Tema sul Medioevo

Tema sul Medioevo e sull'influenza della Chiesa nella vita degli uomini, nel potere politico e nella cultura

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Il prof ti ha chiesto di scrivere un tema sulla mentalità degli uomini del Medioevo e all'influenza della Chiesa sulla vita di tutti i giorni?

Di seguito trovi un tema svolto da cui prendere spunto.

 

Svolgimento

La mentalità medievale è complessivamente lineare, poiché presenta caratteri molto rigidi e classificabili: la popolazione medievale era totalmente estranea alla conduzione della vita politica ma sottomessa senza appello ad essa.
La visione della vita nel Medioevo era fortemente statica e permeata dalla religiosità cristiana che dominava la società: infatti, ciò che era stato creato da Dio era ritenuto assoluto e immutabile. 

 La forma mentis era dogmatica, la verità era stata data una volta per tutte; di conseguenza conoscere significava accettare tale verità e riprodurla nella forma in cui era stata tramandata. Di fatto, non vi era la curiosità di esplorare nuovi orizzonti, perché ciò significava essere folli e peccare di superbia nei confronti di Dio. Nella Divina Commedia, nel canto XXVI dell’Inferno viene presentata la figura di Ulisse, il quale aveva commesso proprio questi peccati: egli si era spinto oltre le colonne d’Ercole, limite del mondo conosciuto, convincendo i suoi restii compagni. Dante, infatti, coerente con il pensiero medievale, lo condanna al fuoco eterno.

La concezione della vita medievale era inoltre basata sull’universalismo dell’ordine terreno; il cristianesimo era considerato l’unica religione, e Chiesa e Impero traevano il potere da Dio. I loro compiti rispondevano quindi ad un unico disegno provvidenziale: l’Impero conduceva l’uomo alla beatitudine della vita terrena, la Chiesa lo conduceva alla beatitudine della vita eterna. Tuttavia, la massima espressione di queste due entità contrasta con la realtà effettiva medievale, nella quale i poteri temporale e spirituale erano frammentati. Infatti, l’Impero nel medioevo era estremamente indebolito dai vari signori locali, i quali governavano su ampi territori senza quasi renderne conto all’imperatore. La Chiesa, similmente, passò dallo splendore al decadimento a causa di controversie interne e indebolimento del potere papale: nacquero ordini monastici potenti che a volte predicavano contro di essa, e i pontefici erano spesso persone corrotte, incapaci e opportuniste.

Per quanto riguarda, invece, la vita di tutti i giorni, il Medioevo seguiva determinate forme etiche, tutte regolate dalla religione cristiana. La mentalità medievale era strettamente gerarchica e patriarcale: l’uomo era il padrone e l’amministratore dei suoi averi, e persino moglie e figli erano considerati oggetti nelle sue mani. Inoltre, anche nella vita politica la gerarchia era fondamentale, in quanto ogni istituzione era, in teoria, governata da un solo individuo, anche se in realtà molte personalità vicine alle massime cariche avevano molta influenza.

Il Medioevo, come già detto, era dominato dalla religione cristiana, e quest’ultima dettava legge su ogni cosa: mentalità, giornate, vita, cultura, lingua. Tutto veniva collegato alla volontà di Dio, il quale, però, era collocato al di là del mondo, in una dimensione trascendente.

La vita non era altro che un periodo di transizione e il corpo era ciò che ostacolava il passaggio alla salvezza eterna, di conseguenza era necessario mortificarlo, rinunciare ai piaceri, condurre una vita di preghiera. Su questo di basava l’ascetismo, il quale portò al disprezzo del mondo e della vita terrena, di cui Lotario di Segni ben parla nel De Contemptu Mundi. Il misticismo, invece, prevedeva che l’uomo si distaccasse da sé e si annullasse nell’infinità di Dio grazie allo slancio d’amore rappresentato dalla sua fede, come affermava Bonaventura da Bagnoregio, esponente della corrente mistica.

