Surrealismo nell'arte: significato, opere e artisti

Surrealismo nell'arte: significato, opere e artisti del movimento nato dalla personalità dell'autore del manifesto, Breton
Surrealismo nell'arte: significato, opere e artisti
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1Il Surrealismo: l'arte all'insegna della libertà

Ultima tra le avanguardie storiche, il Surrealismo nasce in Francia a cavallo tra le due guerre mondiali, traendo linfa vitale dalle sperimentazioni del Dadaismo e della Metafisica, dalla loro opposizione alla guerra, alla società borghese, al capitalismo.
Le associazioni illogiche e il senso di straniamento della pittura metafisica, così come il capovolgimento di senso di molte opere dada, sono tra i presupposti di questa nuova corrente. Su quei gesti di rifiuto, rottura e annullamento, su quelle macerie i surrealisti cercano di tracciare per il singolo e per la società, per gli intellettuali e per gli artisti una nuova strada che sia all’insegna della dignità e della più completa libertà spirituale.  

Ritratto di André Breton
Fonte: ansa

Il movimento del Surrealismo, multidisciplinare, si coagula intorno alla figura carismatica del poeta e teorico francese André Breton, che nel 1922 assume la direzione della rivista Littérature, che diventerà il principale strumento di propaganda del gruppo.
Due sono i fari, le guide a cui i surrealisti si ispirano: Marx e Freud.
Marx, attraverso la rivoluzione proletaria, delinea lo strumento della liberazione sociale, Freud, con le sue ricerche sull’inconscio, indica invece la strada per la liberazione dell’individuo.
La scoperta dell’inconscio, in particolare, rivela l’esistenza nelle profondità dello spirito umano di forze potentissime, estranee al controllo dei sensi, della volontà e della ragione. Secondo Breton e compagni è a quelle forze che il poeta e l’artista devono attingere, solo attraverso la liberazione e lo sprigionamento di quelle forze, la poesia e l’arte possono dirsi autentiche.   

2Surrealismo: il sogno e l'automatismo psichico

Sulla stregua di Freud, Breton sottolinea come il sogno rappresenti una parte essenziale dell’esistenza umana, importante quanto la veglia, poiché è nella dimensione onirica che l’uomo soddisfa pienamente tutto ciò che gli accade (De Micheli). Nel sogno le forze potenti dell’inconscio si liberano, spezzano le catene della razionalità, vengono in superficie.
Nel sogno viene individuato una sorta di stato di veggenza e questa condizione, dove l’immaginazione si può esprimere pienamente è quella che deve costantemente cercare il poeta, il pittore, l’artista in senso generale.  

Il movimento del Surrealismo quindi è totalmente volto alla ricerca di un punto d’incontro tra sogno e realtà, alla costruzione di una realtà superiore, assoluta, libera. Il Surrealismo, come afferma Nadeau, altro non è che un mezzo di liberazione totale dello spirito e di tutto ciò che gli rassomiglia.
Lo stato creativo, di veggenza, di sogno vigile, si può raggiungere attraverso la tecnica dell’automatismo. Per spiegare di cosa si tratta facciamo ricorso alle parole dello stesso Breton: «SURREALISMO, sostantivo maschile. Puro automatismo psichico attraverso cui si intende esprimere verbalmente, con la scrittura o qualsiasi altro metodo, il vero funzionamento della mente. È il dettato del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di là di ogni preoccupazione estetica e morale». 

Sigmund Freud, una delle personalità che più hanno influenzato il Surrealismo
Fonte: ansa

È dunque libero fluire del pensiero, libero fluire delle parole e delle immagini che si associano e si legano tra loro in modo apparentemente incongruente (se osservate alla luce della razionalità cosciente) ma secondo logiche che appartengono solo alle forze profonde dello spirito.
Il punto centrale è quindi la lotta alla logica, ai nessi razionali di tempo e di causa, e l’accettazione di ogni aspetto dell’irrazionale, dal gioco alla magia, dal caso all’assurdo, poiché solo così si può affermare la totalità dell’essere.  

