Tema svolto sul linguaggio
Tema sul linguaggio svolto: riflessioni e approfondimento su Dante e le sue opere, Convivio e De Vulgari Eloquentia
Indice
Tema sul linguaggio
Il linguaggio è la massima espressione del pensiero umano, un modo per comunicare con l’altro e soprattutto esprimere la propria personalità, il proprio parere, la propria sapienza e le proprie idee. Grazie al linguaggio, l’uomo riesce ad accrescere la sua ragione che in maniera più ampia può essere considerata come ragione umana. Il sapere, esprimibile tramite le parole, dev’essere visto da ogni persona come forma d’arte e arma di difesa.
Svolgimento
La lingua è importantissima perché, oggi come un tempo, ci ritroviamo in una società in cui il più colto avanza ingannando l’altro o spesso sovvertendo la verità stessa per favorirsi a discapito di colui il quale ha una mediocre cultura e quindi non piena padronanza del linguaggio. Un tempo, queste differenze erano ancor più visibili e la società era nettamente divisa tra coloro che sapevano di latino e chi, spesso con rammarico, non poteva lontanamente sperare di avvicinarsi a cotanto senno.
Dante Alighieri, sentendosi amico dell’uomo, cercò sempre di aiutarlo rivolgendosi sia ai dotti che ai poverelli, nutrendosi delle briciole di sapere dei primi che amava poi condividere con i secondi. A tal proposito scrisse il Convivio nel quale cercò di puntualizzare quanto fosse importante raggiungere quella perfezione che può essere data solamente dal sapere.
Dante puntualizzò peròche se l’uomo non sa e resta nella sua ignoranza le ragioni possono essere quattro: la prima, da scusare, è data dai difetti fisici del corpo che gli impediscono di dedicarsi agli studi. La seconda ragione è dovuta alla malizia che lo porta a disprezzare ogni cosa e questa è certamente una mancanza da biasimare. Le ultime due riguardano impedimenti esterni all’uomo ovvero gli obblighi familiari e i limiti di luogo dove la persona è nata e cresciuta condizioni rispettivamente da scusare e biasimare.
Dante, si rivolge quindi a coloro i quali desiderano sapere ma non ne hanno le possibilità, proprio per questa ragione scrive l’opera precedentemente citata in volgare. Questa forma di linguaggio non era ben vista dagli intellettuali attaccati al loro latino e quasi desiderosi di avere l’esclusiva sul sapere e la superiorità sull’altro. Nel De vulgari eloquentia Dante si rivolge a loro utilizzando il latino che presenta però come lingua artificiale contrapposta al volgare che invece definisce naturale e spontaneo.
Invita questi uomini a vederlo non come la lingua dei pezzenti ma come un linguaggio che se ben usato può essere illustre, cardinale, aulico e curiale. Ovvero capace di conferire gloria a chi lo utilizza bene illuminandone le opere, degno di essere considerato come un cardine per ogni forma di linguaggio, di essere parlato in una reggia ed utilizzato nella curia degli intellettuali. Inoltre, l’utilizzo di una lingua proferibile e comprensibile da tutti è certamente più consono poiché l’uomo che ha la fortuna di potersi avvicinare al sapere oltre che essere un intellettuale è un esponente della comunità cittadina che deve quindi essere in grado di interloquire con tutti.
Giuliano Procacci ci presenta appunto il compito dell’intellettuale che deve rivolgersi a tutti i ceti sociali.
Conclusione
A tal proposito possiamo quindi dire che l'uomo dovrebbe sempre pensare utilizzando tutto il suo sapere e la sua saggezza ma poi essere in grado di esprimere il proprio pensiero tramite il linguaggio del popolo. Il linguaggio è importantissimo perché permette al singolo di esprimersi e migliorarsi ed inoltre è la maggior forma di libertà. Come ci dice Ignazio Buttitta nella sua poesia "Lingua dei padri" al popolo si può togliere qualunque cosa: la libertà politica, il lavoro, il passaporto, la tavola su cui mangia, il letto su cui dorme ma finché non gli levano la lingua ereditata dai padri, il popolo non è perso per sempre ma continua ad essere libero. Reputo estremamente positivo quindi un linguaggio da tutti comprensibile, che permette di esprimersi, dire la propria e migliorarsi così da non cadere in una delle più gravi realtà della storia e del mondo contemporaneo: l'ignoranza che opprime l'essenza dell'uomo limitandone il valore.
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