Tema sulle organizzazioni internazionali

Cosa sono e come funzionano Onu, Patto atlantico, Unione europea, tre organizzazioni internazionali di cui l'Italia è Stato membro

Tema sulle organizzazioni internazionali
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Cosa sono le Organizzazioni internazionali

Cosa sono le organizzazioni internazionali?
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Le Organizzazioni Internazionali costituiscono i principali strumenti atti a favorire due processi oggi fondamentali: la cooperazione internazionale e l'integrazione economica e/o politica.

Esse sono essenzialmente finalizzate a superare le posizioni individualistiche che gli Stati assumono nella "naturale" condizione d'anarchia internazionale e si sono costituite gradualmente, attraverso l'istituzione ed il consolidamento di strumenti per lo svolgimento di attività collettive per assicurare continuità nell'aggiustamento e nel controllo dei fini e delle stabilità nelle modalità di cooperazione.

L'ONU

L'ONU è un'organizzazione internazionale basata sul reciproco riconoscimento della sovranità di ciascuno degli stati membri; i suoi scopi sono quelli di mantenere la pace e la sicurezza internazionale, sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni, promuovere la cooperazione in materia economica, sociale e culturale, e favorire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Gli stati membri s'impegnano a risolvere le controversie in modo pacifico, ad astenersi dall'uso della forza, a sostenere le iniziative dell'ONU e ad agire conformemente al suo programma.

La carta atlantica

Il primo passo verso la costituzione dell'ONU fu la Carta Atlantica, firmata dal presidente statunitense Franklin D. Roosevelt e dal primo ministro britannico Winston Churchill nel 1941 come base dell'alleanza contro Germania, Italia e Giappone nella seconda guerra mondiale. L'intesa verso un sistema di sicurezza e cooperazione internazionale fu ribadita nella Dichiarazione delle nazioni unite, siglata il 1° gennaio 1942 da ventisei nazioni alleate in guerra contro le potenze dell'Asse.

La Conferenza di Mosca del 1943 impegnò Unione Sovietica, Gran Bretagna e Stati Uniti, potenze leader della coalizione, a creare, nel più breve tempo possibile, un'organizzazione internazionale in grado di risolvere pacificamente i conflitti.

A San Francisco, nell'aprile del 1945, si ritrovarono i delegati di cinquanta nazioni; in due mesi furono stesi i 111 articoli che compongono il testo dello statuto delle Nazioni Unite che, approvato nel giugno del 1945, entrò in vigore nell'ottobre dello stesso anno.

Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale e la creazione dell'ONU, i rapporti tra le grandi potenze, in particolare tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, si deteriorarono e tra i paesi occidentali e quelli comunisti si sviluppò il conflitto politico e ideologico conosciuto con il nome di Guerra Fredda. Di fronte all'incompatibilità degli interessi degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, il ruolo dell'ONU subì una forte limitazione.

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L'ONU dopo gli anni Cinquanta

Dopo gli anni Cinquanta, il ruolo dell'ONU nel mantenimento della pace internazionale si rafforzò. L'ONU ebbe una parte importante nel processo di decolonizzazione, soprattutto nei paesi in cui la ritirata dei governi coloniali aveva lasciato il posto a violente lotte di potere. L'ONU sviluppò una strategia fondata su impegno diplomatico e intervento di forze sul campo, con un triplice scopo: separare le forze in campo, creare le condizioni per l'avvio di negoziati, prevenire l'estensione dei conflitti ad intere regioni. Con questi intenti l'ONU si impegnò in operazioni di mantenimento della pace in Medio Oriente, a partire dal 1948, all'indomani della proclamazione dello stato di Israele e agli scontri tra questo e gli stati arabi; a Cipro dal 1964; in Africa (nel Congo dal 1960 al 1964, in Angola, nel Sahara Occidentale, in Namibia, nel Mozambico).

La fine della Guerra fredda

Con i mutamenti avvenuti tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta (la caduta del muro di Berlino e la riunificazione delle due Germanie, il crollo del sistema sovietico), aumentò la possibilità dell'ONU di condurre interventi più rapidi, più efficaci e soprattutto più estesamente sostenuti.

