Tema sui cambiamenti della società
Esempio di tema svolto sui cambiamenti della società. Come sta cambiando la società odierna e quale conformazione sta assumendo
Indice
CAMBIAMENTI DELLA SOCIETÀ
Da diversi anni ormai veniamo costantemente aggiornati dai mass media riguardo all’immigrazione, con casi di irregolari che sbarcano sulle coste italiane dopo lunghissimi viaggi gestiti dagli scafisti. Gli avvenimenti descritti hanno sempre un tono velatamente drammatico, quasi come se i migranti costituissero una minaccia; il problema dell’accoglienza sicuramente esiste e questo mette in crisi la struttura organizzativa italiana. Ma come spesso ad essere drammatico è proprio il viaggio che li conduce ai nostri litorali.
Oltre a questo però bisogna pensare all’integrazione degli stranieri in Italia, ad introdurli al mondo del lavoro, a garantire loro una condizione non precaria nella società. Poiché questo processo, seppur a rilento e con certi limiti, si sta verificando, l’Italia può iniziare a definirsi una società multiculturale, e si trova quindi di fronte alla diversità: questo elemento si può considerare come un fattore positivo, un vantaggio che l’Italia può sfruttare, oppure costituisce un problema che l’Italia deve fronteggiare e proporsi di risolvere?
Nell’ambito europeo l’Italia è sicuramente favorita geograficamente, sia per la sua posizione che è più a sud est di tutti gli altri paesi “ricchi” d’Europa, sia per la sua conformazione, che fa della maggioranza dei confini italiani un facile approdo per tutti gli altri paesi che hanno uno sbocco sul mediterraneo; nonostante questo la Penisola conta molti meno immigrati rispetto agli altri membri della UE, in cui i migranti spesso provengono dalle ex colonie (si pensi alla Francia, destinazione preferita dai maghrebini anche per motivi linguistici).
Queste premesse porterebbero a pensare che sia improbabile che la “diversità” in Italia possa essere vissuta come un problema da qualcuno, ma forse proprio perché meno avvezzi alla convivenza, rispetto ai “colleghi” d’Europa, con un grande numero di migranti, e forse anche per il fatto che l’Italia ha la fama di essere un enorme approdo, si apre un dibattito sul diverso modo di interpretare la “diversità”.
Anche nelle scuole italiane, a partire dalla fine degli anni '90 si è registrato un aumento di alunni stranieri: questo dato è indicativo dell’integrazione delle comunità straniere nella società italiana; i dati della crescita degli alunni non italiani (sono saliti dall’a.s. 1994-95) si riferiscono a qualche anno dopo l’arrivo massiccio di migranti (1992-1993), poiché si tratta magari di famiglie che hanno raggiunto un loro parente che aveva conquistato un posto di lavoro.
Martin Buber fa un “elogio della diversità”, basandosi sul fatto che le caratteristiche che differenziano gli uomini tra loro esistono per natura, e quindi non possono che essere positive, anzi egli le definisce come una risorsa.
Antiseri ricorda che la libertà si può raggiungere e mantenere solo guardandosi dalle degenerazioni che la diversità, in una società multietnica, può causare, come ad esempio l’intolleranza.
A questo punto, alla luce dei dati che mostrano un’Italia con marcate influenze straniere, qualcuno si chiederà dove vada a finire l’identità nazionale, che si trova forse in pericolo di fronte a questa sempre più decisa presenza della “diversità”; infatti, secondo statistiche degli anni per gli anni seguenti, emergerebbe che il popolo puramente italiano sia destinato a scomparire. Ma è forse possibile che gli italiani non si sentano più tali solo perché si trovano a convivere con altre realtà culturali (che ovviamente gli stranieri portano con sé)?
L’Italia vedrà nascere nuove tradizioni ma non perderà le proprie, anzi nel confronto, nel dibattito, ciascuna cultura potrà dare il proprio apporto al Paese che fruirà anzi di più aspetti senza tuttavia perdere gli originali.
Un altro mito da sfatare è il fatto che gli stranieri portino via il lavoro agli italiani: non c’è un maggior numero di persone in concorrenza per un uguale numero di posti di lavoro. Escludendo il rimarchevole vantaggio che l’Europa unita offre ai giovani grazie alla mobilità al suo interno, sappiamo, dopo diversi studi in questo senso, che il tipo di lavori svolti dalla stragrande maggioranza degli immigrati appartiene ad una fascia di lavori che la maggior parte degli italiani non è disposta a fare.
TEMA SULL'IMMIGRAZIONE
Inoltre chi pensa che la diversità sia un problema si preoccuperà nel pensare a tutte le strutture che è necessario fornire ai migranti, dai centri di accoglienza per fronteggiare i notevolissimi “carichi umani” oramai sempre più copiosi, ai luoghi dove gli stranieri possano professare la loro religione.
La diversità è sempre stata fonte di una maggior valore: quello stesso telegiornale che ci propone con un alone di pericolo l’arrivo dell’ennesimo carico di migranti, non è altrettanto costante nel proporre come modello, o come termine di confronto gli Stati Uniti d’America, a cui spesso associamo l’espressione “crogiolo di culture” (“meltin’ pot”).
Se poi guardiamo nella storia Europea vediamo che società forti economicamente e stabili socialmente come l’Inghilterra del XVI secolo o l’Olanda del XVII erano la meta dei perseguitati politici e religiosi di altri paesi europei.
La diversità è sicuramente sinonimo di ricchezza, ma bisogna sempre essere vigili affinché non diventi motivo di discordia e di conflitti, come può diventare quando è interpretata ad esempio da fazioni intransigenti ed intolleranti. Il rispetto delle differenze, non solo etniche che sono proprio naturali, ma anche culturali, porterà ad una sintesi che sarà sicuramente migliore del punto di partenza.
Bisogna però fare attenzione affinché la popolazione straniera non riesca a “soffocare” quella del luogo e, in ultimo, bisognerebbe che la legge fosse uguale per tutti gli abitanti di un luogo, siano essi cittadini italiani o residenti stranieri.
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