Tanto gentile e tanto onesta pare: riassunto della lode a Beatrice
Riassunto breve della lode di Dante all'amata Beatrice "Tanto gentile e tanto onesta pare", breve componimento che troviamo all'interno della Vita Nova di Dante Alighieri.
Riassunto di "Tanto gentile e tanto onesta pare"
La lode di Dante all’ amata Beatrice è un prosimetro – ovvero un genere letterario in cui prosa e versi si alternano – di 31 liriche che fa parte della “Vita Nuova”, opera realizzata tra il 1292 ed il 1295.
Il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare, che troviamo all’interno del capitolo XXVI, è costituito da due quartine a rima incrociata e due quartine a rima rovesciata.
I temi affrontati sono quelli tipici del Dolce Stilnovo, corrente stilistica e letteraria a cui Dante appartiene:
- gli effetti della visione della donna sull’uomo;
- la gentilezza d’animo che appartiene a Beatrice;
- l’imbarazzo che suscita nella gente la sua vista (tipico della scuola Siciliana con Giacomo da Lentini) per la sua bellezza perfetta ma anche per la bellezza dell’animo;
- il paragone con le figure angeliche;
- la lode al miracolo di Dio (San Francesco).
La prima quartina
Nella prima quartina Dante ci offre una prima descrizione di Beatrice: la ragazza appare così gentile e virtuosa che quando saluta gli altri, ognuno trema e rimane senza parole, nessuno osa alzare lo sguardo verso di lei. Da sottolineare l’aggettivo “mia” che indica un legame tra la donna e l’autore.
La seconda quartina
La seconda quartina esprime concetti legati alla figura angelica della donna: viene messa in risalto la sua umiltà nei confronti delle lodi altrui e la sua relazione con la sfera divina. “Ella si va, sentendosi laudare,/ benignamente d’umiltà vestita;/ e par che sia una cosa venuta/ da ciel in terra a miracol mostrare.”. Da notare la metafora del verso 6, il termine volgare siciliano “vestuta” e i possibili collegamenti con il cantico delle Creature, nel quale San Francesco ringrazia Dio di tutte le cose create.
Le ultime due terzine
Le ultime due terzine, infine, illustrano i vari effetti che la vista di Beatrice suscita nell’autore (che non descrive emozioni personali vissuti in prima persona ma le vive nella rappresentazione delle reazioni e sensazioni altrui). Dante infatti scrive che tali impressioni, ad esempio derivanti dalla dolcezza nel cuore, si possono provare soltanto alla sua reale vista. La lode a Beatrice può essere ricollegata ad alcuni versi di Guinizzelli – considerato il precursore dello stilnovo - e Cavalcanti – massimo esponente di questa corrente letteraria dopo Dante: “Lo vostro bel saluto e’l gentil sguardo/ che fate quando v’encontro , m’ancide…”; “Chi è questa che ven, ch’ogn’om la mira,/ che fa tremare di chiaritate l’are/ e mena seco Amor, si che parlare/ null’omo pote, ma ciascun sospira?”.
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