Negli anni Novanta l'ONU mise in atto una politica mirante a fornire, pur nella salvaguardia del principio di non ingerenza negli affari interni di uno stato, "aiuti umanitari" alle popolazioni civili coinvolte in conflitti. Questa strategia produsse una serie di interventi umanitari: in Iraq in favore dei curdi dopo la guerra del Golfo nel 1991; in Somalia nel 1993; in Cambogia e nei Balcani, durante la guerra civile iugoslava.

Con la fine della Guerra Fredda, il ruolo delle Nazioni Unite si è di certo esteso. Tuttavia molti paesi e molti studiosi di questioni internazionali avvertono l'esigenza di una ridefinizione delle funzioni delle NU, che corrono il rischio di appiattirsi sulle posizioni dell'unica superpotenza rimasta sulla scena internazionale, gli Stati Uniti.

Con la fine della rivalità tra USA e Unione Sovietica e la caduta del blocco comunista in Europa orientale tra il 1989 e il 1991, le NU hanno potuto affrontare con più libertà i conflitti e le tensioni internazionali, dal problema del nuovo ruolo mondiale di Germania e Giappone, alle guerre civili in Iugoslavia, in Cecenia, in Kosovo.

Le NU non costituiscono un governo sovranazionale mondiale, ma uno strumento flessibile di collaborazione e coordinamento tra gli stati membri, la cui efficacia dipende dalla volontà dei governi più che dalla struttura dell'organizzazione stessa.

Il 14 dicembre 1955 dopo un'attesa di otto anni dovuta ai veti incrociati delle due superpotenze, l'Italia entrò alle Nazioni Unite. Con noi fecero il loro ingresso altri quindici Paesi, aumentando di circa un quarto il numero degli Stati membri. In breve tempo il nostro Paese guadagnò prestigio e credibilità in virtù del suo convinto impegno per la promozione di un sistema internazionale basato sul dialogo e la cooperazione multilaterale. L'adesione italiana fu una precisa scelta politica. Alla base rimane la convinta adesione da parte di tutti i governi del dopoguerra ai principi ed ai valori del multilateralismo, a cominciare dalla pace e dalla sicurezza. Ciò ha permesso all'Italia di esercitare una maggiore influenza nel mondo e di tutelare maggiormente i propri interessi nazionali.

Il Patto Atlantico

Il Patto Atlantico è un accordo firmato a Washington il 4 aprile 1949 da dodici nazioni: Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo e Stati Uniti, a cui aderirono, in seguito (1952), anche la Grecia e la Turchia, nel 1955, la Germania federale e nel 1982, la Spagna. Questo accordo ha lo scopo di salvaguardare la pace e la sicurezza e di favorire il benessere e la stabilità. L'inquietudine e l'insicurezza diffuse in Europa, all'indomani della seconda guerra mondiale, dalla politica sovietica, e la relativa debolezza militare dei paesi occidentali spinsero alcuni di essi a riunirsi a scopo di difesa.

Crisi di Berlino e Patto di Varsavia

Nell'aprile del 1949 mentre la crisi di Berlino era ancora aperta a Washington venne firmato il patto atlantico con cui si sancì l'alleanza difensiva tra i paesi dell'Europa occidentale, gli Stati Uniti ed il Canada.

Questo patto, con la divisione delle due Germanie, portò alla definitiva divisione dell'Europa in due blocchi contrapposti. Il patto fondato sulla comune professione di fede nella civiltà occidentale e sulla democrazia prevedeva un dispositivo militare composto da contingenti dei paesi membri che prese il nome di NATO.

A questo aderiranno alcuni anni dopo la Turchia, la Grecia e la Repubblica Federale tedesca. Quale risposta a questa organizzazione, dopo l'adesione della Germania federale, anche la Russia creò un'alleanza militare con i paesi satelliti conosciuta con il nome di Patto di Varsavia; anch'essa prevedeva una organizzazione militare integrata.

La NATO

L'alleanza del Patto Atlantico ha due scopi principali:

  • mantenere in vita e in efficienza una struttura militare adeguata per frenare un'eventuale aggressione;
  • creare un clima di stabilità, sicurezza e fiducia, grazie all'equilibrio delle forze mondiali, per consentire la cooperazione, la soluzione di problemi politici e di fornire consulenza nei negoziati Est-Ovest.