La Chiesa, dunque, aveva una sorta di “monopolio” sulla vita della gente: la popolazione si stabiliva attorno alle abbazie per vivere in un luogo sicuro e per riuscire a trovare un’attività che garantisse di che vivere; molti giovani prendevano i voti per poter accedere alla cultura e per garantirsi una vita dignitosa; la popolazione doveva pagare tasse al ceto ecclesiastico; vivere secondo le regole cristiane era, per il popolo, il minimo per poter aspirare alla salvezza eterna.

Oltre a ciò, la Chiesa aveva l’esclusiva sulla cultura. Di fatto, le uniche scuole esistenti all’epoca erano quelle monastiche, e quindi gli unici che potevano accedervi erano coloro che si votavano alla vita religiosa. La lingua della Chiesa e della cultura era il latino, perciò tutta la popolazione era tagliata fuori, dato che parlava il volgare. Conseguentemente, il solo veicolo di cultura del popolo era l’immagine, impiegata nelle decorazioni delle chiese, negli affreschi o nei portali. Tuttavia, non solo il popolo era analfabeta: infatti, anche nobili e sovrani erano ignoranti. In realtà, il latino non va pensato come ostacolo alla diffusione della cultura, poiché ampliando il campo, esso la unificava sul piano europeo, in quanto tutti i religiosi d’Europa si esprimevano in latino.

Le università e la dottrina dell’epoca, la Scolastica, infatti, si diffusero soprattutto in Europa. La Scolastica sistemava tutto il reale negli schemi di un sapere unitario basato sulla teologia e mirava a costruire un pensiero in cui la fede si fondasse sulla ragione; il massimo esponente ne fu Tommaso D’Aquino. I monaci, la maggioranza dei letterati dell’epoca, venivano tutti istruiti secondo la Scolastica, in base alla quale lo studente era un contenitore da riempire con conoscenze mnemoniche. Seppure come metodo fosse molto rigido, la procedura d’insegnamento della Scolastica, nota come Questio, Lectio e Disputatio, prevedeva anche il dibattito, a mio parere cosa molto rilevante, vista la mentalità medievale.

Le abbazie, oltre ad essere le dimore dei monaci, erano anche luoghi di “produzione” della cultura. Negli scriptoria dei monasteri, infatti, i libri venivano copiati dai monaci amanuensi. Nel Medioevo, però, mancava il concetto di filologia, quindi non si pensava ad un testo come opera di uno scrittore: i libri venivano arricchiti da commenti, o copiati in modo errato, senza che nessuno se ne accorgesse.

Le produzioni scritte medievali, avevano, ovviamente, una base religiosa, e venivano distinte in varie categorie, come ad esempio l’agiografia, descrizione delle vite dei santi, l’exemplum, racconto di vicende esemplari con finalità morali, la visione, descrizione dei regni dell’oltretomba, le summae, opere teologiche, erbari, lapidari e bestiari, descrizioni dei significati simbolici delle cose e le cronache storiche.

Tuttavia, essendo la vita medievale influenzata dal magico e dal sovrannaturale, anche le produzioni scritte presentavano caratteri irreali e mitizzati, in particolar modo nelle agiografie, nei bestiari e lapidari. Realtà e leggenda si fondevano e, inoltre, non c’era il senso di profondità storica, difatti venivano trovati significati cristiani anche in opere di autori pagani. Sebbene possa sembrare che il Medioevo fosse buio e immobile, ciò non è affatto vero, perché in realtà era un’epoca serena, un po’ faticosa, che alternava la prosperità alla ristrettezza. Purtroppo, a quel tempo come non mai, la suddivisione in classi sociali era molto marcata, come pure la politica era spesso corrotta, ma in realtà queste sono cose che succedono anche al giorno d’oggi; almeno nel nostro tempo nella società la donna ha un certo peso.

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