Tema sul conflitto arabo-israeliano e la questione palestinese

Svolgimento di un tema sul conflitto arabo-israeliano. Idee e spunti per scrivere una relazione sulla questione palestinese. Analisi degli eventi e commento

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Tema sul conflitto arabo-israeliano e la questione palestinese

Gerusalemme
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Il grave conflitto tra Israeliani e Palestinesi è una delle questioni più delicate e complesse dei nostri giorni, sembra essere entrato in una fase dalla quale è difficile uscire. È una situazione conflittuale che ha origine più di mezzo secolo fa e che non riesce a trovare una soluzione mediante le trattative di pace perché non c’è un accordo che soddisfi le richieste di rispetto dei diritti delle due popolazioni e delle loro diverse culture, delle relazioni internazionali e degli interessi politici ed economici dei rispettivi paesi.

Vista l'importanza di questa vicenda storica, i professori potrebbero proporre all'intera classe di scrivere un tema sul conflitto arabo-israeliano o l'elaborazione di una relazione sulla questione palestinese. Di seguito troverai un tema svolto da cui prendere informazioni e riflessioni da utilizzare a scuola.

Conflitto arabo-israeliano: dalle origini alla proclamazione dello Stato di Israele

Possiamo far risalire la nascita delle controversie alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando la società delle Nazioni incaricò la Gran Bretagna e la Francia di creare nuovi stati in quello che era stato il territorio dell’Impero Ottomano prima della sua sconfitta durante la Guerra, ignorando però il diritto all’autodeterminazione dei popoli, decretato da Wilson nei suoi “14 punti”.

Mediante la Dichiarazione di Balfour del 1917, a opera del ministro degli esteri britannico da cui prende il nome, si sarebbe creato un focolare nazionale per il popolo ebraico. Nel frattempo, un gran numero di ebrei cominciò a stabilirsi nei loro antichi territori d’origine, acquistando terreni e proprietà, creando così colonie permanenti di immigrati ebraici. Questo movimento prese il nome di Sionismo. Nel 1936 però esplose una Rivolta Araba che contribuì ad aumentare l’odio dei fondamentalisti religiosi contro gli ebrei e i loro alleati Inglesi.

Con il finire della Seconda Guerra Mondiale, dopo la tragedia dell'Olocausto, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite arrivò alla conclusione che si potevano creare due stati indipendenti, uno Arabo e uno Ebraico, l’uno affianco all’altro, con uno speciale trattamento per la città di Gerusalemme, culla di entrambe le religioni.

Tutto questo venne inesorabilmente a intrecciarsi con gli interessi internazionali: l’America, infatti, si schierò con Israele per poter avere una base militare in una posizione strategica in quel periodo di Guerra Fredda; l’Unione Sovietica, invece, si alleò con i Paesi Arabi perché erano già nate delle controversie tra questi ultimi e gli Stati Uniti, e per i propri interessi in campo petrolifero. Il 14 Maggio 1948 fu proclamato lo Stato d’Israele.

Conflitto arabo-israeliano: la storia

Cartina geografica di Israele
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Dalla prima guerra arabo-israeliana alla Guerra dei sei giorni

Con la proclamazione dello Stato di Israele, non si fece attendere la reazione della Lega Araba, in disaccordo, ci fu così un primo conflitto che si concluse con la vittoria d’Israele e una sconfitta, morale e materiale, dei paesi arabi che portò a conseguenze disastrose: oltre 650.000 profughi furono cacciati dalle loro terre, occupate dalle truppe israeliane, mentre nuovi immigrati israeliani arrivavano da ogni parte del mondo.

A giugno del 1967 la grave tensione creatasi tra i paesi arabi contro Israele scoppiò nella Guerra dei sei giorni ma l’esercito israeliano riuscì a difendersi dall’attacco e a invadere ulteriormente i territori palestinesi.

In quell’anno l’ONU cercò un accordo per una coesistenza pacifica tra i due stati, condannando contemporaneamente l’occupazione israeliana, ma il suo intervento ebbe scarso rilievo perché né l’uno né l’altro volevano cedere.

Nascita dell'OLP- Organizzazione per la liberazione della Palestina

In quegli anni nacque l’OLP - Organizzazione per la Liberazione della Palestina, formatasi dall’unione di formazioni politico-militari, tra cui Al Fatah, fondata da Yasser Arafat e da Wazir per la lotta a Israele.

A partire dal 1968 l’OLP, che aveva nominato come presidente Arafat, cominciò la sua escalation di attentati terroristici, scegliendo così la via della violenza per liberare la Palestina, ma i rapporti tra quest’ultima e gli altri paesi Arabi impegnati nella lotta divennero tesi, causando, nel 1970, la strage del Settembre Nero, che portò all’espulsione dei profughi palestinesi dai paesi della Lega Araba, abbandonati poi nei campi di Gaza e Cisgiordania.

