Maturità 2016, traccia svolta saggio breve artistico letterario sul rapporto padre e figlio
Leggi la traccia svolta del saggio breve sul rapporto padre e figlio della maturità 2016. Ecco lo svolgimento del saggio di ambito artistico letterario
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TRACCIA SVOLTA SUL RAPPORTO PADRE FIGLIO
Il saggio breve di ambito artistico letterario della maturità 2016 ha dato agli studenti l’opportunità di riflettere su un tema davvero interessante, quella del rapporto padre-figlio nelle arti e nella letteratura del novecento. Per scrivere il loro tema i maturandi dovevano fare riferimento alla poesia Mio padre è stato per me “l’assassino” di Umberto Saba, il dipinto “Il figlio prodigo” di Giorgio de Chirico, “Lettera al padre” di Kafka e un estratto dal romanzo “Con gli occhi chiusi” di Federigo Tozzi. Ecco lo svolgimento della traccia svolta del saggio breve sul rapporto padre e figlio preparata dai nostri tutor.
TRACCIA SVOLTA SAGGIO BREVE ARTISTICO LETTERARIO MATURITA' 2016
Il rapporto genitoriale è stato oggetto d’indagine da parte di numerosi artisti ed intellettuali fin dall’Antichità. In particolare in questa sede, verrà analizzato il legame padre-figlio narrato nel corso del Novecento da esponenti dell’arte e della letteratura. L’obiettivo sarà quello di comprendere –attraverso i documenti di seguito analizzati- le numerose sfaccettature di tale rapporto, il quale risulta spesso non privo di contraddizioni e sentimenti contrastanti. Talvolta infatti, all’esistenza di una forte conflittualità, si accompagna una sensazione di ammirazione per il proprio genitore, anche qualora questo manifesti degli atteggiamenti dispotici nei confronti del proprio figlio. Molto spesso inoltre, all’immagine di un padre odiato corrisponde il riflesso dello stesso figlio, al quale crescendo si renderà conto di somigliare. Al contempo, vi sono anche situazioni in cui il figlio ritorna dal proprio padre – il quale appare come un punto di riferimento sempre e comunque - dopo una serie di disavventure e scelte sbagliate, nonché padri che invece risultano essere i responsabili per le insicurezze dei propri figli.
E’ il poeta triestino Umberto Saba -con la sua lirica Mio padre è stato per me “l’assassino”-, a rendere l’immagine di un padre detestato a cui però, in realtà, egli sembra assomigliare sempre di più. Quello di Saba è un padre assente fino ai vent’anni dell’autore, un padre che fino a quel momento è sempre stato per lui “l’assassino”, specie per via dei racconti della madre. Quest’ultima, abbandonata dal proprio marito, ha avvertito nel corso della vita tutti i pesi e i disagi che una donna sola spesso si trova a dover affrontare. Ma Saba sembra non avere dubbi: quel padre tanto detestato fino ai vent’anni, sembra essere in realtà molto più simile a lui di quanto non avrebbe mai pensato. Uguale nei tratti fisici ed in particolare con lo stesso sguardo azzurrino, Saba sostiene di averne ereditato il dono più importante: la poesia. Con l’età adulta dunque, Saba si accorge che la sua nemesi altro non è che la sua perfetta copia, sia per quanto riguarda le debolezze e i difetti, sia nei pregi.
Il pittore metafisico Giorgio de Chirico invece, offre la sua interpretazione della parabola cristiana del figliol prodigo con una tela del 1922 conservata al Museo del Novecento di Milano. L’artista rappresenta una riconciliazione fra un padre –rappresentato qui come una statua, quasi a voler testimoniare una sorta di pace fatta pure fra l’artista e il museo- e un figlio, dipinto sotto forma di manichino, elemento questo tipico della pittura dell’artista. Nell’ambito di questa trattazione, l’opera si rende sinonimo di un rapporto genitoriale ricucito e risanato: quando il padre pensava di aver perso per sempre il proprio figlio, ecco che quest’ultimo si redime delle sue colpe e torna pentito verso la casa del padre.
Completamente contraria è invece la lettura del legame fra padre e figlio dettata da Franz Kafka nella sua Lettera al padre: nel brano citato, l’autore incolpa il padre delle sue paure e delle sue turbe presenti pure durante l’età adulta. A sostegno di ciò, Kafka ricorda un episodio avvenuto quando era bambino: ad una puerile richiesta d’acqua, il padre rispose chiudendo il figlio fuori nel ballatoio, come per punirlo per l’innocente manifestazione di un bisogno vitale. L’autore racconta quindi di come la sua esistenza, da allora in poi, sia stata sempre accompagnata dalla paura di rimanere chiusi fuori in solitudine, di come una richiesta di aiuto sia diventata causa di un trauma ancor presente in età adulta.
Infine nel passo citato di Federigo Tozzi, si narra la storia di un padre, Domenico, che non sopporta il proprio figlio per il quale prova un vero e proprio sentimento di avversione. Vittima di violenza fisica, il figlio Pietro subisce tutte le percosse senza mai fiatare. Al contempo però, egli sembra provare per il proprio padre un sentimento di ammirazione, probabilmente dettato dalla forza fisica da lui manifestata con grande aggressività.
Dagli esempi sopracitati, è possibile dunque constatare l’esistenza di differenti tipi di rapporto fra padre e figlio. Gli scrittori e gli artisti del XX secolo, nei loro scritti e nelle loro opere, rappresentarono la complessità di tale legame, complessità che ancor oggi è presente nella vita di tutti i giorni.
A sostegno di ciò, si pensi ai numerosi fatti di cronaca che denunciano forme di violenza fisica contro i propri figli, i quali spesso non denunciano i propri genitori, atteggiamento questo paragonabile a quello di Pietro. A contrassegnare l’età adulta invece, è molto spesso la scoperta di somigliare sempre di più ai nostri genitori. Ricordando i litigi e i conflitti avvenuti nell’adolescenza, può sembrare bizzarro rendersi poi conto che, anche gli aspetti caratteriali che scatenavano nervosismi e incomprensioni, sono in realtà presenti anche nei figli. E’ un po’ la scoperta di Umberto Saba, quando a vent’anni si rende conto di essere sempre più simile al suo odiato padre.
Chi poi, non è mai stato un figliol prodigo? Sovente nell’età adolescenziale, si verifica questo tipo di situazione, anche all’interno del micromondo domestico. Una riconciliazione dopo un litigio ad esempio, o semplicemente la presa di coscienza rispetto a qualcosa che il genitore aveva indicato già in precedenza, come sbagliata. Infine, i traumi: quando si scatenano nell’infanzia, essi si protraggono e diventano disagi nell’età adulta.
Il legame padre-figlio dunque, è un legame complesso e multi-sfaccettato, difficile da descrivere. Ad ogni modo, qualunque sia la sua declinazione –positiva o negativa, buona o cattiva-, essa sembra mostrare sempre una profonda visceralità che niente e nessuno potrà mai scalfire.