Oltre che nel campo militare, l'alleanza opera nei settori economico, scientifico, statistico e di controllo finanziario ed ecologico. Per il settore militare, preminente nel 1949 all'atto della firma, il trattato, compatibile con la Carta delle Nazioni Unite, stabilisce che un attacco a uno qualsiasi dei paesi firmatari impegna tutti gli altri alla comune difesa e si propone il duplice fine di assicurare il riarmo degli Stati membri senza danneggiare le loro economie, e di organizzare, in tempo di pace, un comando unificato e funzionale delle loro forze armate per ogni eventuale teatro d'operazioni.

Per dare attuazione al Patto Atlantico gli Stati membri hanno dato vita a una organizzazione designata con la sigla inglese NATO (North Atlantic Treaty Organization).

Quando il 15 dicembre del '47, le truppe d'occupazione lasciarono l'Italia, una delle preoccupazioni dominanti di Alcide De Gasperi fu l'assunzione della piena responsabilità per la sicurezza del paese. La scelta occidentale fu allora motivata dalla situazione post bellica, dalla nascita degli aiuti dei paesi occidentali per la ricostruzione del paese, dalla realtà di una garanzia americana. La decisione di aderire al Patto Atlantico fu assunta alla fine di un lungo travaglio in relazione alle evoluzioni delle relazioni internazionali.

La partecipazione italiana all'alleanza Atlantica dette una soluzione fondamentale al problema della sicurezza, consentì al paese di passare dalla posizione di sconfitto a quella di un membro alla pari della comunità occidentale. Negli anni successivi, fino ad oggi, quella scelta è rimasta, pur nei mutamenti profondi delle relazioni e degli equilibri internazionali, il pilastro della politica estera italiana.

L'Unione Europea

L'Unione Europea (UE) è un'organizzazione internazionale che dal 1 maggio 2004 raggruppa 25 paesi europei. Nasce dal Trattato di Maastricht, al quale gli stati aderenti sono giunti dopo il lungo cammino delle precedenti Comunità Europee fino ad allora esistenti.

Il cammino per arrivare all'attuale configurazione della casa comune europea è stato lungo, contrassegnato da ampie pause di riflessione sul processo di crescita e da ostacoli non sempre facili da superare. Nel 1941 Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi avevano tracciato il profilo di un'Europa federale nel Manifesto di Ventotene. Fu però solo dopo la guerra che la costruzione europea cominciò a muovere i primi passi sotto la spinta della necessità politica di rimuovere le cause di scontro tra i principali Paesi del Vecchio Continente.

Il Consiglio d'Europa e la Ceca

Nel 1949 nacque così il Consiglio d'Europa, organismo fondato da Francia, Regno Unito, Belgio e Irlanda con una funzione esclusivamente consultiva, rimasto sempre al di fuori del quadro istituzionale della Comunità europea.

Il progetto di Jean Monnet che diede vita alla Ceca (Comunità europea del carbone e dell'acciaio) fu invece presentato a Parigi dal Ministro degli Esteri francese Robert Schuman il 9 maggio del 1950, giornata diventata poi Festa dell'Europa.

Quasi un anno dopo, il 18 aprile del 1951, avvenne la posa della prima pietra della costruzione comunitaria: i sei Paesi fondatori sottoscrissero il Trattato istitutivo della Ceca in base al quale, a Lussemburgo, venne creata un'Alta Autorità sovranazionale indipendente con il compito di far rispettare regole comuni fissate per la produzione e il commercio di carbone e acciaio.

L'UE negli anni '50 e '60

Poco dopo arrivò anche la prima battuta d'arresto. Nel '52, su iniziativa della Francia, i Sei firmarono a Parigi il Trattato per la Comunità europea di difesa (Ced) che però non entrò mai in vigore a causa della mancata ratifica da parte del Parlamento francese.

Le Conferenze di Messina (1955) e quella di Venezia (1956), seguite dalla firma a Roma, nel '57, dei Trattati istitutivi della Comunità economica europea (Cee) e della Comunità Europea per l'energia atomica (Euratom), ridiedero slancio all'idea di un'Europa sempre più integrata.

Successivamente, nel corso degli anni '60, il processo d'integrazione compì passi in avanti attraverso la realizzazione dell'unione doganale e la firma del Trattato che unificò gli esecutivi delle tre Comunità e stabilì il principio dell'unità di bilancio.