Nell’arte figurativa l’automatismo, tipico del Surrealismo, si realizza attraverso molteplici tecniche. Il frottage, disegno che si ottiene appoggiando un foglio di carta su una superficie ruvida (per esempio una corteccia) e strofinando la matita o il carboncino. La decalcomania, figurazione che si ottiene premendo tra loro due superfici cosparse di colore e poi staccandole. Il dripping che si ottiene mediante sgocciolatura. Il disegno automatico, eseguito senza progetto e senza controllo della mano. Il collage e il fotomontaggio. I cadavres exquis, opere di gruppo in cui ciascun componente prosegue un disegno iniziato da un altro senza poter vedere cosa ha fatto chi lo ha preceduto. 

3Il manifesto del Surrealismo

Il manifesto del Surrealismo
Fonte: ansa

Tutti i temi, le istanze e le parole chiave del Surrealismo sono contenuti nel primo manifesto, un lungo documento redatto da Breton e pubblicato nel 1924.
L’autore inizia la trattazione con una sorta di elogio dell’immaginazione e dell’infanzia, una fase della vita in cui, nonostante le costrizioni degli educatori, tutto è ancora autentico, pieno d’incanto. Con il passaggio alla giovinezza e all’età adulta questa forza vitale viene soffocata dalle necessità pratiche e tutto diventa ripetitivo, asfittico, fallimentare.
Lo scopo del surrealista è quindi quello di inseguire con ogni mezzo la libertà, materiale e spirituale, e di recuperare l’immaginazione che sola porta a una vita autentica. 

Autentica, secondo Breton è la condizione dei folli, in cui infatti la forza dell’immaginazione è così vivida da spingere all’inosservanza delle regole sociali. La pazzia non va soffocata ma ammirata e tutelata. «Io passerei la mia vita a provocare le confidenze dei pazzi. Sono uomini d’onestà scrupolosa, la cui innocenza non soffre paragoni che con la mia. Fu necessario che Cristoforo Colombo partisse con dei pazzi per scoprire l’America. E considerate come questa pazzia abbia preso corpo e durata».  

Si passa dunque, nel primo manifesto del Surrealismo, alla critica della società contemporanea, in cui il razionalismo ha provocato una terribile scissione tra la dimensione cognitiva e quella spirituale dell’esistenza, abbandonando l’uomo a una insanabile incompletezza. «Il razionalismo assoluto che rimane di moda permette di prendere in considerazione nient’altro che i fatti strettamente riferibili alla nostra esperienza. I fini logici, al contrario, ci sfuggono. Inutile aggiungere che l’esperienza stessa s’è ritrovata chiusa tra i limiti assegnati. Essa s’agita in una gabbia da cui è sempre più difficile farla evadere. S’appoggia all’utile immediato ed è sorvegliata dal buon senso. Sotto il colore della civiltà, col pretesto del progresso, si è giunti a bandire dallo spirito tutto ciò che, a torto o a ragione, può essere tacciato di superstizione, di chimera; a proscrivere ogni metodo di ricerca della verità che non sia conforme a quello in uso». 

Ritratto di Arthur Rimbaud, uno dei maggiori esponenti del Surrealismo nella letteratura
Fonte: ansa

In questo panorama desolante arrivano però in aiuto del Surrealismo le ricerche di Freud, che mobilitano una parte del mondo intellettuale alla ricerca di un nuovo metodo d’indagine, che risvegliano l’interesse per quella parte potente e sommersa che è l’inconscio. Breton lo ringrazia apertamente, anche per aver aperto la via del sogno.
Il sogno, come già accennato è la dimensione in cui l’uomo si realizza completamente, dove «L’angosciante questione della possibilità non ha più luogo. Uccidi, vola più veloce, ama finché ti piacerà […]. E se il risveglio è più duro, se rompe violentemente l’incanto, è perché l’uomo ha una idea meschina dell’espiazione».  

Alla letteratura è dedicata la parte conclusiva del manifesto del Surrealismo. Breton parla dei poeti, degli scrittori e delle opere che nel tempo hanno manifestato aspirazioni surrealiste, da Rimbaud a Desnos.  

