Università italiane, gli studenti stranieri sono solo il 3%

Il dato è lontanissimo dalle eccellenze rappresentate da Paesi come il Regno Unito, la Germania e la Francia. Tanti i motivi di questa scarsa internazionalizzazione: poche borse di studio, residenze insufficienti e mancanza di corsi in lingua inglese. Le facoltà "preferite" dagli studenti stranieri sono quattro: Economia, Medicina e Chirurgia, Ingegneria e Lettere e Filosofia

Università italiane, gli studenti stranieri sono solo il 3%

E' molto bassa la percentuale di studenti stranieri nelle nostre università. Lo rivela un'indagine della Fondazione Migrantes. Se la media Ocse è all'incirca del 10%, nei nostri atenei ci sono solo il 3,1% di studenti provenienti da altri paesi.

Il dato è davvero lontanissimo dalle eccellenze rappresentate da Paesi come il Regno Unito (17,9%), la Germania (11,4%) e la Francia (11,2%). La bassa mobilità studentesca "in entrata", racconta il direttore generale della Fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego, dipende "in primo luogo dalle poche residenze universitarie presenti, a disposizione soltanto del 2% degli studenti stranieri, contro il 17% della Svezia, il 10% della Germania e il 7% della Francia".

Sono poche poi le borse di studio, erogate per la maggior parte da enti privati. Un'altra barriera importante è quella linguistica. I corsi in lingua inglese, fondamentali per far crescere un'università più internazionale, sono ancora pochi e non sono nemmeno presenti in tutti gli atenei.

Nell'anno accademico 2008/2009 il totale degli studenti iscritti alle università italiane era di 1.759.039, ma soltanto 54.707 erano stranieri . Quali le nazionalità più presenti? I più numerosi sono gli albanesi (11.380) poi cinesi e greci (oltre 5.000), rumeni (4.000) e camerunensi (3.000).

Le facoltà "preferite" dagli studenti stranieri sono quattro: Economia (17,6%), Medicina e Chirurgia (14,7%), Ingegneria (13,2%) e Lettere e Filosofia (10,4%). Gli iscritti stranieri sono soprattutto nelle università del centro Italia, soprattutto a causa della presenza di città universitarie come Roma, Perugia, Firenze e Pisa.

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