Tema sulle radici dell'Europa

Tema svolto sulle radici dell'Europa: come è nata e chi ha perseguito il sogno di unificarla. Dalle conquiste di Alessandro Magno ai romani, da Carlo Magno a Napoleone

Tema sulle radici dell'Europa
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TEMA SULLE RADICI DELL'EUROPA

Tema sulle radici dell'Europa
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Uno dei possibili temi che potrebbero assegnarti i prof in queste settimane è quello sulle radici dell'Europa, tema legato alla guerra fra Russia e Ucraina, iniziata con l'invasione di Putin del paese nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2022.

Di seguito trovi un tema svolto sulle radici dell'Europa da cui prendere spunto.

Tanti avvenimenti si sono succeduti da quel lontano 1951, quando il 18 aprile a Parigi sei nazioni, tra cui l’Italia, firmarono il trattato istitutivo della Comunità europea del carbone e dell’acciaio. I paesi erano soltanto sei, la successiva crescita numerica è stata faticosa, ma gli stati che tra poco faranno parte della Comunità saranno venticinque. Ogni nuovo ingresso è stato preceduto da laboriose trattative e da crisi storiche e politiche.

Il sogno di Victor Hugo, di Mazzini, di Gioberti si sta realizzando? L’Europa sta cercando se stessa, si sforza di scoprire la sua identità per potersi dare una Costituzione, che sia rispondente il più possibile a quelli che sono i suoi valori. Tutti noi sappiamo che questi affondano le loro radici nella storia di ogni popolo, nelle sue tradizioni.

Riunire le terre, che geograficamente hanno confini naturali, Atlantico e Urali, è stato il desiderio di molti uomini: da Alessandro Magno ai Romani, da Carlo Magno a Napoleone, ma le conquiste erano dettate da desideri di egemonia di uomini, che vedevano nell’eliminazione dell’avversario il mezzo per arrivare ad imporre una pace in cui libertà, autodeterminazione, dignità umana erano calpestate o negate. La vera pace si costruisce con il rispetto dell’altro, con il desiderio di vedere in lui non un vuoto da colmare, ma una pienezza da scoprire.

L’altro non è principalmente l’Americano, l’antagonista dei sogni di potenza e ricchezza, ma è essenzialmente il mondo escluso, il mondo scartato, quello che viene in Europa per vivere nella nostra terra. L’altro fa paura, perché si scrive che “128 milioni di persone delle aree sub-sahariane vorrebbero riversarsi in Europa; sarebbe la fine del mondo”, si dice così, senza pensare che la Prima Europa iniziò proprio in questo modo. Il problema è con quali principi l’Europa vuole affrontare questo rapporto. Non devono essere i valori che vogliono un’Europa che “si pavoneggia nel monte per essere ammirata, ma si cinge di mura e alza ponti levatoi su fossati riempiti di pece, per tenere lontano i poveri, e quelli che riescono a passare chiuderli in campi recintati, per espellerli o approfittarne le braccia a basso costo”.

Scorrendo la storia secolare dell’Europa ci rendiamo conto che l’europeo ha sempre costruito la propria identità mediante la contrapposizione all’altro, al diverso: al barbaro, all’infedele, all’eretico, al selvaggio, al primitivo, al nero, all’ebreo, al musulmano, e proprio in questo si sono fatti errori, soprusi, si sono difesi i privilegi, ma abbiamo preso anche la consapevolezza che gli uomini nascono e restano liberi ed uguali nei diritti, come diceva il primo articolo della dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, nel cui nome fu fatta la rivoluzione della borghesia, o come dice l’articolo 6 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, “Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica”; inoltre c’è il diritto inalienabile di ogni uomo “alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità”.

Girando per l’Europa si possono trovare segni della presenza di qualificanti radici cristiane: abbazie, monasteri, biblioteche, università, cattedrali. Le strutture però si arrestano poco oltre la fine del Medioevo; non si è tuttavia fermato lo sviluppo, ma ha avuto caratteristiche diverse. In alcune fasi il Cristianesimo, portato avanti dalla Chiesa, ha costituito ragioni di forti contrasti e lacerazioni, che hanno causato ferite non del tutto rimarginate. Proprio in queste fasi si è fatta strada in Europa la convinzione di separare la struttura sociale dalla identità religiosa.

LE RADICI CRISTIANE

La secolarizzazione e il principio della laicità si sono imposti per necessità di pace sociale e il metodo di prescindere dalle dottrine di fede e dalle opinioni teologiche, per risolvere i conflitti, è risultato l’unico praticabile. Quindi le sole radici cristiane non sono sufficienti a definire il passato e la cultura dei popoli europei. L’Europa ha alle spalle una storia molto più lunga dei duemila anni delle chiese cristiane. Le sue radici affondano in terreni culturali più ampi. Inoltre, in un certo momento della sua storia, la civiltà europea si è sviluppata in contrasto con i principi e gli orientamenti morali delle Comunità cristiane. Organizzazioni e movimenti estranei al Cristianesimo hanno determinato scelte decisive ed hanno dato apporti notevoli allo sviluppo della storia europea. Basti pensare alle sette segrete, all’Umanesimo, al Rinascimento, alla Rivoluzione francese, all’Illuminismo e allo sviluppo della scienza. E’ proprio la scienza che ha segnato in modo incontestabile la cultura europea. Essa e il metodo sperimentale che la caratterizza affondano le radici nella filosofia greca precristiana e il metodo si è imposto spesso in contrasto con la dottrina e la pratica delle comunità cristiane, pronte a fissare limiti, ad innalzare barriere, a lanciare condanne. Kuhn, noto storico, afferma: “Soltanto le civiltà, che derivano da quella ellenica, hanno posseduto una scienza non semplicemente rudimentale. Il complesso della conoscenza scientifica è stato prodotto in Europa negli ultimi quattro secoli.

CONCLUSIONE

Le radici dell’Europa sono quindi molteplici e il Cristianesimo non è sufficiente a fissare gli elementi identificatori del passato europeo. Il Cristianesimo, quando ha svolto un ruolo di unificazione, lo ha fatto spesso a colpi di esclusione e con forme violente che contraddicevano le sue stesse radici. L’identità di una popolazione deve fare i conti con tutto: essa è un processo lento e continuo.

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