Traccia svolta saggio breve socio-economico prima prova Maturità 2017

Ecco la traccia svolta del saggio breve socio-economico per la prima prova maturità 2017: "Nuove tecnologie e lavoro"

Traccia svolta saggio breve socio-economico prima prova Maturità 2017
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TRACCIA SVOLTA SAGGIO BREVE SOCIO-ECONOMICO: NUOVE TECNOLOGIE E LAVORO

Traccia svolta prima prova: saggio breve socio-economico
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Quale modo migliore di prepararsi alla Maturità 2018 se non con le prove degli anni precedenti? Qui vi proponiamo una del 2017 della tipologia B, sul rapporto tra le nuove tecnologie e il lavoro. Di seguito troverete la traccia svolta che vi darà un'idea di come affrontare i temi della prima prova di quest'anno. Per consigli, news e informazioni su prove scritte e tesine, iscriviti al gruppo Facebook dedicato ai maturandi del 2018.

Tracce svolte

"Nuove tecnologie e lavoro": ecco l'argomento, della tipologia B, scelto dal Miur per la prima prova dell'anno scorso. L'ambito è quello socio-economico, e i ragazzi potevano scegliere se affrontarlo come un saggio breve o come un articolo di giornale. A sostegno di questo delicato tema, il Ministero ha fornito diversi articoli: il primo è quello del giornalista Enrico Marro, intitolato "Allarme Onu: i robot sostituiranno il 66% del lavoro umano", pubblicato sul Il Sole 24 Ore, in data 18 novembre 2016; il secondo è "Industria 4.0, contrordine: i robot creano lavoro", della giornalista Federica Meta, pubblicato su Corcom.it, il 20 gennaio 2017; il terzo, e ultimo è della giornalista Stefania Medetti: "Il lavoro nel futuro: i robot saranno una minaccia o un'opportunità", del 12 agosto 2014, su Panorama. Ecco tutte le tracce e i temi svolti per la prima prova maturità 2017.

PRIMA PROVA DI ITALIANO SAGGIO BREVE SOCIO-ECONOMICO MATURITA' 2017

Come evolveremo, come si lavorerà nel futuro, quale sarà il ruolo dell’essere umano in un mondo in continua evoluzione, in un mondo in cui la tecnologia è sempre più presente? Domande lecite che necessitano di essere poste, queste. Per capire in che direzione volgersi, per capire da che parte guardare. Le nuove tecnologie trasformano inevitabilmente lo stile di vita, il modo di lavorare e il cambiamento, si sa, spaventa.

L’autorevole Pew Research si è chiesta una cosa che giustamente si chiedono in molti: la tecnologia creerà o cancellerà posti di lavoro? L’opinione degli esperti è polarizzata: metà si dice fiduciosa, l’altra metà, invece, è convinta che la nuova ondata dell’innovazione impatterà negativamente. Questa polarizzazione è generale: ci sono i pessimisti e gli ottimisti. Ad avere ragione potrebbero essere entrambi.

Per i primi le nuove tecnologie distruggeranno i posti di lavoro, le macchine si andranno a sostituire all’uomo e questo porterà alla disoccupazione. L’idea è vecchia e risale al XIX secolo, ai tempi del luddismo. Lo scenario apocalittico è quello di un mondo in cui saranno le macchine a: mettere al mondo un figlio, crescerlo, volergli bene, decidere come vestirci, pettinarci, guidarci a lavoro mentre qualche altro tipo di macchina ci legge un libro e un’altra ci sistema la piega dei pantaloni.

Gli ottimisti, invece, credono che questo cambiamento offrirà vantaggi, nuove prospettive di impiego, credono che renderà i lavoratori più produttivi. Una ricerca di Manpower Group dal titolo “Skills Revolution” rivela che “la digitalizzazione e l’automazione del lavoro rappresentano un’opportunità” e che l’Italia sarà il paese in cui ci si aspetta il maggior incremento di nuovi posti di lavoro. Chi è ad avere ragione?

Ciò che accade oggi è che il cambiamento è rapidissimo e stare al passo non è semplice. Come si fa? Un recente report dell’Unctad che promuove il processo di integrazione dei Paesi in via di sviluppo nell’economia mondiale, mette in guardia soprattutto i paesi emergenti sui quali l’impatto dell’era dei robot sarà più pesante che nei paesi già industrializzati. Il consiglio che si dà loro è quello di “ridisegnare i sistemi educativi in modo da creare le competenze manageriali e professionali necessarie a lavorare con le nuove tecnologie”.

La storia dell’umanità è una storia di sviluppo, progresso, innovazioni.  Quello che si può fare è ipotizzare, supporre quello che accadrà, ma anche agire in anticipo soprattutto in ambito scolastico. Le nuove tecnologie, ormai presenti nella vita di tutti i giorni, non possono più essere tenute lontane dalla scuola. I motivi sono molti, ma uno in particolare potrebbe sostenere questa tesi: la scuola è il luogo di formazione dell’individuo. Se il mondo è questo, bisogna formare l’individuo perché arrivi preparato. Se il mondo è un mondo altamente tecnologico così deve essere la scuola. Ciò che bisogna fare è riformarsi, riadeguarsi, insegnare agli insegnati ad essere dinamici a porsi sull’asse diacronico della cultura, della vita e andare avanti, progredire insieme ai ragazzi. Potrebbe forse essere questo il modo per aumentare il numero degli ottimisti? Ciò non toglie che l’odore della carta di un libro, il rumore del gesso sulla lavagna possa avere un qualche fascino. Però siamo umani e sin dalla nascita siamo destinati a crescere, a cambiare, ad adattarci.

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