Tema di pedagogia sul gioco con riflessioni a partire dai pedagoghi: Spencer, Hall, Freud, Piaget, Bruner
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TEMA DI PEDAGOGIA SUL GIOCO

Il gioco è un'attività che può generare piacere e soddisfazione. Scegliamo il "nostro" gioco in base alle nostre preferenze. I bambini, in particolare, considerano il gioco come la loro principale attività. Studi recenti hanno evidenziato il ruolo importante del gioco nello sviluppo infantile. Il gioco è infatti una forma privilegiata di espressione per i bambini che gli permette di relazionarsi con loro stessi, esplorare il mondo e combinare informazioni in modo creativo.
Il gioco è un'azione intenzionale compiuta dai bambini per interagire con la realtà circostante e manipolarla. Il gioco è principalmente orientato alla creatività e al cambiamento, e attraverso di esso i bambini possono sperimentare la possibilità di agire attivamente sugli elementi che li circondano.
Il gioco è un'attività in cui i bambini utilizzano gli elementi circostanti per costruirsi nuove esperienze e situazioni, le quali diventano opportunità per nuove scoperte e cambiamenti. Il gioco è gratificante poiché non è condizionato da pressioni esterne e mira solo al piacere e alla conferma di sé. Inoltre, ha un ruolo importante nello sviluppo affettivo e relazionale poiché permette di sperimentare regole e comportamenti sociali. La dinamica tra fantasia e realtà presente nel gioco aiuta i bambini ad acquisire consapevolezza di sé, ad interiorizzare norme e valori e ad elaborare una identità sociale e personale. Possiamo quindi affermare che il gioco svolge un ruolo di iniziazione, appartenenza e apprendimento della vita associata, ma anche di risoluzione dei conflitti interni e di verifica delle proprie capacità autonome. In sintesi, il gioco rappresenta una vittoria.
LE PRIME TEORIE
Dal diciannovesimo secolo, con l'aumento dell'importanza del gioco, si sono sviluppate diverse teorie psicologiche per spiegare il suo significato. Tuttavia, nessuna di queste teorie è completamente attendibile poiché cercano di dare un significato generale alle attività ludiche.
Un fondamentale passo avanti si verificò con lo sviluppo delle concezioni dell’esercizio, cioè quelle teorie che interpretano il gioco come un ambito in cui ci si esercita nelle attività serie della vita e ci si prepara ad affrontarla per il meglio. I precursori di queste teorie furono certamente Kant e Frobel, ma il vero e proprio teorizzatore lo si può ritrovare in Groos. Groos sostenne infatti che le specie animali capaci di adattarsi flessibilmente all’ambente necessitano di periodi di maturazione, nei quali grazie al gioco, acquisiscono le abilità tipiche della loro vita adulta.
Nel ventesimo secolo, grazie a Groos, si sono sviluppate diverse correnti di pensiero in psicologia che ritenevano il gioco come l'ambiente ideale per lo sviluppo delle capacità cognitive, emotive e sociali, essenziali per la vita adulta. In particolare, per quanto riguarda lo sviluppo emotivo, è stato fondamentale il contributo della psicoanalisi di Freud, supportato poi empiricamente dalla psicologia sperimentale, che sosteneva che il gioco consentiva di garantire un equilibrio emotivo al bambino attraverso la sua funzione catartica e la gestione delle ansie.
Le prime teorie che elaborarono una concezione in cui il gioco veniva spiegato in se e per se e non correlato a qualche altra funzione furono portate avanti da Huizinga in un primo momento e Caillois in un secondo queste ritenevano che lo spirito ludico fosse un tratto necessario dell’uomo e fosse per questo alla base della civiltà stessa poiché solo nel gioco è presente quella creatività necessaria alla creazione della cultura e dell’organizzazione sociale. Infine tra le teorizzazione riguardo il gioco viene a situarsi un pensiero più moderato, quello di Di Giovanni il quale inquadra le attività ludiche come mezzi per stabilire con gli altri relazioni di profondità intermedia, poiché introduce l’intimità.
Il modo di giocare e gli spazi per il gioco, i giocattoli stessi si sono evoluti notevolmente dalla fine della seconda guerra mondiale fino ad oggi. I bambini non costruiscono più i propri giocattoli, in quanto le industrie li producono a basso costo e con design accattivanti.
Il ruolo dell'adulto, sia genitore che insegnante, è fondamentale nel momento del gioco. È importante creare spazi diversi a casa e a scuola dove siano possibili esperienze varie per mantenere vivo il gusto naturale per l'apprendimento e la comunicazione. Nell'età pre-scolare, i genitori devono proteggere il bambino in modo non invasivo, aiutandolo a gestire le sue paure e ansie e dando voce alle sue percezioni, in modo che impari a giocare in modo autonomo. È importante osservare il modo in cui, con cosa e con chi il bambino gioca per promuovere ambienti ludici stimolanti, comportamenti propedeutici al suo sviluppo, modelli di interazione centrati sul linguaggio e sull'espressione dei propri sentimenti, l'utilizzo di materiali che possono essere combinati in modi diversi e rappresentazioni simboliche.
CONCLUSIONE
Aiutare il bambino a giocare meglio e di più equivale a permettergli di esteriorizzare le sue fantasie di onnipotenza, così come quelle di inadeguatezza. Giocare diviene così il modo per esprimere i propri stati d’animo e, nello stesso tempo, per individuare possibili soluzioni a conflitti apparentemente insanabili: facciamo giocare i bambini, dunque, in attesa che tornino a giocare anche gli adulti.
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