Teatro greco e teatro romano: caratteristiche e differenze
Teatro greco e teatro romano: analogie e differenze delle due antiche forme di teatro. Le origini, la struttura e le caratteristiche principali
Indice
Teatro greco e teatro romano
Il teatro è una delle più antiche forme d'arte e di espressione culturale dell'uomo. Le origini del teatro sono legate a riti religiosi e celebrazioni. Il teatro greco e il teatro romano hanno svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella diffusione delle forme teatrali che conosciamo oggi.
Analizziamo ora le principali caratteristiche e differenze di queste due antiche manifestazioni culturali.
Il teatro greco e il teatro romano: caratteristiche e differenze
La nascita del teatro
Il teatro occidentale affonda le sue radici nell’antica Grecia, dove nel VI secolo a.C. nasce questa forma d’arte. Il teatro greco ha origini religiose e comunitarie, infatti, sia la tragedia che la commedia, sono entrambe legate ai riti dionisiaci.
Il teatro romano, invece, nasce convenzionalmente nel 240 a.C. quando Livio Andronico, poeta, drammaturgo e pioniere della letteratura latina, venne incaricato di comporre e mettere in scena testi teatrali basati sul modello greco, ma in lingua latina.
La struttura del teatro
I teatri della Grecia sorgevano fuori città, costruiti su colline e pendii per sfruttare la pendenza naturale, erano caratterizzati da una forma semicircolare con un’orchestra al centro, area in cui si svolgeva l’azione del coro, poi c’era una parte in cui gli attori si cambiavano e preparavano (la skenè) e infine c’era il proskènion, la parte della struttura dove gli attori si esibivano.
Inizialmente la struttura del teatro romano era temporanea, fino al 55 a.C. , anno in cui Pompeo fece costruire il primo teatro stabile di Roma, il Teatro di Pompeo, struttura che influenzò l’architettura dei teatri successivi. I teatri romani, a differenza di quelli greci, venivano costruiti in pianura e non in collina.
Le maschere
Sulla scena gli attori utilizzavano oggetti, costumi e maschere che permettevano subito allo spettatore di identificare la tipologia di personaggio o il suo stato d’animo. Giulio Polluce, nella sua opera Onomasticon, fonte preziosa per la storia del teatro, tramanda un catalogo di varie tipologie di maschere in uso nel teatro greco. Le maschere venivano utilizzate sia per la commedia che per la tragedia.
Anche nel teatro romano si utilizzavano le maschere, anche se probabilmente, prima di esse, l’abitudine degli attori era quella di utilizzare un trucco pesante e vistoso per riprodurre lo stesso effetto.
La commedia e la tragedia
I due generi principali del teatro sono la tragedia e la commedia, entrambe nate in Grecia. Nel teatro greco ad occupare il posto di maggiore rilievo è sicuramente la tragedia, con tre autori illustri quali Eschilo, Sofocle ed Euripide. Ma anche la commedia, che si distingue dalla tragedia per i contenuti trattati e per lo stile, con toni bassi e talvolta scurrili, ebbe una grande diffusione. Il teatro comico greco si può suddividere in tre fasi:
- La commedia antica (dalle origini fino al IV secolo a.C.), il massimo esponente fu Aristofane
- La commedia di mezzo (tra il V e il IV secolo a.C.)
- La commedia nuova (età ellenistica) e il maggiore autore fu Menandro.
Il teatro romano mostra, invece, fin dalle origini una predilezione per il genere della commedia, rispetto alla tragedia.
Nel teatro romano venivano messe in scena le fabulae cothurnatae, tragedie di ambientazione e argomento greco (spesso adattamenti dei grandi tragediografi greci) e le fabulae praetextae, tragedie di ambientazione e argomento romano. Per quanto riguarda le commedie, invece, si potevano distinguere le fabulae palliatae, commedie di ambientazione e argomento greco dalle fabulae atellanae, farse burlesche romane con personaggi fissi che portavano una maschera.
I romani mettevano in scena le commedie di ambientazione e argomento greco, tipicamente audaci, anche per tutelare la loro moralità.
Plauto e Terenzio e il modello greco di Menandro
Tito Maccio Plauto è uno dei più importanti commediografi della letteratura latina, l'autore nei suoi scritti opera una sintesi della commedia nuova greca con gli elementi della tradizione popolare della farsa italica. Il principale autore greco di riferimento fu Menandro.
Le commedie di Menandro seguono generalmente una struttura narrativa ben definita, con l'introduzione dei personaggi e delle situazioni, lo sviluppo della trama attraverso una serie di complicazioni e inganni, e infine la risoluzione dei conflitti e il raggiungimento di un lieto fine. Solitamente il tema principale era quello del giovane che si innamora di una ragazza di un ceto sociale più basso che non può sposare ma che alla fine si scopre essere di nobili origini. I personaggi di Menandro sono complessi e realistici, caratterizzati psicologicamente.
L'intreccio della commedia nuova viene ripresa da Plauto, mentre lo stato psicologico dei personaggi non è mai approfondito, infatti, l'autore latino utilizza personaggi tipizzati ( gli amanti, il vecchio, il servo, la prostituta). L'intento di Plauto è il divertimento puro, per questo le scene sono piene di situazioni quasi paradossali. Inoltre, un'altra caratteristica delle commedie di Plauto è il metateatro, ovvero nelle sue opere avviene la rottura dell'illusione scenica (gli attori parlano e interagiscono con il pubblico).
Un altro commediografo della letteratura latina molto importante è Publio Terenzio Afro. Anche questo autore riprende il modello della commedia nuova greca e in particolare quella di Menandro. La commedia di Terenzio è più lineare e sobrio, i toni sono più seri, lo scopo in questo caso, non è il puro divertimento, ma riflettere e immedesimarsi con i personaggi. Gli intrecci delle opere sono simili a quelli di Plauto, ma privi di situazioni grottesche e paradossali. Terenzio rinuncia a doppi sensi e frasi scurrili, in favore di un linguaggio fine e accurato. Inoltre, i personaggi tornano ad avere una caratterizzazione psicologica più definita, sono più complessi e meno farseschi.
Anche la funzione del prologo cambia con il teatro di Terenzio, utilizzato per difendersi dalle accuse, invece che per anticipare la vicenda come nel teatro di Plauto. Infine, nel teatro di Terenzio non c'è spazio per gli elementi di metateatro.
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