Il meraviglioso è sempre bello, anzi, solo il meraviglioso è bello.

André Breton, Il manifesto del Surrealismo

4Il Surrealismo nelle opere d'arte

Mentre il riconoscimento della letteratura come strumento della ricerca del Surrealismo appare del tutto lampante, nient’affatto scontata è la posizione dell’arte figurativa.
Alcuni intellettuali, come Pierre Naville, ritengono che non esista una pittura surrealista, che anzi la pittura stessa non possa essere contemplata tra le pratiche del Surrealismo. Di parere opposto è naturalmente Breton che, a seguito del manifesto, pubblica il saggio Il surrealismo e la pittura

Anche l’arte figurativa, secondo il padre del Surrealismo, partecipa pienamente alla rivoluzione surrealista e, come la scrittura, si appropria dei mezzi dell’automatismo e della dimensione del sogno. Se in letteratura il punto di partenza è la parola, in pittura è naturalmente l’immagine, come per la letteratura si procede per associazioni spontanee, ma più che per similitudine l’associazione è generata per opposizione. L’accostamento assurdo, contraddittorio, illogico spezza il vincolo della realtà come esperienza sensibile e catapulta direttamente nella surrealtà.
Il pittore che ha rappresentato in modo più compiuto le istanze surrealiste è senz’altro René Magritte

René Magritte, Doppio segreto
Fonte: ansa

Nel Doppio segreto, opera del 1928, su uno sfondo marino, reso in modo assolutamente realistico, si stagliano due grandi sagome. L’analisi ravvicinata del dipinto rivela che non appartengono a due figure distinte ma sono pezzi di uno stesso puzzle. La sagoma di sinistra, il volto di una donna dai contorni frastagliati e descritti con precisione ossessiva è la parte anteriore o centrale della sagoma di destra. Le due immagini rivelano la presenza non di una persona in carne e ossa ma di una sorta di bambola che aprendosi rivela la sua essenza artificiale. A creare il senso di straniamento è l’interno della bambola, laddove infatti sarebbe logico aspettarsi uno spazio concavo, ci troviamo invece di fronte a una campitura indefinita, un magma indistinto reso attraverso pennellate verticali, sul quale fluttuano una serie di piccole sfere simili a campanelli. È il contenuto della bambola/manichino o si tratta della sovrapposizione di due dipinti messa in evidenza da uno strappo? È lo stesso tipo di enigma che spesso viviamo nel sogno.  

René Magritte, L'uso della parola
Fonte: ansa

Ne L’uso della parola (1928-29) Magritte afferma invece che la pittura non ha a che fare con la realtà ma con il pensiero e per questo motivo essa può presentarci immagini che contraddicono le nostre aspettative percettive.
Come nei libri per bambini una figura semplice e di grandi dimensioni, in questo caso una pipa, viene accostata a una scritta esemplificativa tracciata con caratteri corsivi, in una grafia molto diligente. L’incongruenza però appare immediata alla lettura: la scritta recita “Ceci n’est pas une pipe” (questa non è una pipa). Un accostamento di figura e immagine che sembrava esemplificativa diventa invece fonte di stupore, di incomprensione, di dubbio: è lo straniamento del pensiero di fronte alla negazione di qualcosa che si dava per scontato.
Quello che intende dire il pittore è che quella non è una pipa ma la sua rappresentazione. Ci avverte che ciò che è rappresentato è solo una rappresentazione, come rappresentazioni sono le parole e i pensieri. La pittura non ricrea la natura ma è un linguaggio convenzionale come la scrittura.   

Ne L’impero delle luci, del 1950, si affronta invece il tema del paradosso, il corrispettivo per immagini del gioco di parole. Un cielo diurno risulta incongruo rispetto al fatto che la casa sia avvolta dall’oscurità e le sue luci siano accese. Preso singolarmente ogni elemento appare plausibile, reale, ogni dettaglio è reso con precisione fotografica. L’effetto di spaesamento e straniamento avviene nell’accostamento, impossibile, assurdo, se osservato alla luce dei nessi logici della ragione. 

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