La teoria del piacere di Giacomo Leopardi | Video

La teoria del piacere di Giacomo Leopardi: guarda il video a cura di Emanuele Bosi. Spiegazione e analisi del pensiero dell'autore recanatese

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redazione

LA TEORIA DEL PIACERE DI GIACOMO LEOPARDI

La teoria del piacere di Leopardi, video a cura di Emanuele Bosi
Fonte: redazione

"E il naufragar m’è dolce in questo mare."

Chiunque, anche chi non ha mai aperto un libro di poesia, non può non aver sentito almeno una volta nella vita questa espressione. Saprai certamente che proviene dall’Infinito di Giacomo Leopardi, ma forse ancora non sai che è una sintesi perfetta della sua teoria del piacere.

CHE COS'È LA TEORIA DEL PIACERE

Cos’è la teoria del piacere? Dal punto di vista formale, è parte dello Zibaldone di Leopardi, una sorta di diario del poeta, ricco di riflessioni, appunti e aforismi. La parte dedicata a questa teoria, appunto, è talmente vasta – parliamo di circa venti pagine – da essere considerata come un saggio filosofico a sé stante, composto tra il 12 e il 23 luglio del 1820. Ed è qualcosa di assolutamente unico in Leopardi, perché nonostante lo Zibaldone raccolga moltissimi pensieri filosofici, questa teoria è l’unica che viene sviluppata in modo così ordinato e completo.

Volendo descrivere in pochissime parole la teoria del piacere, a cui tra l’altro abbiamo già accennato nel corso dei nostri video precedenti, possiamo dire questo: ciò che rende infelice l’uomo è il desiderio del piacere, ossia della felicità. Perché? Perché nella nostra vita sviluppiamo desideri materiali, che possono essere soddisfatti di volta in volta, ma non potremo mai soddisfare il piacere assoluto. E siccome la tendenza al piacere non conosce limiti, viviamo in una costante inquietudine alla ricerca di qualcosa che non potremo mai ottenere.

IL RAGIONAMENTO DI LEOPARDI

Il ragionamento di Leopardi sostiene e dimostra le seguenti tesi:

  1. Il desiderio del piacere è infinito per durata ed estensione;
  2. Il conseguimento di un oggetto di desiderio non spegne il desiderio del piacere, perché risponde con qualcosa di finito a una richiesta per sua natura infinita;
  3. soltanto l’immaginazione può soddisfare il desiderio del piacere, perché può creare oggetti infiniti per numero, durata ed estensione. Ma sono oggetti illusori, che portano all’uomo una felicità momentanea;
  4. La natura aveva disposto gli uomini al piacere facendoli ignoranti, cioè capaci di illusioni e di immaginazione;
  5. In poesia il vago e l’indefinito sono fonti di piacere, perché attivano l’immaginazione.

La teoria del piacere tocca tre diverse discipline:

  • a psicologia,
  • la filosofia,
  • l’estetica.

La prima, perché parla di piacere innato e inestinguibile nell’uomo. La seconda perché afferma la Natura provvidenziale e la negatività della ragione. La terza perché definisce il poetico come vago-indefinito. Ecco, tieni bene a mente questo aspetto, perché è un punto cardine della poetica leopardiana.

Dopo le Operette Morali Leopardi cambierà la propria idea della natura, trasformandola in matrigna. In quel momento per Leopardi anche le illusioni perderanno il loro potere benefico e rigenerante. Ciò nonostante, la teoria del piacere non si esaurirà: il poeta continuerà a parlare di piacere, insistendo però sul suo carattere vano.

Il piacere insomma, ad un certo punto per Leopardi diventerà un oggetto evanescente e inafferrabile, a differenza della sofferenza e della noia, unici aspetti reali della vita umana.  

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