Tema su Martin Luther King

Svolgimento di un tema su Martin Luther King, attivista, pastore e uomo politico che con le sue idee si è battuto per cambiare il mondo

Tema su Martin Luther King
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Tema su Martin Luther King

Martin Luther King
Fonte: ansa

I prof. sono soliti assegnare temi di attualità ai propri studenti e questo molto spesso si traduce nella scelta di concentrarsi su personaggi noti che hanno lottato nel corso della loro vita e si sono battuti per tematiche importanti. Martin Luther King, attivista, uomo politico e pastore protestante, rientra sicuramente tra questi. Di seguito trovi uno svolgimento ideale di un tema su Martin Luther King.

Tema su Martin Luther King: svolgimento

Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli.” Quest’anno ricorrono i 91 anni dalla nascita di Martin Luther King: abbiamo imparato a vivere come fratelli?

L’uomo ha raggiunto vette insospettabili, ha realizzato cose irrealizzabili, ha preso decisioni apparentemente inattuabili. L’uomo si evolve a ritmi incredibili: scopre, inventa, produce. E di nuovo scopre, inventa, produce. Senza sosta, senza fermarsi mai, come una ruota che non smette di rotolare su una strada in discesa e che, scendendo, acquista sempre più velocità. L’evoluzione dell’uomo segue un corso folle e rapidissimo e proprio come una ruota che sulla strada trova ostacoli, sassolini e quindi devia il suo corso, o rimbalza, così l’uomo nel corso della sua evoluzione incontra ostacoli, impedimenti, difficoltà e deve prendere ogni volta delle decisioni, deve fare delle scelte. È così che cose un tempo utopistiche o nemmeno immaginate oggi sono possibili. Spesso è proprio l’errore, o l’ostacolo, che permette di scoprire, di affacciarsi su un pezzo di mondo che non si immaginava. E allora domani, tra dieci o cinquant’anni chissà cosa avremo prodotto, chissà che cosa saremo riusciti a pensare e a costruire.

Ormai è chiaro che ogni verità raggiunta è sempre un trampolino di lancio per negare quella verità e trovarne un’altra ancora più calzante, ancora più reale, ancora più giusta. Perché i tempi cambiano, così i contesti e il mondo che abitiamo.

Testo argomentativo su Martin Luther King

Una domanda, però, sorge giustamente spontanea. Come è possibile che l’uomo, animale dotato di raziocinio e capace di cose così monumentali e considerevoli, non riesca a fare una cosa all’apparenza semplice, addirittura primitiva ed elementare: vivere in pace con gli uomini, stare bene con tutti.

Martin Luther King un giorno ha detto che l’uomo ha imparato a volare come gli uccelli e a nuotare come i pesci, ma che ancora non ha imparato “la semplice arte di vivere insieme come fratelli”. Sono parole pronunciate sicuramente prima del 1969, anno in cui morirà assassinato mentre si trova sul balcone del Lorraine Motel a Memphis.

Martin Luther King cosa ha fatto

Sono parole pronunciate più di cinquanta anni fa, eppure si possono leggere come se fossero state dette ieri. È paradossale, ma chiaro: l’uomo non è in grado di esistere senza uno scontro. L’uomo necessita di contraddizioni, di sfide, di un nemico contro cui schierarsi per sapere di essere da una parte precisa, di appartenere a qualcosa di specifico, di essere qualcuno e non uno dei tanti.

L’appartenenza è un sentimento solido e fondamentale: significa accogliere ed essere accolto, significa riconoscere e riconoscersi. L’uomo è un animale che non sa vivere da solo, che ha bisogno di fare gruppo, di essere parte di una squadra, di un pezzo di qualcosa.

Ha bisogno di qualcuno in cui specchiarsi per riconoscersi e per sapere di essere chi realmente è. Certo, è più semplice riconoscersi in qualcuno che ci assomiglia, che abbia le nostre stesse abitudini, la nostra stessa educazione, i nostri stessi valori. È più facile riconoscersi in qualcuno che parli la nostra lingua, che capisca i nostri riferimenti, che mangi i cibi che ci piacciono o preghi il nostro stesso dio.

