anni Venti, in Italia, all’indomani della guerra, i cittadini sono chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica e, per la prima volta, le donne possono votare.
È in questa situazione che sono piantati i semi degli anni che verranno.
L’Italia è un paese ferito, uscito da una dittatura, distrutto dai bombardamenti, è un paese agricolo, povero. L’Italia è un paese da ricostruire. Ciò che va ricostruito, però, non sono solo i palazzi e le case, ma anche la fiducia nell’umanità e nel futuro che, dal 1914, sembra non esistere più.
Il miracolo economico fece riscoprire agli uomini la tranquillità di poter volgere i verbi al futuro.
Le trasformazioni del secondo dopoguerra furono di varia natura: economica, sociale, culturale. Il miracolo economico fu innanzi tutto segnato da uno sviluppo economico grazie tanto all’adozione del modello capitalistico americano – e ai finanziamenti del Piano Marshall - quanto alla creatività tecnologica. Il forte impulso all’industria provocò una scossa alla migrazione: dalle campagne alle città, dal Sud al Nord realizzando quel divario geografico tutt’oggi sentito. Come segnala Paul Ginsborg nella Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi, “in meno di due decenni l’Italia cessò di essere un paese con forti componenti contadine diventando una delle nazioni più industrializzate dell’Occidente”. Si può dire che morì la classe contadina. Si costituì poi il “welfare state” che permise una situazione di maggiore tranquillità in cui i cittadini potevano consumare dando impulso, in questo modo, all’economia. Si sviluppò la nuova società dei consumi, riflesso di quei “ruggenti anni venti” che avevano interessato solo gli Stati Uniti. Migliorò il tenore di vita delle famiglie italiane, cambiarono gli stili di vita. Una famiglia media poteva ora permettersi beni di consumo durevoli come la lavatrice, il frigorifero, la macchina. Cambiò il modo di trascorrere il tempo libero soprattutto quando nel 1954 arrivò la televisione nei bar e nelle case dei più ricchi.
Il benessere trasformò il modus vivendi degli italiani a partire dai giovani che furono i primi ad accorgersi e a godere di un mondo che si stava globalizzando. Il punto di riferimento era ovviamente la ricca America: tutti volevano vivere l’“American way of life”. Si possono ben notare i germi di quello che sarà il movimento giovanile del 1968: i giovani erano diventati un gruppo sociale nuovo, che non si trovava riconosciuto da una società che reputavano vecchia, era un gruppo sociale che non aveva vissuto la guerra, che era cresciuto in un mondo di benessere e ricchezza. Il contrasto generazionale era più che mai stridente.
Il miracolo non era però destinato a durare a lungo. I movimenti del ’68, gli scioperi operai, il declino dell’America come potenza mondiale, lo shock petrolifero del 1973 segnarono la fine di quel momento di benessere e di crescita, il più rapido e sconvolgente che la storia umana avesse mai conosciuto.
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