Gli anni '70

Nel 1972, per rafforzare il coordinamento tra le politiche di gestione del cambio dei Paesi europei e garantire stabilità fissando margini di fluttuazione al fine di salvare il meccanismo dei prezzi di sostegno della politica agricola comune (Pac), prese corpo il cosiddetto "serpente monetario". Nel '79 il serpente monetario si trasformò in un vero e proprio accordo di cambio e assunse la denominazione di Sistema monetario europeo (Sme). Nello stesso anno, il Parlamento europeo venne eletto per la prima volta a suffragio universale.

Schengen e gli anni '80

Nel febbraio 1984 il progetto di Trattato sull'Unione europea sostenuto da Spinelli venne approvato a larghissima maggioranza dal Parlamento europeo. Nel 1985 fu firmato l'accordo di Schengen da parte di Francia, Germania e i Paesi del Benelux per facilitare l'eliminazione dei controlli alle frontiere interne, superando le resistenze incontrate nel promuovere la libera circolazione delle persone e la cooperazione giudiziaria all'interno del quadro istituzionale della Comunità. Nel dicembre dello stesso anno, il Consiglio europeo a Lussemburgo decise di modificare il Trattato di Roma e di dare nuovo impulso al processo d'integrazione europea elaborando un Atto unico europeo, firmato a L'Aia nel febbraio 1986.

Oltre a realizzare importanti riforme istituzionali, l'Atto Unico europeo permise il proseguimento del cammino verso il completamento del mercato unico. Per tradurre in realtà entro il 1992 gli obiettivi fissati con l'Atto Unico, nel 1987 Jacques Delors, nella veste di presidente della Commissione europea, presentò un ambizioso programma normativo ed operativo per assicurare l'eliminazione di qualsiasi ostacolo alla libera circolazione di persone, beni, capitali e servizi.

La creazione dello spazio economico unificato aprì la strada alla successiva introduzione della moneta unica.

Il Trattato di Maastricht

Sotto la spinta dei grandi mutamenti intervenuti sulla scena internazionale alla fine degli anni '80, la strada che condusse alla moneta unica e all'attuale assetto istituzionale fu imboccata dai Paesi membri della Cee nel 1990 con l'entrata in vigore della prima fase dell'Unione economica e monetaria e con l'avvio, al Consiglio europeo di Roma, delle Conferenze intergovernative sull'Unione economica e monetaria e sull'Unione politica che si sarebbero poi concluse a Maastricht nel '92 con la firma dell'omonimo Trattato.

Con Maastricht quella che fino ad allora era stata comunemente indicata come Cee (Comunità economica europea) diventò Unione europea (Ue). L'Unione europea non ha soltanto "incorporato" le tre Comunità storiche (CEE, CECA e CEEA), ma ne ha arricchito le già vaste competenze: ciò è accaduto sia nel tradizionale settore economico (in particolare attraverso la prevista istituzione dell'unione economica e monetaria), sia in settori quali la cittadinanza europea, la cultura, l'istruzione. Il Trattato di Maastricht ha inoltre introdotto nuove politiche e forme di cooperazione: la cooperazione nel settore della politica estera e di sicurezza e nel settore della giustizia ed affari interni.

La costruzione comunitaria, attraverso i Trattati di Amsterdam e Nizza, ha poi compiuto altri importanti passi in avanti.

Dopo l'abolizione dei controlli alle frontiere interne dell'UE (1998-'99) e l'introduzione effettiva, il 10 gennaio 2002, della moneta unica, il successivo passo è stato compiuto con la definizione di un Trattato Costituzionale necessario per assicurare il buon funzionamento di un'Unione che dal 1 maggio 2004 è composta da ben 25 Paesi, diventati poi 27 negli anni successivi.

Prostrata dalla seconda guerra mondiale, in alcuni ambienti italiani, si diffuse la speranza che la ricostruzione potesse costituire un'occasione di cooperazione tra i paesi del continente. L'Italia aderì all'Unione Europea per diversi motivi: rendere la legislazione omogenea a quella dei paesi che ne fanno parte, abbattere le barriere nazionali, promuovere le relazioni commerciali tra i paesi aderenti e giungere ad un' integrazione anche per quanto riguarda le relazioni culturali, la politica estera e la tutela dell'ambiente.

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