Sentirsi affini a qualcuno semplifica il lavoro e ci consente di approcciarci all’altro in maniera più naturale. Ma l’essere umano, come specificato sopra, è un animale dotato di raziocinio, dunque dovrebbe essere in grado di capire quando è l’istinto a spingerlo verso alcune scelte.

Il discorso è più semplice di quello che si crede e il paragone potrebbe essere spiegato anche a un bambino di prima elementare. Quando si è a scuola si diventa più amici di qualcuno e meno di altri. Perché? Perché ci si sente più vicini a quella persona per gusti e passioni, perché ci sono più elementi in comune. Se così non fosse non esisterebbero l’amore, l’amicizia o le simpatie. Qual è il problema allora? Semplice: imparare a comportarsi in maniera adeguata con tutti gli altri, con tutti coloro i quali non sentiamo vicini per gusti e passioni o per elementi in comune.

La marcia più famosa cui prese parte Martin Luther King in qualità di attivista per i diritti degli afroamericani
Fonte: getty-images

Martin Luther King frasi

Quando Martin Luther King sottolineava che gli uomini non hanno imparato a vivere come fratelli, intendeva proprio questo: comportarsi in maniera corretta con chi ci sta intorno, con coloro che condividono questo pianeta con noi, con i più vicini e con i più lontani.

 

L’uomo ha bisogno di uno scontro? Bene, che si scontri a suon di parole e di dibattiti intelligenti.

L’uomo ha bisogno di trovare elementi in comune con gli altri? Bene, che sappia, allora, che tutti gli esseri umani di questo mondo hanno bisogno di respirare, mangiare e bere, che tutti condividono un sentimento di appartenenza a qualcosa, che tutti amano e odiano, che tutti calpestano questa terra.

L’uomo ha bisogno di appartenere a qualcosa? Bene, che appartenga al gruppo della razza umana.

Il tema dell’accoglienza è estremamente attuale: le ondate di migranti che sono arrivate e che continuano ad arrivare sulle coste italiane hanno spinto molto al dibattito e alla riflessione, ma anche a rigurgiti di odio razzista e di insulti xenofobi.

Anche qui il concetto è semplice. Partiamo da un dato di fatto: siamo tutti migranti, o almeno lo siamo metaforicamente. Lo siamo quando lasciamo le vecchie abitudini per andare incontro a nuove conoscenze, lo siamo quando ci spostiamo da una parte all’altra della città, lo siamo quando cresciamo e abbandoniamo vecchie certezze per nuove convinzioni.

Ognuno di noi può aver sperimentato una sensazione di spaesamento nel momento in cui si è dovuto inserire in un nuovo contesto, nel momento in cui è entrato a far parte di un gruppo già formato.

Eccoci di nuovo al punto di inizio, allora: stiamo parlando ancora una volta di appartenenza.

Certo, poi entra in gioco la politica, l’economia, l’organizzazione di un Paese; entrano in gioco forze maggiori, scelte prese dall’alto. Ma questo è il luogo in cui riflettere sul livello umano, in modo primitivo ed elementare. Questo è il luogo in cui riflettere sul concetto di empatia, in cui capire una volta per tutte perché non abbiamo imparato a vivere come fratelli. Perché, sì, dopo più di cinquant’anni ancora non abbiamo imparato e, se continuiamo così, probabilmente non impareremo mai.

Apparteniamo alla razza umana, l’unica che davvero conta. Viviamo tutti qui, su questo pianeta chiamato Terra che ci ospita da sempre. E ci unisce il fatto di essere al mondo contemporaneamente, in questa epoca, durante questi anni più facili per certi aspetti, più duri per altri, più facili per una parte di mondo, più difficili per l’altra.

Forse, l’unica cosa che dovremmo davvero capire è che non ci si deve spaventare a dire certe cose. Questa è la verità: non siamo tutti uguali, e meno male! Ognuno di noi non può essere che se stesso. Essere fratelli, infatti, non vuol dire essere uguali, non vuol dire somigliarsi, non vuol dire condividere lo stesso sangue: essere fratelli significa, semplicemente, riconoscere nell’altro la nostra stessa dose di umanità e comportarci di conseguenza.

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