Tema svolto sulla solitudine: traccia, spunti e sviluppo
Spunti per un tema sulla solitudine: cosa vuol dire sentirsi soli? Quando succede e perchè? Traccia, sviluppo e conclusione per un tema sulla solitudine
Indice
Traccia per un tema sulla solitudine
Facendo riferimento alle tue esperienze e alle tue conoscenze, esponi le tue riflessioni sul tema della solitudine: in quali occasioni e perché può capitare di provarla?
Ci sono delle età della vita in cui la solitudine è più presente? È sempre legata a una qualche sofferenza o può essere anche un’esperienza positiva?
Tema sulla solitudine: introduzione
Può capitare di essere oggettivamente soli, quando intorno non c’è nessun altro. Per esempio, quando tutti sono usciti e si rimane a casa soli, o quando si prende l’ultimo treno della giornata e si è sole nel vagone, o quando si va in spiaggia così presto al mattino che la si trova completamente deserta, tutta per sé. Questi sono casi di solitudine “numerica”, di fatto.
La parte preponderante dell’esperienza della solitudine, invece, è di un altro tipo. È quella di cui parliamo quando diciamo che ci “sentiamo soli”. Se sono la sola passeggera nel vagone della metro, non direi che “mi sento sola”. Invece, potrei essere a una festa con cento persone e sentirmi sola. È di questo secondo tipo di solitudine che scriverò. Che cosa vuol dire sentirsi soli? Quando succede e perché?
Meglio soli che male accompagnati
L’esperienza della solitudine è perlopiù legata alla sofferenza. Sappiamo tutti che di solitudine si può soffrire. Ma non sempre è così. Ci sono anche casi in cui la solitudine è una scelta e in cui prevalgono il piacere e il benessere. Per esempio, c’è chi, pur vivendo in città o in famiglia, ha bisogno di momenti di solitudine. Anzi, credo si possa dire che tutti abbiamo bisogno di qualche momento da soli, nella giornata, nella settimana. In questo caso, la solitudine non è fonte di sofferenza, ma al contrario garanzia di sopravvivenza.
La solitudine può anche essere una sfida. C’è chi fa lunghi viaggi o camminate in solitaria, contando solo su di sé e mettendo così alla prova la propria resistenza, indipendenza e forza. Oppure, la solitudine può essere un antidoto, la cura per un dolore. Una relazione finita, una famiglia intollerabile o un grande shock possono spingerci a cercarla. È quel che è successo a Christopher McCandless (alias Alex Supertramp), la cui storia è narrata nel film di Sean Penn, Into the wild. Oppresso dalla famiglia e insofferente alle norme sociali, Christopher decide di partire e viaggiare da solo attraverso gli Stati Uniti, fino all’Alaska.
C’è poi chi sceglie di vivere in un luogo isolato, sulle montagne o in campagna, comunque il più lontano possibile dai centri abitati, semplicemente perché ama la solitudine e la preferisce alla compagnia.
Solitudine e sofferenza
Molto spesso, invece, la solitudine è motivo di tristezza o angoscia. Ci sono alcune occasioni, momenti o casi della vita in cui tipicamente se ne soffre: le malattie, la vecchiaia, l’adolescenza, i lutti, le separazioni.
Non sempre la malattia è un’esperienza solitaria: c’è chi l’attraversa circondato di affetti.
Eppure, anche in quel caso, ci si può sentire molto soli. Ancor di più quando si tratta di una malattia mortale. Come canta De Andrè, “quando si muore si muore soli”. Tra le malattie, quelle mentali possono far sentire la solitudine più delle altre. Soprattutto perché sono socialmente più stigmatizzate e quindi possono provocare vergogna e molte difficoltà nelle relazioni con gli altri.
La solitudine si sperimenta a ogni età, fin da bambini. Ci sono però alcuni momenti della vita in cui è più presente: l’adolescenza e la vecchiaia. Durante l’adolescenza capita a molti e molte di provare solitudine, di imparare a conoscerla e a volte di cercarla. Pur essendo un’età in cui le amicizie e le relazioni con gli altri sono fondamentali, è contemporaneamente il periodo in cui si sperimenta per la prima volta e più intensamente la solitudine (come ho detto, la presenza degli altri e il sentirsi soli non sono mutualmente esclusivi). L’altra età della vita in cui ci si può sentire molto soli è la vecchiaia, sia per la morte o la lontananza di persone care, sia per l’interruzione o l’allentamento della maggior parte delle attività che tengono intensamente impegnate le persone durante l’età adulta (la famiglia, il lavoro, i progetti). Sia, probabilmente e come nel caso dell’adolescenza, per un tratto proprio di quell’età, che io ancora non conosco e non saprei descrivere.
L’età adulta è meno tipicamente soggetta alla solitudine, ma non per questo non la sperimenta. Ci sono molti casi in cui ci si può sentire soli, durante tutto il corso della vita. Per esempio, il caso in cui ci si trasferisce a vivere in un altro paese, in un’altra parte del mondo. Sono milioni le persone che si spostano dal luogo in cui sono nate e cresciute, per andare a vivere altrove, per i motivi più diversi. Ma credo che tutte provino, in modi e gradi diversi, una forma di solitudine, almeno all’inizio. Anche se nel luogo in cui si va ci sono persone conosciute (un parente, una comunità del proprio paese d’origine, un gruppo di amici), lasciare il proprio “mondo” e trovarsi in uno nuovo (nel quale spesso non si può parlare la propria lingua) può essere causa di un particolare tipo di solitudine.
Un’altra occasione di solitudine è la fine di una relazione. Quando si condivide la vita con una persona e poi ci si lascia, ci si può sentire tremendamente soli. Analogamente, può accadere quando un gruppo di cui si fa parte si sgretola, o quando un progetto in cui si erano messe molte energie e passione finisce.
Infine, recentemente tutti noi abbiamo sperimentato una nuova forma di solitudine, nelle settimane in cui abbiamo dovuto restare chiusi in casa per la pandemia di Coronavirus.
È probabile che chi vive solo in casa abbia sofferto particolarmente l’isolamento forzato a cui eravamo sottoposti, ma credo che anche chi condivide la casa con la famiglia, con amici o coinquilini, ne abbia sofferto. Sia perché non era possibile vedere le altre persone care, sia perché i ritmi e le abitudini quotidiane sono cambiati bruscamente, gli impegni e le attività si sono diradati o sono stati sospesi, lasciando per alcuni vuota un’inedita quantità di tempo. In quel tempo, è capitato provare solitudine anche a chi vive in una casa affollata.
In una poesia, Montale parla della solitudine di chi ha perso la compagna o il compagno della sua vita.
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Tema sulla solitudine: conclusione
Per concludere questa galleria delle solitudini possibili, direi che imparare a conoscere, sopportare e addirittura cercare la solitudine è fondamentale nella vita di ciascuno. Non c’è vita di cui la solitudine non faccia parte. A fonte di ciò, è possibile e importante riconoscere i casi in cui ci si sente troppo soli e cercare e coltivare relazioni e comunità per affrontarli.
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