Disegno Industriale: sospeso il numero chiuso
Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto che istituiva il numero chiuso per il corso di laurea triennale in Disegno Industriale all'Università La Sapienza di Roma
La terza
sezione bis del Tar del Lazio ha sospeso ieri il decreto Gelmini del 7
agosto 2008 che istituiva il numero chiuso per il
corso di laurea in Disegno Industriale della
Facoltà di Architettura. E' stato quindi accolto il ricorso
di alcuni studenti che non avevano superato il test d'ingresso per il
corso presso la prima facoltà di Architettura "Ludovico
Quaroni" dell'Università degli Studi La Sapienza di Roma.
L'Unione degli Universitari sottolinea come "il Tar del
Lazio continua a dare ragione agli studenti e sospende il
decreto Gelmini con cui venivano istituiti i numeri chiusi per i Corsi
di Laurea per cui l'accesso programmato non è stabilito a
livello nazionale" e come l'Udu presentando il ricorso contro il numero
chiuso per gli studenti della Facoltà di Architettura del
corso di Disegno Industriale abbia inflitto "un duro colpo
alle illegalità imperanti negli Atenei ove vengono approvati
i corsi a numero chiuso senza che ve ne siano i presupposti di legge".
Il Tar del Lazio ha infatti stabilito che "è
carente la motivazione per la quale è stato istituito il
numero unico al corso di laurea triennale in disegno industriale"
e per questo motivo ne ha ordinato la sospensione. La sentenza
è importante in quanto potrebbe rappresentare un precedente
per altri studenti che non hanno superato il test d'ingresso in altre
università che hanno introdotto il numero chiuso per questo
corso di laurea. Per l'Udu questa sentenza "conferma ancora una volta
la necessità dell'abrogazione della legge 264/99 -
la legge che istituisce in Italia il numero chiuso - e come
si sia resa indispensabile l'approvazione di una nuova legge
sull'accesso all'università, una legge che tuteli il diritto
degli studenti a scegliere liberamente il proprio percorso di studi e
ad essere giudicati sulla base del proprio percorso accademico e che
interrompa il circolo vizioso per cui si tende ad adeguare il numero
degli studenti alle strutture preesistenti e non viceversa".