Tesina di terza media sul fascismo
Tesina di terza media sul fascismo: dall'avvento dei fasci di combattimento alla dittatura di Benito Mussolini. Approfondimento sul regime e l' opposizione
Indice
Fascismo: tesina terza media
Per una tesina di terza media, il fascismo è probabilmente uno dei temi più scelti: consente infatti di creare moltissimi collegamenti a partire dagli eventi e dai protagonisti del periodo.
Vediamo quindi quali sono i temi principali e come costruire una tesina sul fascismo.
Il dopoguerra
Gli effetti della Prima guerra mondiale si fecero sentire anche in Italia e il dopoguerra fu un momento molto difficile per il nostro paese. La lotta politica e sociale divenne particolarmente aspra. La guerra aveva imposto grandi sacrifici e quando i soldati tornarono a casa trovarono una situazione molto diversa da quella che conoscevano.
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Queste le tre principali ragioni:
- Molte industrie che avevano prodotto armi non riuscirono a riconvertire la produzione bellica in produzione civile;
- Molte persone, e soprattutto i soldati rientrati dal fronte, si trovarono perciò disoccupate;
- I prezzi salirono vertiginosamente, mentre i salari dei lavoratori rimasero tra i più bassi d’Europa.
La fondazione dei Fasci di combattimento
Alle elezioni del 1919 partecipò anche un nuovo movimento politico, quello dei Fasci di combattimento, fondati a Milano nel marzo 1919 da Benito Mussolini.
Si trattava di un movimento relativamente ristretto, i cui aderenti credevano nella violenza politica per abbattere il sistema parlamentare. Sognavano uno Stato forte, dominato da un capo, e usavano la violenza di piazza per imporre le proprie idee. Erano organizzati in squadre d’azione, che essi stessi chiamavano squadracce e indossavano la camicia nera.
Compivano spedizioni punitive ma i governi liberali sottovalutavano la forza del movimento fascista, nella convinzione che la sua presenza potesse arginare quello che dopo la rivoluzione russa del 1917 era diventato il vero spauracchio dell'Occidente: il comunismo.
Il fascismo al potere
Nel 1921 la lista fascista partecipò alle elezioni ed entrò in Parlamento. Nel novembre di quell’anno Mussolini trasformò il movimento dei Fasci di combattimento nel Partito nazionale fascista. L’anno successivo le spedizioni punitive e le devastazioni delle squadracce si intensificarono.
I tre passi successivi furono:
- Ai primi di ottobre 1922 Mussolini costituì la milizia fascista, un esercito privato del tutto illegale.
- Il 24 ottobre 1922 durante il congresso fascista a Napoli fu deciso un colpo di Stato. Quattro giorni più tardi, il 28 ottobre, quattro colonne di fascisti facevano la cosiddetta marcia su Roma per occupare la città.
- Di fronte alle continue violenze il re Vittorio Emanuele III accettò le dimissioni del governo legittimo e il 30 novembre 1922 incaricò Mussolini di formare il nuovo governo.
Stato liberale e stato autoritario
Salito al Quirinale per ricevere l’incarico, Mussolini si presentò al re in camicia nera. Fu il più giovane presidente del Consiglio e rimase al governo ininterrottamente dal 1922 al 1943. Per tutto quel periodo il Parlamento perse ogni potere e Mussolini trasformò lo Stato liberale in Stato autoritario. Durante il suo governo istituì il Gran consiglio del fascismo, abolì la libertà di stampa e assunse il nome di duce.
Alle elezioni del 1924 il Partito fascista ottenne il 65% dei voti: un gran successo, ma il deputato socialista Giacomo Matteotti denunciò brogli e irregolarità. Pochi giorni dopo Matteotti scomparve e passati due mesi fu ritrovato il suo cadavere, con i segni delle bastonate.
Fu subito chiaro che gli assassini fossero i fascisti. I deputati dell’opposizione abbandonarono il Parlamento: fu la “secessione dell’Aventino” dal nome del colle di Roma. I colpevoli furono condannati a pene minime e il duce stesso poté rivendicare quella che chiamò la responsabilità politica, morale e storica dell’accaduto. La disfatta dei partiti democratici fu totale.
La dittatura fascista
Superato lo sdegno per il delitto Matteotti, Mussolini instaurò in Italia la propria dittatura personale. Con una serie di provvedimenti annullò i poteri del Parlamento e attribuì pieni poteri al capo del governo, cioè a se stesso.
Le leggi fascistissime
Nel 1925 fece varare leggi tanto dure che furono dette “fascistissime”: tutti gli oppositori furono messi a tacere e i partiti politici furono sciolti. Nel 1929 indisse un plebiscito nazionale. Tutti i cittadini maschi potevano dire “si” o “no” al fascismo. I “si” ebbero una scheda tricolore; i “no” una bianca, in questo modo la segretezza del voto fu cancellata e sotto questa intimidazione quasi tutti gli elettori scelsero “si”: di fatto avevano perso il diritto di voto.
Ascolta su Spreaker.La crisi economica
In campo economico, Mussolini cercò di creare l’immagine di un’Italia vincente.
Gli scioperi furono vietati e i salari furono ridotti. Mussolini fece una scelta: l’autarchia, cioè la completa autonomia economica dell’Italia. Mussolini decise anche che l’Italia doveva diventare autonoma nella produzione di frumento e lanciò la battaglia del grano. Lanciò inoltre la battaglia demografica e premiava le famiglie con più di otto figli. In realtà il fascismo era interessato più alla propaganda che allo sviluppo dell’Italia.
Il Concordato con il Vaticano
L’11 febbraio 1929 Mussolini firmò con il Vaticano i Patti lateranensi, noti come Concordato. Il trattato sancì la piena sovranità del papa sulla Città del Vaticano. Abolì la parità tra le religioni e il cattolicesimo divenne la religione di stato. L’ora di religione entrò nelle scuole pubbliche e il matrimonio religioso acquisì tutti gli effetti civili.
La guerra d'Etiopia
Nel 1935 Mussolini s’imbarcò nell’avventura imperialista e dichiarò guerra all'Etiopia. L’imperatore etiope fuggì e denunciò alla Società delle Nazioni l’aggressione subita. L’Italia riuscì a conquistare il paese anche avvalendosi dell'uso sistematico di gas tossici, utilizzati anche sui civili. Mussolini proclamò la nascita dell’impero il 9 maggio del 1936. La Società delle Nazioni punì l’Italia con lievi sanzioni che le impedivano di vendere e comprare alcuni prodotti. In un moto d’orgoglio Mussolini s’avvicinò alla Germania.
Le leggi razziali
La Germania nazista e l’Italia fascista si avvicinarono nel 1936, benché Mussolini considerasse folle Hitler.
La conseguenza fu che il duce avviò leggi razziali contro gli Ebrei.
Si trattò di provvedimenti che colpirono il popolo ebraico, che subì discriminazioni che ridussero i suoi diritti civili. Per il nostro paese quelle leggi furono una vergogna perché al momento dell’approvazione 10mila ebrei, su una comunità che ne contava 50mila, erano membri del Partito fascista.
L'antifascismo
Le “leggi fascistissime” che costrinsero gli antifascisti alla fuga all’estero come Pietro Gobetti e Giovanni Amendola. Altri cercarono di riorganizzare un’opposizione, come Filippo Turati, Sandro Pertini, Pietro Nenni e Carlo Rosselli. I comunisti scelsero invece di restare in Italia e si misero ad operare di nascosto ma migliaia furono gli arresti e lo stesso dirigente del partito, Antonio Gramsci, fu catturato nel 1926 e finì in carcere dove morì nel 1937.
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