TEST MEDICINA 2018
Uno strano numero di ricerche su Google a partire da 33 minuti dopo l'inizio del test medicina 2018 proprio sulle keyword collegate ai quesiti della prova. È quanto denuncia lo studio legale Leone-Fell, specializzato nei ricorsi per irregolarità a seguito dei test d'ingresso, annunciando la class action in partenza insieme all'esposto alla Procura di Palermo per la verifica degli indirizzi IP da cui le ricerche sarebbero partite.
TEST MEDICINA 2018 DOMANDE
Ad accorgersi dello strano fenomeno è stato Antony Russo, esperto di analisi della rete che lavora a Londra e che ha prodotto una relazione di sei pagine con i dettagli dell'evento. Pagine estremamente interessanti, dalle quali emerge ad esempio che una delle ricerche maggiori si è concentrata su una specifica sequenza riportata in una delle domande del test di logica. Scrive Leone:
Il quattro settembre le ricerche su questa specifica sequenza sono cominciate alle 11 e 33 e secondo gli esperti di statistica la probabilità che venisse richiesta quella specifica serie di numeri è di una su 622 milioni. Più facile vincere al Superenalotto.
Ma anche le altre chiavi di ricerca sono piuttosto insolite, e collegate ad altri quesiti presenti nel test:
La domanda numero 21, sul significato del termine “frattale”, rappresenta un altro esempio significativo: rispetto alla media giornaliera degli ultimi anni il numero di ricerche registrato durante il test è stato esattamente del 12.423% in più.
TEST INGRESSO MEDICINA 2018
Possibile che le informazioni siano trapelate all'esterno? Forse. Ma secondo l'avvocato è più probabile che le ricerche siano partite dalle stesse sedi. Durante la conferenza stampa, Leone ha fatto sapere che:
Almeno mille candidati avrebbero avuto con sé dei dispositivi connessi a Internet. La riprova, peraltro, è in selfie e filmati scoperti in rete, alcuni mostrati – con i volti dei protagonisti opportunamente oscurati – nel corso dell’incontro con i giornalisti.
Cosa accadrà ora? Intanto, fanno sapere dallo studio legale, è stata avviata una class action e presentato un esposto in Procura per verificare con la polizia postale da quali dispositivi le ricerche siano state effettivamente effettuate. Ma le segnalazioni continuano ad essere raccolte, aggiungendosi alle altre: "penso che tra breve comunicheremo alla stampa altre novità" continua Leone.
Se la graduatoria dovesse confermare che le persone che hanno effettivamente fatto uso di smartphone per sostenere il test sono risultate idonee e parallelamente la procura dovesse dimostrare le irregolarità, quei 1000 posti che fine farebbero? "Dovranno essere redistribuiti tra gli studenti" afferma Leone "anche se al momento non sappiamo dire con certezza se saranno riassegnati in tutta Italia o redistibuiti solo fra i ricorrenti". Il ricorso, eventualmente, sarà comunque presentato non prima del 3 ottobre, data di pubblicazione della graduatoria ufficiale.