Nel 1973 ci fu nuovamente un attacco ad Israele che, di tutta risposta, occupò dei territori arabi da cui fu successivamente costretta a ritirarsi perché le grandi potenze erano state minacciate dall’aumento dei costi del petrolio.

Dagli accordi di Camp David alla prima Intifada

Nel 1978 il presidente egiziano Sadat firmò un accordo di pace con Israele presso Camp David, atto che pagò con la vita nel 1981 per mano di un fondamentalista islamico della Jihad (guerra santa proclamata dai religiosi musulmani). Nel 1982 l'Operazione Pace in Galilea, operazione israeliana che puntava a liberare il Libano dalle basi terroristiche arabe, finì in un massacro: migliaia di palestinesi vennero mandati a forza nei campi profughi di Sabra e Chatila; l’operazione fu guidata dal generale israeliano Ariel Sharon.

A questo seguirono diversi attentati, come quello all’aeroporto di Fiumicino, o dirottamenti di navi ed aerei a scapito di nazioni estere, tutto per dimostrare che la questione palestinese era ormai un affare internazionale.
Seguì la nascita di un movimento di protesta, denominato Intifada, nei territori di Gaza e Cisgiordania: attiva nel corso degli anni, essa consiste in una resistenza popolare allo Stato di Israele portato avanti da giovani palestinesi con lanci di pietre contro soldati e coloni israeliani in nome del popolo della Palestina ferita nei suoi diritti e nella sua dignità.

Dagli anni '90 agli anni 2000

Una svolta decisiva si ebbe nel 1993 con la Dichiarazione dei Principi sull’Autonomia Palestinese, accordo presieduto dal presidente degli USA Clinton a Washington. Ma questo non servì a interrompere gli attentati terroristici che continuarono da entrambe le parti e mietere vittime, come nella strage di Hebron in cui un ebreo ortodosso spara all’interno di una moschea.

Nel 1996 si formò il Likud, una coalizione di partiti di destra poco d’accordo con le trattative di pace con i palestinesi; infatti il Primo Ministro Netanyahu adotterà in seguito una strategia di rinvii degli accordi. Con l’elezione di Barak a Primo Ministro israeliano le pace sembrò quasi possibile ma ancora una volta gli attentati continuarono con l’Intifada e gli avanzamenti di Israele in territorio palestinese non si arrestarono, specie dopo la visita provocatoria nel 2000 di Sharon alla Spianata delle Moschee.

Nel Febbraio 2001 Sharon venne eletto Primo Ministro portando una continua tensione tra i rapporti internazionali, mentre l’Organizzazione delle Nazioni Unite non riesce più a contrastare questa crisi e a far rispettare le proprie decisioni, anche a causa dell’appoggio americano ad Israele che non ritira le proprie truppe dai territori occupati.

Questa occupazione ha causato una profonda crisi nell’economia palestinese, provocando una grave recessione. Le truppe israeliane hanno isolato i territori palestinesi con numerosi posti di blocco rendendo, quindi, quasi impossibili gli spostamenti ed i trasporti. Secondo gli Israeliani questo sarebbe un modo per evitare eventuali attacchi arabi mentre i Palestinesi sostengono che serva solo per costringerli all’ obbedienza. Dall’occupazione dei territori palestinesi, la percentuale di disoccupazione è triplicata mentre quella degli abitanti sotto la soglia di povertà è raddoppiata.

Conclusioni

La storia di questo conflitto ci ha mostrato l’inadeguatezza di qualunque strategia di pace, che non è stata raggiunta né con le armi né tentando la strada dei negoziati.
Si sono create e aggravate fratture sociali e culturali col susseguirsi di operazioni che tenevano in scarsa considerazione gli impatti devastanti che il conflitto ha avuto sulla vita di donne, uomini e bambini.

La cosa più importante è che le condizioni di pace debbano essere decise in termini di giustizia, dignità e identità delle due popolazioni.

Nel corso degli anni ci sono stati molti appelli alla tregua da parte di tantissime organizzazioni di pace: il  Women's center for legal aid and counselling, un’organizzazione palestinese indipendente tesa a contribuire all’affermazione di una società democratica basata sulla giustizia e sull’uguaglianza tra uomini e donne; il Gaza Community Mental Health Programme, volto ad attività per la tutela dei diritti umani, per la pace e per una società civile, offrendo servizi di salute mentale agli abitanti della Striscia di Gaza. Ma che il movimento antimilitarista New profile, che sostiene iniziative per la smilitarizzazione del sistema educativo e per una civilizzazione della società israeliana e mole altre.

È importante anche la questione dei prigionieri politici, ostaggi di una guerra troppo feroce e irriducibile, sia che si trovino in carceri israeliane o palestinesi. Saranno prigionieri all’ infinito? L’unica via per la pace potrebbe trovarsi solo in un clima di legalità, senza che si intreccino interessi politici ed economici, con la costruzione di un dialogo veramente serio nel completo rispetto dei diritti di ogni singolo individuo.

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